Sofia, 11 dicembre 2025 – Il primo ministro bulgaro Rossen Zhelyazkov ha annunciato oggi le dimissioni del suo governo, a meno di un anno dal suo insediamento, dopo settimane di proteste anti-corruzione che hanno attraversato tutto il Paese. “Il governo si dimette oggi”, ha detto Zhelyazkov ai giornalisti, poco dopo un incontro con i leader dei partiti della coalizione. La decisione arriva a poche ore dal sesto voto di sfiducia in Parlamento, previsto per questa mattina.
Bulgaria in piazza: la rabbia contro la corruzione
Negli ultimi giorni, la Bulgaria è stata travolta da manifestazioni di massa contro l’esecutivo, accusato di legami con la corruzione e ambienti mafiosi. Solo ieri sera, a Sofia, decine di migliaia di persone si sono radunate davanti al palazzo del governo, con bandiere e cartelli in mano. “Non ci fidiamo più”, urlavano i manifestanti, mentre la polizia sorvegliava le strade intorno. Le proteste hanno coinvolto anche città come Plovdiv, Varna e Burgas, con la partecipazione di studenti, pensionati e lavoratori.
Una coalizione fragile e il peso delle minoranze
Zhelyazkov, leader del partito di centrodestra Gerb, aveva formato il governo il 16 gennaio scorso, unendo socialisti della Bsp e il partito populista “C’è un popolo come questo” (Itn). Ma la maggioranza era molto debole e si reggeva sul sostegno esterno del “Movimento per diritti e libertà – Nuovo Inizio” (Dps-Nn), guidato da Delian Peeevski. Proprio Peeevski, figura chiave e spesso al centro delle critiche, è stato indicato più volte come simbolo della corruzione in Bulgaria.
Il premier: “Ascoltiamo la voce del popolo”
“Abbiamo più volte detto di ascoltare la voce del popolo che chiede le dimissioni del governo”, ha spiegato Zhelyazkov davanti alle telecamere. Ha sottolineato come le proteste abbiano unito “giovani e anziani, persone di diverse religioni”, tutte convinte che serva un cambiamento vero. “Questa energia deve essere sostenuta”, ha aggiunto, lasciando intendere che la scelta è anche per evitare ulteriori tensioni sociali.
Crisi politica e voti di sfiducia
Il governo Zhelyazkov ha superato già cinque voti di sfiducia in meno di un anno. Quello previsto oggi era stato chiesto dall’opposizione per la gestione economica e le riforme mancate. Fonti parlamentari raccontano di una maggioranza ormai divisa su temi cruciali: dalla lotta alla corruzione alla gestione dei fondi europei. Senza il sostegno esterno del Dps-Nn, l’esecutivo non sarebbe arrivato fin qui.
Reazioni e scenari futuri
Le dimissioni hanno scatenato reazioni contrastanti. I socialisti della Bsp le hanno definite “un atto dovuto”, mentre l’opposizione liberale chiede elezioni anticipate per “ridare la parola ai cittadini”. Delian Peeevski, leader del Dps-Nn, non ha commentato direttamente, ma fonti vicine al partito hanno definito la crisi “inevitabile”. Gli analisti avvertono: la Bulgaria si avvia verso una fase di grande incertezza. Toccherà al presidente avviare consultazioni per un nuovo governo o indire nuove elezioni.
Un Paese in cerca di stabilità
La crisi arriva in un momento delicato per la Bulgaria. L’economia rallenta e Bruxelles chiede riforme urgenti. Secondo la Banca centrale bulgara, il PIL è cresciuto solo dello 0,8% nell’ultimo trimestre. La corruzione resta uno dei principali ostacoli allo sviluppo: Transparency International piazza la Bulgaria tra i Paesi europei con il più basso livello di trasparenza amministrativa.
Nelle prossime settimane si capirà se il Paese riuscirà a trovare stabilità o se le urne saranno l’unica via d’uscita da una crisi che, come hanno ricordato molti manifestanti ieri sera a Sofia, “non riguarda solo i politici, ma il futuro di tutti”.
