Tartarughe antiche in fuga: un mistero sul Conero dopo il terremoto

Tartarughe antiche in fuga: un mistero sul Conero dopo il terremoto

Tartarughe antiche in fuga: un mistero sul Conero dopo il terremoto

Matteo Rigamonti

Dicembre 10, 2025

Ancona, 10 dicembre 2025 – Sono più di mille impronte fossili, risalenti al Cretaceo, quelle scoperte nel 2019 sul Monte Conero, nelle Marche, da un gruppo di free climber. Secondo uno studio pubblicato su Cretaceous Research, potrebbero appartenere a tartarughe marine preistoriche in fuga da un terremoto. La ricerca è stata portata avanti dall’Osservatorio geologico di Coldigioco (vicino Macerata), insieme all’Università Carlo Bo di Urbino, la Protezione Civile delle Marche e l’Università norvegese di scienza e tecnologia.

Le impronte del Conero raccontano un antico mare

Le prime foto delle impronte fossili sono state scattate quasi per caso, durante una scalata. Quelle immagini hanno subito stuzzicato la curiosità degli studiosi, che hanno così iniziato una serie di rilievi sul posto. La lastra di calcare dove sono impresse le tracce copre una superficie di circa 200 metri quadrati e, da quanto emerso, faceva parte di un vecchio fondale marino. “Abbiamo contato più di mille impronte di pinne”, spiega il geologo Giovanni Muttoni, tra i responsabili dello studio. Le ricerche hanno coinvolto rilievi stratigrafici, osservazioni al microscopio, analisi dei microfossili e delle proprietà magnetiche delle rocce.

Un tempo di terremoti e clima in rapido cambiamento

Le impronte risalgono a un periodo tra 83 e 80 milioni di anni fa. All’epoca, quell’area era scossa da una forte attività sismica e attraversava importanti cambiamenti climatici. “L’ambiente era molto diverso da quello che conosciamo oggi”, sottolinea il paleontologo Luca Pandolfi dell’Università di Urbino. Secondo i ricercatori, è probabile che un terremoto abbia spinto questi animali a muoversi in fretta, lasciando così le loro tracce.

Chi ha lasciato queste impronte? Tartarughe o altri rettili?

Gli esperti hanno escluso che le orme possano essere state lasciate da pesci, perché questi non usano le pinne per camminare sul fondo. Restano tre possibili candidati: plesiosauri, mosasauri e tartarughe marine, in particolare della famiglia Protostegidae. “Solo le tartarughe marine tendevano a radunarsi in gruppi numerosi, soprattutto durante la deposizione delle uova”, spiega Muttoni. Ma c’è un punto che lascia aperti dubbi: nella zona non sono mai stati trovati resti fossili di tartarughe marine.

La fuga improvvisa dopo il terremoto

Secondo la ricostruzione proposta dallo studio, le impronte sono il risultato di una fuga precipitosa di tartarughe marine spaventate dal sisma. “Immaginiamo decine, forse centinaia di animali che scappano di corsa dal punto dell’evento”, racconta Pandolfi. Le tracce sarebbero poi state rapidamente coperte da sedimenti portati dallo stesso terremoto, permettendo così la loro conservazione fino a oggi.

Un ritrovamento senza precedenti nelle Marche

Questa scoperta è un evento raro per il territorio marchigiano. “Non avevamo mai visto nulla di simile nella nostra regione”, ammette il direttore dell’Osservatorio di Coldigioco, Giuseppe Della Porta. Le impronte offrono uno sguardo diretto sulla vita marina nel Cretaceo e indicano che le coste delle Marche erano abitate da grandi rettili marini. Gli studiosi evidenziano come queste tracce, pur in assenza di resti ossei, aprano nuove possibilità per capire la paleogeografia dell’area.

Prossimi passi e misteri da risolvere

Il gruppo di ricerca vuole continuare a scavare e studiare per chiarire chi fossero esattamente questi animali e com’era l’ambiente in quei tempi. “Stiamo organizzando nuove campagne sul campo e analisi più approfondite”, anticipa Della Porta. L’obiettivo è trovare altri indizi, magari ossa, che confermino la presenza delle tartarughe marine o che aprano la strada a nuove interpretazioni. Nel frattempo, le impronte del Conero restano un’affascinante testimonianza della storia geologica e biologica dell’Adriatico centrale.