Milano, 11 dicembre 2025 – Per un giorno, alcune delle lettere originali scambiate tra Luigi Luzzatti e Tiziano Zalli, documenti chiave per la storia del credito popolare in Italia, sono tornate alla luce e si sono potute ammirare da vicino. L’appuntamento è stato un pomeriggio dedicato ai racconti dell’Archivio storico di Banco Bpm, ospitato nella sede milanese della banca. Un’occasione speciale, come ha spiegato Diana Vaccaro, responsabile del Patrimonio artistico dell’istituto, che “offre uno sguardo diretto alle radici del modello di banca popolare nel nostro Paese, subito dopo l’Unità”.
Un carteggio che racconta la nascita del credito popolare
La corrispondenza tra Luzzatti e Zalli, iniziata nel 1864 e conservata gelosamente nei depositi della banca, non è solo un insieme di vecchi documenti. “È la testimonianza viva di un’amicizia e di un patto ideale che ha aperto la strada a un nuovo modo di fare credito in Italia”, ha spiegato Vaccaro davanti a una sala piena di studiosi, dipendenti e appassionati. Le lettere, molte scritte a mano su carta sottile, arrivano da un’Italia in piena trasformazione, alle prese con i problemi economici e sociali seguiti all’Unità nazionale.
Un’idea che ha cambiato l’Italia post-unitaria
In quegli anni, segnati da grandi disuguaglianze e da una povertà diffusa nelle campagne, nasce l’idea di una banca “popolare”: una banca vicina ai lavoratori, agli artigiani e ai piccoli imprenditori. Il modello si ispira alle cooperative europee, soprattutto tedesche, ma viene adattato alle realtà italiane. Luzzatti, economista e politico veneziano nato nel 1841, fu il primo a immaginare come il credito cooperativo potesse diventare uno strumento utile al nostro tessuto sociale. Le sue idee si incontrarono con l’esperienza pratica di Zalli, avvocato e imprenditore di Lodi, impegnato da tempo nel promuovere il mutualismo.
La nascita della prima banca popolare
Il carteggio segue passo dopo passo la fondazione della prima banca popolare a Lodi, il 28 marzo 1864. Un momento che cambiò per sempre il sistema bancario italiano. Poco più di un anno dopo, il 16 dicembre 1865, venne fondata la Banca Popolare di Milano, guidata da Luzzatti fino al 1870. In queste lettere non ci sono solo discussioni tecniche su statuti e organizzazione, ma anche riflessioni personali e scambi di incoraggiamento.
Un rapporto umano oltre il lavoro
Dal tono delle missive emerge un legame che va oltre la semplice collaborazione professionale. “Egregio mio fratello di cuore e di idea”, scrive Luzzatti in una delle lettere esposte. In un’altra, racconta di aver parlato “con entusiasmo” di Zalli durante gli incontri cooperativi. Una stima profonda che si traduce in un confronto continuo su come l’azione bancaria dovesse restare legata al territorio e ai suoi bisogni sociali.
Le radici di Banco Bpm
“Questa collaborazione è la base stessa delle due istituzioni che, camminando fianco a fianco, hanno dato vita a quello che oggi è Banco Bpm”, ha sottolineato ancora Vaccaro. La fusione tra visione e capacità pratica dimostra come idee e azioni possano lasciare un segno duraturo nella società. Oggi, a oltre 160 anni dalla prima lettera, quel carteggio non è solo un tesoro storico, ma un richiamo importante sul valore della fiducia e della collaborazione.
Un tesoro aperto alla città
Le lettere saranno esposte per ancora qualche giorno all’Archivio storico di Banco Bpm, in via Massaua a Milano. L’iniziativa fa parte di un progetto più ampio per valorizzare il patrimonio documentale della banca, che negli ultimi anni ha aperto i suoi archivi a studiosi e cittadini. “Raccontare queste storie vuol dire riscoprire le radici civili ed economiche del nostro Paese”, ha concluso Vaccaro, mentre i visitatori si soffermavano davanti alle teche illuminate, leggendo con attenzione le parole scritte da due protagonisti spesso poco noti, ma fondamentali per l’Italia post-unitaria.
