Milano, 13 dicembre 2025 – Andrea Sempio, 37 anni, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, si è raccontato ieri sera in tv, dopo il deposito della nuova perizia sul Dna. Intervistato da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero a “Quarto Grado” su Retequattro, Sempio ha detto di sentirsi “contento” per le conclusioni della genetista Denise Albani, anche se non nasconde la paura di finire “dipinto come un mostro” dall’opinione pubblica. La vicenda, che da mesi tiene banco tra cronaca e tribunale, si arricchisce così di nuovi dettagli, mentre si avvicina il giorno dell’incidente probatorio, fissato per il 18 dicembre.
Dna, la perizia che cambia poco ma fa discutere
Durante l’intervista, Sempio ha spiegato che la questione del Dna è stata “un peso enorme in questi mesi”. La perizia della dottoressa Albani, depositata da poco, conferma – dice lui – quanto già sostenuto dai suoi consulenti: la traccia genetica trovata, compatibile con la sua linea paterna, non significa per forza che lui c’entrasse con la scena del crimine. “Molti pensano che linea paterna voglia dire papà, nonno, fratelli – ha detto Sempio – ma in realtà si parla della linea patrilineare, che risale a quando quell’Y è comparsa in Italia”. In pratica, potrebbero esserci altre persone in Italia con lo stesso Dna, discendenti di un antenato lontano secoli fa.
La difesa, con gli avvocati Liborio Cataliotti e Angela Taccia, prepara ora una relazione tecnica che mette in luce 14 possibili contatti tra Sempio e Chiara Poggi. L’attenzione è puntata soprattutto sulle stanze della villetta di via Pascoli dove Sempio avrebbe passato più tempo: la saletta videogiochi al piano inferiore e la camera della ragazza. Un dettaglio che, secondo i legali, può spiegare la presenza di tracce biologiche senza per forza coinvolgerlo direttamente nei fatti.
Le foto davanti alla villetta, un ricordo confuso
Un altro tema tornato sotto i riflettori sono le foto che mostrano Sempio davanti alla villetta di Garlasco il 13 agosto 2007, il giorno in cui fu trovato il corpo di Chiara. “Quando le ho viste ho pensato: ‘Oddio, cosa significa tutto questo?’” ha raccontato. Poi però ha smorzato la tensione: “A me sembrano semplicemente la conferma di quello che ho sempre detto. Non capisco perché abbiano fatto tutto questo scalpore”.
Sempio ha ribadito di non ricordare bene quando è stato l’ultima volta a casa Poggi. Forse il 4 agosto, quando aveva incontrato Marco Poggi, fratello della vittima e suo amico, o comunque qualche giorno prima del delitto. Una memoria incerta che, secondo la difesa, è normale visto il tempo trascorso.
La paura di essere considerato un “mostro”
Guardando avanti, Sempio ha confessato una paura chiara: quella di essere condannato a priori, senza prove solide. “Se dovessero mancare i fatti concreti – ha detto – uno degli attacchi sarà quello di trasformarmi in un mostro”. Secondo lui, dietro certe letture distorte della vicenda c’è “una forza potente che vuole far passare un messaggio sbagliato”, senza però puntare il dito contro gli inquirenti, ma piuttosto contro il clima mediatico e sociale che circonda il caso.
Perché non si è fatto interrogare dai pm
Alla domanda sul perché non si sia ancora presentato a parlare con i pm, Sempio ha spiegato che è “una scelta condivisa con i miei avvocati”. La strategia della difesa, illustrata da Cataliotti e Taccia, è prudente: “Quando sarà il momento giusto per rispondere, lo faremo”, ha detto. Una scelta che punta a evitare passi falsi in una fase ancora delicata.
Tutti gli occhi puntati sull’incidente probatorio
Ora l’attesa è tutta per l’incidente probatorio del 18 dicembre. La difesa vuole dimostrare che la perizia sul Dna non è una prova definitiva contro Sempio. I consulenti stanno studiando ogni dettaglio: dagli oggetti trovati in casa Poggi ai rapporti tra Sempio e la vittima. In questa attesa carica di tensione, Andrea Sempio cerca di restare sullo sfondo. “Mi fido dei miei avvocati”, ha detto davanti alle telecamere. Ma la paura di essere giudicato prima del processo resta un peso difficile da scrollarsi di dosso.
