Irene Pivetti: la verità sulla compravendita delle tre Ferrari e la condanna a 4 anni per evasione fiscale

Irene Pivetti: la verità sulla compravendita delle tre Ferrari e la condanna a 4 anni per evasione fiscale

Irene Pivetti: la verità sulla compravendita delle tre Ferrari e la condanna a 4 anni per evasione fiscale

Matteo Rigamonti

Dicembre 11, 2025

Milano, 11 dicembre 2025 – Irene Pivetti, ex presidente della Camera, è stata condannata in secondo grado a quattro anni di carcere per evasione fiscale e autoriciclaggio. La Corte d’Appello di Milano ha confermato ieri il verdetto di primo grado, chiudendo – almeno per ora – un procedimento che dura da quasi dieci anni. Al centro della vicenda ci sono la compravendita di tre Ferrari Granturismo e una serie di operazioni finanziarie per un totale di circa dieci milioni di euro.

Sentenza definitiva: confermati quattro anni per evasione e autoriciclaggio

La Corte d’Appello ha pronunciato la sentenza nel primo pomeriggio, poco dopo le 16. In aula si respirava un’aria tesa: Pivetti, presente con i suoi avvocati, ha ascoltato in silenzio la lettura del dispositivo. Secondo gli inquirenti – il pm Giovanni Tarzia e la Guardia di Finanza – l’ex presidente della Camera avrebbe messo in piedi una triangolazione internazionale per nascondere e reinvestire denaro illecito. Le tre Ferrari, formalmente destinate al mercato cinese, sarebbero servite per spostare soldi tra società legate a Pivetti e ad altri imputati.

Le indagini erano iniziate nel 2016, dopo una segnalazione su alcune operazioni sospette. Da quel momento, sono partiti controlli bancari e rogatorie all’estero. Gli investigatori hanno tracciato i passaggi delle auto – modelli Granturismo dal valore singolo superiore ai 300mila euro – e i movimenti di denaro collegati. “Abbiamo seguito i bonifici e verificato i documenti doganali”, ha raccontato una fonte della Guardia di Finanza. “Il quadro che è emerso è quello di un sistema studiato per evitare il fisco italiano”.

La difesa: “Un’inchiesta che ci perseguita”

Irene Pivetti ha sempre negato ogni accusa. Anche ieri, fuori dal tribunale di via Freguglia, ha ribadito la sua versione: “Non ho mai fatto nulla di illegale, questa è una persecuzione”, ha detto ai giornalisti. I suoi legali, tra cui l’avvocato Filippo Cocco, hanno già annunciato il ricorso in Cassazione: “Crediamo di poter ribaltare la sentenza”, ha spiegato il difensore. La difesa ha sempre sostenuto la correttezza delle dichiarazioni fiscali e la legittimità delle operazioni contestate.

Nel frattempo, però, la conferma della condanna in Appello segna un punto cruciale. Se il verdetto diventerà definitivo, scatteranno le conseguenze penali e patrimoniali previste dalla legge. Tra queste, la confisca delle somme già sequestrate in primo grado: circa due milioni di euro bloccati durante le indagini.

Reazioni e cosa succederà adesso

La condanna ha diviso le opinioni negli ambienti politici e giudiziari di Milano. Alcuni ex colleghi di Pivetti hanno espresso “rammarico” per il risultato del processo, mentre altri hanno preferito non commentare. In serata, l’Associazione Nazionale Magistrati ha diffuso una nota in cui sottolinea “l’importanza della lotta ai reati economici”, senza però entrare nel merito del caso.

Ora si aspetta la decisione della Cassazione. I tempi non saranno brevi: fonti giudiziarie dicono che il fascicolo potrebbe arrivare in aula solo nella seconda metà del 2026. Solo allora si saprà se per Irene Pivetti si aprirà la strada verso l’esecuzione definitiva della pena o se ci sarà un nuovo colpo di scena.

Fuori dal tribunale, qualche passante si è fermato a commentare sottovoce. “Non me lo sarei mai aspettato da lei”, ha detto un uomo sulla cinquantina, mentre una giovane donna scuoteva la testa davanti alle telecamere. Un processo che, a Milano, continua a far parlare.