Cucina italiana: un traguardo storico con il riconoscimento Unesco secondo Ismea

Cucina italiana: un traguardo storico con il riconoscimento Unesco secondo Ismea

Cucina italiana: un traguardo storico con il riconoscimento Unesco secondo Ismea

Matteo Rigamonti

Dicembre 11, 2025

Roma, 11 dicembre 2025 – L’Unesco ha appena inserito la “Cucina italiana fra sostenibilità e diversità bio-culturale” nella Lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale. Un riconoscimento importante, che come sottolineano Livio Proietti e Sergio Marchi di Ismea, non premia solo i piatti più famosi, ma tutto il sistema di conoscenze, lavoro e identità che li sostiene. La decisione, annunciata ieri a Parigi, segna una tappa fondamentale per valorizzare la tradizione gastronomica italiana coinvolgendo produttori, ristoratori, territori e famiglie.

Un riconoscimento che abbraccia tutta la filiera

In una nota congiunta, Ismea spiega come l’Unesco abbia riconosciuto il valore di un patrimonio “vivo”, fatto di saperi tramandati, filiere produttive e momenti di convivialità. “È una vittoria che appartiene a tutti e che ci chiama a un impegno ancora più grande: difendere la qualità, rafforzare le filiere, promuovere la sostenibilità e trasmettere alle nuove generazioni questo patrimonio unico”, hanno scritto Proietti e Marchi. La soddisfazione dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare è evidente: questo risultato nasce dal sostegno del Governo, dalla forza del sistema agroalimentare nazionale e dalla fama internazionale della cucina italiana.

Un settore che vale 251 miliardi nel mondo

Nel 2024, secondo i dati Ismea, la ristorazione italiana ha raggiunto un valore di 251 miliardi di euro nel mondo. Un numero che racconta quanto la tradizione enogastronomica italiana sia capace di creare valore culturale ed economico ben oltre i confini nazionali. “Il riconoscimento Unesco rafforza l’immagine dell’Italia all’estero e dà nuovo slancio all’intero sistema agroalimentare”, si legge ancora nella nota. Non si tratta solo di pizza o pasta: il patrimonio riconosciuto comprende anche le pratiche agricole, le tecniche di lavorazione e la trasmissione familiare dei saperi.

Il peso delle istituzioni e della diplomazia culturale

Il cammino verso l’iscrizione nella lista Unesco è stato lungo e complesso. Il Governo Meloni, con il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida in prima linea, ha sostenuto la candidatura in tutte le sedi internazionali. “Congratulazioni al Governo Meloni e al Ministro Lollobrigida per il risultato raggiunto e per l’impegno che ha accompagnato tutta la candidatura”, hanno scritto Proietti e Marchi. Il dossier italiano ha puntato sulla capacità della cucina di essere un modello di sostenibilità, valorizzando biodiversità e legame con i territori.

Tradizione, sfide e responsabilità per il futuro

Questo riconoscimento arriva in un momento in cui la cucina italiana deve affrontare nuove sfide: dalla tutela delle produzioni tipiche alla promozione di pratiche agricole sostenibili. “Solo così – ha spiegato un funzionario del Ministero – potremo davvero parlare di trasmissione alle nuove generazioni”. La cucina italiana, insomma, non è solo ricette: è un sistema complesso che coinvolge agricoltori, chef, famiglie e territori. E ora, con il sigillo Unesco, si apre una nuova fase, fatta di responsabilità ma anche di opportunità.

Le reazioni dal mondo della ristorazione

La notizia ha acceso l’entusiasmo anche tra chi lavora nel settore. A Milano, ieri sera, diversi ristoratori hanno brindato alla decisione dell’Unesco. “È un riconoscimento che aspettavamo da tempo”, ha detto Marco Gatti, chef in zona Brera. “Ma adesso dobbiamo dimostrare ogni giorno di meritarlo”. Sulla stessa linea Federica Rossi, titolare di una trattoria romana: “La nostra forza sta nella semplicità e nella qualità degli ingredienti. Questo premio ci spinge a fare ancora meglio”.

Un patrimonio da custodire e passare avanti

In definitiva, l’iscrizione della cucina italiana tra i patrimoni immateriali Unesco è un punto di arrivo, ma anche un nuovo inizio. Come ricordano da Ismea, la sfida ora è “trasmettere alle nuove generazioni questo patrimonio unico”, senza mai perdere di vista qualità e sostenibilità delle filiere. Un compito che riguarda tutti: istituzioni, produttori, ristoratori e famiglie. E che da oggi porta con sé una responsabilità in più.