Bruxelles, 10 dicembre 2025 – La Commissione europea ha lanciato un nuovo scontro contro Google, accusando il gigante della tecnologia di abusare della sua posizione dominante usando contenuti editoriali e creativi per addestrare i suoi sistemi di intelligenza artificiale senza dare un giusto compenso. L’indagine, partita nelle ultime ore a Bruxelles, punta il dito su pratiche che, secondo l’Antitrust Ue, hanno danneggiato editori, giornalisti e creator europei, privandoli del diritto di essere pagati e di decidere se usare o meno le loro opere.
L’inchiesta Ue: sotto la lente AI Overviews e i contenuti editoriali
Nel mirino della Commissione ci sono strumenti come AI Overviews, la funzione che riassume le risposte alle ricerche su Google usando l’intelligenza artificiale, e la modalità AI Mode, simile a un chatbot. Bruxelles sostiene che queste tecnologie si basano su articoli di giornale, video e altri contenuti creati da terzi, senza che gli autori abbiano ricevuto un adeguato compenso o possano negare l’uso delle loro opere. “Il rischio – spiegano fonti Ue – è di creare uno squilibrio nel mercato dell’informazione digitale, con meno traffico verso i siti degli editori e una perdita di valore per chi produce contenuti originali”.
L’indagine si fonda sull’Articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), che vieta l’abuso di posizione dominante, e sull’Articolo 54 dell’Accordo SEE. Le prime ricostruzioni indicano che Google ha usato i contenuti senza offrire agli editori la possibilità di rifiutare, in un momento in cui gli strumenti di AI hanno già causato un calo del traffico verso i siti degli editori.
YouTube e i creator: il nodo dei video usati per l’AI
Altro punto caldo riguarda YouTube. Secondo la Commissione, i creator che caricano video sulla piattaforma sono costretti a concedere a Google il diritto di usare quei materiali anche per addestrare i modelli di intelligenza artificiale, senza ricevere alcun compenso extra. “Le condizioni contrattuali imposte da Google non lasciano davvero scelta”, ha spiegato un funzionario europeo vicino all’inchiesta.
Non solo. Le regole di YouTube vietano ad altre aziende di usare i video caricati per addestrare le proprie IA, dando così a Google un accesso privilegiato – e in alcuni casi esclusivo – a una enorme quantità di dati fondamentali per sviluppare le sue tecnologie generative. Un vantaggio che, per Bruxelles, rischia di distorcere il mercato a svantaggio dei concorrenti.
Le reazioni: Bruxelles chiede rispetto, Google risponde
“Una società libera e democratica si regge su media diversi, libero accesso all’informazione e un panorama creativo vivace. Questi sono valori fondamentali per noi europei”, ha detto la vicepresidente della Commissione Ue, Teresa Ribera, commentando l’apertura dell’indagine. Ribera ha riconosciuto come “l’IA stia portando innovazione e benefici”, ma ha avvertito: “Questo progresso non può andare a scapito dei principi su cui si basano le nostre società”.
Google non si è fatta attendere. Un portavoce di Mountain View ha espresso “delusione” per l’indagine: “Questa iniziativa rischia di frenare l’innovazione in un mercato sempre più competitivo. Gli europei meritano di poter accedere alle tecnologie più avanzate. Continueremo a collaborare con il mondo dell’informazione e della creatività per accompagnarli in questa nuova era dell’intelligenza artificiale”.
Europa e Big Tech: un rapporto sempre più teso
La nuova indagine arriva in un momento già complicato nei rapporti tra Unione europea e grandi piattaforme digitali americane. Solo pochi giorni fa Bruxelles ha inflitto una multa da 120 milioni di euro a X (ex Twitter) per non aver rispettato gli obblighi di trasparenza previsti dal Digital Services Act. Sullo sfondo c’è anche lo scontro con gli Stati Uniti: la recente Strategia di sicurezza nazionale firmata da Donald Trump accusa l’Ue di “censurare la libertà di opinione” e di soffocare la crescita con troppa burocrazia.
Per ora, la Commissione non ha fissato una data per chiudere l’inchiesta su Google. Ma il messaggio è chiaro: “Il progresso tecnologico deve andare di pari passo con il rispetto dei diritti degli autori e della concorrenza”, ha ribadito una fonte Ue. La partita tra Bruxelles e le Big Tech è tutt’altro che chiusa.
