Gasolio più caro della benzina? Ecco cosa ci aspetta in Italia da gennaio

Gasolio più caro della benzina? Ecco cosa ci aspetta in Italia da gennaio

Gasolio più caro della benzina? Ecco cosa ci aspetta in Italia da gennaio

Giada Liguori

Dicembre 11, 2025

Roma, 11 dicembre 2025 – I prezzi dei carburanti in Italia sono ai livelli più bassi dal 2022. Ma dal 1° gennaio 2026, con le attuali quotazioni, l’adeguamento delle accise potrebbe far diventare il gasolio più caro della benzina di 3 centesimi al litro. A lanciare l’allarme è stato Gianni Murano, presidente dell’Unem (Unione Energie per la Mobilità), durante la presentazione del Preconsuntivo energia e mobilità 2025, questa mattina nella sede romana dell’associazione.

Carburanti in discesa, ma il 2026 porta sorprese

Murano ha spiegato che oggi i carburanti sono ai minimi da tre anni. Però, con il riallineamento delle accise previsto dall’Unione Europea, le cose potrebbero cambiare. “Se il mercato resta così com’è, da gennaio il gasolio costerà in media 3 centesimi più della benzina”, ha detto il presidente di Unem. Una novità che potrebbe modificare le abitudini di milioni di automobilisti, soprattutto chi usa il diesel per lavoro o per muoversi ogni giorno.

Domanda di energia stabile, emissioni in calo netto

Nel 2025 la domanda di energia in Italia rimane quasi ferma: 142,1 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), con un leggero calo dello 0,3% rispetto al 2024. Un segnale di stabilità nei consumi, nonostante le incertezze economiche e le turbolenze sui mercati internazionali. Più evidente invece il taglio alle emissioni di CO2, scese del 13% rispetto al 2021. Per Murano, questo dimostra “quanto stanno funzionando le politiche di efficienza energetica e la lenta ma costante decarbonizzazione del sistema produttivo”.

Petrolio e gas restano al centro

Il petrolio resta la prima fonte energetica in Italia, con il 37% dei consumi nazionali. A un passo c’è il gas naturale, che copre il 36,5%. Le altre fonti sono più distanti: le rinnovabili, pur sostenute da investimenti del Pnrr – 44 miliardi di euro destinati alle fonti rinnovabili –, segnano un piccolo calo (-0,9%). La causa? Il forte calo dell’idroelettrico, sceso del 20% nell’ultimo anno a causa della siccità che ha colpito diverse regioni italiane.

Consumi petroliferi in calo, ma mobilità in crescita

I consumi complessivi di petrolio calano del 2,8%, spinti soprattutto dalla crisi nella petrolchimica: -37%, pari a un milione di tonnellate in meno rispetto al 2024. Ma per la mobilità è tutta un’altra storia: la domanda di benzina cresce del 3,8%, quella del jet fuel (carburante per aerei) del 2,2%. Male invece il bunker marino: i consumi sono scesi del 15%, con una riduzione di circa 400 mila tonnellate. “I porti italiani faticano a competere con quelli del Nord Europa”, ha ammesso Murano, sottolineando come la riduzione del traffico marittimo abbia pesato sulle forniture.

Importazioni: l’Africa guida la lista

Per le importazioni di petrolio, l’Africa resta il principale fornitore per l’Italia: il 42% del greggio arriva da lì. Tra le novità del 2025 ci sono Niger e Senegal, che si sono aggiunti ai tradizionali paesi fornitori. In totale, l’Italia ha importato 90 tipi diversi di greggio da 31 paesi, di cui 14 africani. Un quadro complesso, che riflette la necessità di diversificare le fonti in un mondo segnato da instabilità geopolitica e prezzi volatili.

Le sfide che aspettano il 2026

Il settore energetico italiano guarda al futuro con sfide importanti: dalla spinta verso le energie rinnovabili – ancora frenata da problemi strutturali e climatici – alla necessità di mantenere prezzi accessibili per famiglie e imprese. “Serve un piano condiviso tra istituzioni e operatori”, ha concluso Murano, “per accompagnare la decarbonizzazione senza mettere a rischio la competitività del Paese”. Solo così, forse, si potrà davvero cambiare pagina.