Lo zio malato e il testamento sorprendente: tre milioni di euro alla badante

Lo zio malato e il testamento sorprendente: tre milioni di euro alla badante

Lo zio malato e il testamento sorprendente: tre milioni di euro alla badante

Matteo Rigamonti

Dicembre 10, 2025

Torino, 10 dicembre 2025 – Una eredità da tre milioni di euro e una storia di famiglia finita in tribunale: è questa la vicenda di Lido Frediani, chimico torinese scomparso nel 2020. Dopo una frattura al femore, aveva chiesto aiuto ai parenti per essere ospitato. La risposta? Un secco rifiuto. Così, Frediani decise di lasciare tutto alla sua badante. La Corte d’appello di Torino, con una sentenza fresca di pochi giorni fa, ha assolto lei e il marito dall’accusa di circonvenzione d’incapace. “Il fatto non sussiste”, hanno stabilito i giudici.

Rifiutato dai parenti, cerca aiuto altrove

Nel giugno 2019, Frediani, allora novantunenne, viveva solo in un appartamento di Santa Rita. Dopo una caduta e un lungo periodo in ospedale, chiese alla cugina e al nipote di poter stare da loro. La risposta? “Ti portiamo i pasti a casa”, disse la cugina. “Prendi una badante”, aggiunse il nipote. Ma nessuno dei due gli aprì davvero la porta di casa. Così, Frediani si rivolse a un’operatrice sociosanitaria di 56 anni, presa tramite agenzia.

Badante erede universale: una scelta rapida

Secondo quanto emerso in aula, dopo appena cinque giorni dall’inizio del lavoro, Frediani avrebbe confidato alla badante di volerla mettere come sua erede universale. Venti giorni dopo, la decisione venne formalizzata davanti a un notaio torinese. Il patrimonio del chimico – intorno ai tre milioni di euro tra case e risparmi – passò così nelle mani della donna. La Corte d’appello ha chiarito che non ci furono inganni o pressioni indebite.

Il processo: condanna in primo grado, assoluzione in appello

Nel 2020, pochi mesi dopo la morte di Frediani – causata da un “deperimento da anoressia”, come riportato nel certificato medico – la Procura aprì un’inchiesta per circonvenzione d’incapace. Sotto accusa finirono la badante e il marito, un carabiniere di 53 anni. In primo grado, entrambi furono condannati a quattro anni e quattro mesi. Ma la Corte d’appello ha ribaltato tutto: “Non è credibile che in così poco tempo la donna abbia conquistato la fiducia di Frediani e lo abbia spinto a escludere i parenti dall’eredità”, si legge nelle motivazioni.

Famiglia divisa e giudici senza dubbi

Il quadro familiare che è venuto fuori in aula è quello di rapporti difficili. Frediani, descritto da conoscenti come uomo “spigoloso e aggressivo”, aveva ormai tagliato i ponti con i parenti più stretti. Aveva persino fatto installare un videocitofono per tenere lontane visite indesiderate. Il nipote, secondo i giudici, si vedeva con lui solo per questioni di denaro. “È più probabile che la badante e il marito non si siano accorti del declino cognitivo dell’anziano”, hanno scritto i magistrati, sottolineando come la scelta dell’erede fosse anche un modo per “fare un dispetto ai parenti con cui aveva litigato”.

Pene minori per altri illeciti, nessuna detenzione

La Corte ha comunque riconosciuto qualche colpa minore: la badante è stata condannata a dieci mesi per aver finto di essere malata per assistere Frediani; il marito a quattro mesi per un episodio collegato. Nessuna delle due pene comporta la detenzione in carcere. I parenti dell’anziano, che avevano denunciato la cremazione avvenuta senza avvisarli, hanno scelto di non commentare la sentenza.

Un caso che fa ancora discutere il quartiere

La storia ha diviso il quartiere dove Frediani ha vissuto per anni. C’è chi lo ricorda come “una persona riservata, ma lucida fino alla fine”. Altri invece si sono detti scettici sulla rapidità con cui è stato fatto il testamento. Ma per i giudici torinesi, la volontà di Frediani è chiara: “Non voleva più avere nulla a che fare con i parenti”. Così si chiude una vicenda che mescola solitudine, rancori di famiglia e una scelta testamentaria destinata a far parlare ancora.