Slow Food: la cucina italiana patrimonio Unesco che celebra biodiversità e artigianalità

Slow Food: la cucina italiana patrimonio Unesco che celebra biodiversità e artigianalità

Slow Food: la cucina italiana patrimonio Unesco che celebra biodiversità e artigianalità

Giada Liguori

Dicembre 10, 2025

Roma, 10 dicembre 2025 – La cucina italiana è ufficialmente patrimonio dell’Unesco. Ieri, questo risultato ha acceso i riflettori in tutto il Paese e ha spinto a riflettere sul valore di una tradizione che va ben oltre le ricette più famose. Il riconoscimento, frutto di anni di dossier, incontri e campagne, non riguarda solo i piatti simbolo. Come ha spiegato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, riguarda soprattutto la “straordinaria agrobiodiversità” che sostiene e nutre la nostra gastronomia.

Biodiversità: il cuore del riconoscimento

“Questo traguardo premia anche il lavoro di chi, giorno dopo giorno, coltiva e trasforma la terra”, ha detto Nappini, raggiunta al telefono nella sede torinese di Slow Food. “Senza la biodiversità dei nostri campi, la cucina italiana non sarebbe quella che conosciamo”. È un concetto che l’associazione porta avanti da quasi quarant’anni, con progetti come i Presìdi e l’Arca del Gusto. Sono nati proprio per salvare varietà agricole e razze animali a rischio di scomparsa. E i numeri parlano chiaro: oggi in Italia ci sono più di 600 Presìdi attivi, dal fagiolo zolfino della Toscana al caciocavallo podolico del Sud.

Artigiani del gusto, i veri protagonisti

Dietro questo riconoscimento c’è anche la valorizzazione dell’artigianalità. “Le cuoche e i cuochi, così come le contadine e i contadini, sono i custodi delle nostre ricette”, ha ricordato Nappini. “Senza la loro esperienza e creatività, tanti piatti rischierebbero di sparire o perdere il loro sapore autentico”. Un’idea condivisa da chi vive il settore ogni giorno. Ieri mattina, in un mercato di Bologna, la signora Carla – 68 anni, vende verdure da trent’anni – ha commentato: “Finalmente si capisce che dietro una buona pasta al pomodoro c’è il lavoro di chi semina e raccoglie”.

Un patrimonio che si racconta ogni giorno

Questo riconoscimento arriva in un momento in cui la cucina italiana è più che mai sotto i riflettori internazionali. Secondo l’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche, nel 2024 oltre il 60% dei turisti stranieri ha scelto l’Italia soprattutto per l’enogastronomia. Ma, come ricordano gli esperti, la forza della nostra cucina sta nella capacità di rinnovarsi senza perdere le radici. “Le ricette passano di generazione in generazione – spiega Massimo Bottura, chef dell’Osteria Francescana – ma restano legate ai prodotti del territorio. Solo così si mantiene viva l’identità”.

Tradizioni da difendere, sfide da affrontare

Non mancano le difficoltà. La globalizzazione e la standardizzazione dei gusti rischiano di mettere da parte le produzioni più piccole. “Difendere la biodiversità significa anche proteggere i piccoli produttori”, ha aggiunto Nappini. Slow Food lavora da anni per sostenere le filiere corte e i mercati contadini, coinvolgendo oltre 30mila agricoltori in tutta Italia. Proprio ieri, a Bra (Cuneo), sede storica dell’associazione, si è svolto un incontro con produttori locali per discutere nuove strategie di tutela.

Un orgoglio da coltivare e difendere

Il riconoscimento Unesco è più un punto di partenza che un traguardo finale. “È un motivo di orgoglio – ha concluso Nappini – ma anche una grande responsabilità. Continueremo a raccontare, proteggere e valorizzare la nostra cucina, perché dietro ogni piatto c’è una storia che merita di essere conosciuta”. Una storia fatta di mani esperte, ingredienti semplici e territori diversi: tutto ciò che rende la cucina italiana un patrimonio vivo e condiviso.

Ieri sera, in piazza Navona, un gruppo di turisti americani brindava con un calice di Montepulciano d’Abruzzo. “Abbiamo scelto l’Italia per il cibo”, hanno detto con un sorriso. Forse non sapevano ancora del riconoscimento Unesco, ma il senso della loro scelta era chiaro: assaporare un pezzo autentico d’Italia.