Napoli, 10 dicembre 2025 – La cucina italiana entra ufficialmente nella lista del patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco. A deciderlo, ieri a Nuova Delhi, è stata una sessione che ha sancito un riconoscimento atteso da tempo. Per Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana dop, è “il giusto premio a un sistema che si fonda su identità e tradizione”. La notizia è arrivata a tarda mattinata e ha fatto subito il giro tra produttori, chef e istituzioni del mondo agroalimentare, tutti entusiasti.
Cucina italiana, un traguardo che si aspettava da anni
Dietro questo successo c’è stato un lavoro lungo e condiviso da associazioni di categoria, consorzi e il Ministero della Cultura. “Siamo davvero orgogliosi di questa vittoria”, ha detto Raimondo, contattato telefonicamente nella sede del Consorzio a Caserta. “La mozzarella di bufala campana dop è un simbolo riconosciuto ovunque, un pezzo della nostra storia e dei saperi che si tramandano di generazione in generazione”.
La decisione dell’Unesco è arrivata nel primo pomeriggio dopo mesi di valutazioni e approfondimenti tecnici. Nel dossier italiano si è puntato su aspetti come la convivialità, la varietà degli ingredienti e il passaggio orale delle ricette. “Non è solo questione di piatti – ha spiegato Raimondo – ma di uno stile di vita, di come ci si incontra e si sta insieme”.
Tradizione in bilico: i giovani cucinano sempre meno
Il riconoscimento arriva anche in un momento di sfide importanti. Secondo il presidente del Consorzio, serve uno scatto per contrastare i cambiamenti nelle abitudini alimentari. “Serve una campagna forte di sensibilizzazione e formazione”, ha detto, citando l’ultimo rapporto sulla cucina italiana. In particolare, tra i 25 e i 44 anni si cucina meno in casa: quasi un quarto dei pasti in questa fascia d’età è ordinato con il delivery o è già pronto.
Un dato che preoccupa chi porta avanti le tradizioni. “I giovani rischiano di perdere il rapporto con la cucina fatta in casa”, ha ammesso Raimondo. “Eppure proprio ora, con questo riconoscimento globale, abbiamo la spinta per far riscoprire la nostra cultura gastronomica anche ai più giovani”.
La mozzarella di bufala campana dop, un fiore all’occhiello
Tra le eccellenze italiane, la mozzarella di bufala campana dop ha un ruolo di primo piano. “Il nostro Consorzio ha spinto molto per questo risultato e continuerà a impegnarsi per far conoscere la cucina italiana”, ha detto Raimondo. La mozzarella, prodotta in Campania, Lazio e parte di Puglia e Molise, arriva in oltre 50 Paesi ed è uno dei prodotti italiani più apprezzati all’estero.
I dati del Consorzio parlano chiaro: nel 2024 sono state prodotte circa 54mila tonnellate di mozzarella dop, con un aumento del 3% rispetto all’anno precedente. “La versatilità della mozzarella di bufala campana dop – ha sottolineato il presidente – è una delle ragioni del suo successo: si usa nei piatti tradizionali ma anche in ricette più moderne”.
Guardando avanti: più educazione e promozione
Ora, con il sigillo Unesco, si apre una nuova fase per promuovere la cucina italiana nel mondo. Il Ministero dell’Agricoltura ha già pronto un piano di iniziative nelle scuole e campagne di informazione rivolte ai giovani adulti. “Solo così potremo davvero difendere la nostra identità gastronomica”, ha detto un docente dell’Università Federico II di Napoli.
Raimondo chiude con una nota di speranza: “Valorizzare la cucina italiana vuol dire anche sostenere le filiere locali e il lavoro dei piccoli produttori. È un patrimonio che appartiene a tutti noi”. Intanto, in Campania si festeggia: ieri sera, nei caseifici tra Caserta e Salerno, si sono stappate bottiglie e servite mozzarelle fresche fino a tardi. La tradizione, almeno qui, resta viva, anche lontano dai riflettori internazionali.
