Torino, 10 dicembre 2025 – Parte oggi la 26esima edizione di Sotto18+ Film Festival, con una formula tutta nuova e due eventi pronti a scuotere la scena culturale torinese. Il festival, che quest’anno ha scelto un nome più inclusivo per rivolgersi a un pubblico più vasto e variegato, apre le porte del Cinema Massimo 1 con una doppia proposta: la tappa torinese del Best of Cannes e la tradizionale Notte dei corti.
Best of Cannes: la creatività internazionale arriva a Torino
Alle 18, nella sala principale del Cinema Massimo, arriva per la prima volta in città una selezione dei migliori lavori premiati all’ultima edizione del Cannes Lions International Festival of Creativity. È la sesta volta che questa rassegna itinerante fa tappa in Italia, diventata ormai un punto di riferimento mondiale per chi lavora nella pubblicità e nella comunicazione visiva. A curare l’evento è Karim Bartoletti, executive producer di Indiana Production e rappresentante italiano dei Cannes Lions, che non ha nascosto il suo entusiasmo: “Torino è un posto fondamentale per la creatività, qui si respira un’energia unica”.
L’appuntamento, molto atteso dalla comunità creativa del Piemonte, è un’occasione per confrontarsi sulle tendenze più fresche e originali della comunicazione globale. E non finisce qui: anche questa volta il Best of Cannes si lega al progetto “Alice oltre lo specchio”, nato per ricordare Alice, giovane professionista torinese del settore pubblicitario scomparsa troppo presto. “Vogliamo che il suo entusiasmo continui a ispirare chi si affaccia a questo mondo”, ha spiegato Bartoletti poco prima dell’inizio della proiezione.
Notte dei corti: la sfida si fa in tre
Dopo il tramonto, alle 21, il festival prosegue con la consueta Notte dei corti, una gara tra cortometraggi realizzati dagli studenti delle principali università torinesi. Ma quest’anno la competizione cambia volto. Se prima era uno scontro a due, ora è un “triello”, un richiamo al celebre finale di “Il buono, il brutto, il cattivo”. A contendersi il premio saranno infatti le squadre dell’Università degli Studi di Torino, del Politecnico di Torino e – grande novità – dell’Accademia Albertina di Belle Arti.
Per gli organizzatori, l’ingresso dell’Accademia è un segnale importante: “Vogliamo dare spazio a tutte le anime creative della città”, ha detto uno dei coordinatori del festival. I corti in gara nascono dai corsi universitari e raccontano storie diverse, spesso legate a temi attuali o al vissuto degli studenti. Il pubblico in sala avrà un ruolo decisivo: potrà votare il corto preferito, rendendo la serata ancora più coinvolgente.
Un festival che va oltre le generazioni
Il cambio di nome da Sotto18 a Sotto18+ non è solo una questione di etichetta. Dietro c’è la voglia di aprirsi a tutte le età, coinvolgendo non solo i più giovani, ma anche adulti e famiglie. “Il cinema è un luogo dove le generazioni si incontrano e si parlano”, ha detto la direttrice artistica durante la conferenza stampa di presentazione.
Nei prossimi giorni sono in programma incontri con registi emergenti, workshop sulle nuove tecnologie audiovisive e proiezioni speciali. Torino si conferma così un laboratorio vivo per chi vuole raccontare il presente attraverso le immagini. Ma tra una proiezione e l’altra, resta forte il legame con la memoria della città: “Sotto18+ è anche un modo per restituire qualcosa alla città che ci ospita”, ha ammesso uno degli studenti in gara.
Cinema Massimo 1, cuore pulsante del festival
Tutti gli eventi principali si svolgono al Cinema Massimo 1, in via Verdi, a due passi dalla Mole Antonelliana. La sala, già affollata nel pomeriggio con l’arrivo dei primi spettatori, si prepara ad accogliere centinaia di giovani e appassionati. Secondo gli organizzatori, l’edizione 2025 potrebbe superare le 5mila presenze totali.
Il festival andrà avanti fino al prossimo fine settimana, con una serie di appuntamenti pensati per coinvolgere scuole, associazioni e semplici curiosi. In un momento in cui il settore audiovisivo cerca nuove strade e nuovi pubblici, Sotto18+ prova a tracciare una via diversa: più aperta, più condivisa. E forse, proprio per questo, più necessaria.
