Roma, 13 dicembre 2025 – Giulia Grandinetti, giovane regista marchigiana, ha conquistato il pubblico internazionale con il suo cortometraggio “Majonezë”, premiato a ottobre come miglior corto dall’American Film Institute di Los Angeles. Questo riconoscimento, unito al successo ottenuto in primavera al Brussels Short Film Festival, spinge ora il film verso la corsa agli Oscar 2026. In queste settimane, tra proiezioni riservate ai membri dell’Academy e incontri con la stampa, Grandinetti si muove per le strade di Los Angeles con un misto di curiosità e stupore: “Essere qui è incredibile – ha detto – questa città è allo stesso tempo familiare ed esotica: unica, senza dubbio”.
Un corto italiano in gara per gli Oscar
“Majonezë” è stato scelto tra più di 200 cortometraggi live action da tutto il mondo per la 98ª edizione degli Academy Awards. Fino al 12 dicembre, i membri dell’Academy hanno potuto votare i loro corti preferiti; il 16 dicembre verranno annunciati i 15 titoli che passeranno alla fase successiva. “Per ora i riscontri sono molto positivi, il corto piace davvero”, ha raccontato Grandinetti dopo una delle tante proiezioni dedicate ai votanti. Accanto a lei, Riccardo Neri della Lupin Film, produttore del progetto insieme a London Production Studios, Close Film e con il sostegno della città di Ersekë, in Albania.
Una favola punk rock tra i Balcani
Girato in un bianco e nero sgranato e intenso, “Majonezë” racconta la storia di Elyria (la giovane romana Caterina Bagnulo al suo debutto), una donna che vive in un villaggio dell’Albania rurale. È inverno, le giornate sono corte: Elyria si veste pesante prima di uscire a pascolare le pecore. La sua relazione con Goran (Alessandro Egger), ragazzo del posto tatuato e dallo spirito ribelle, è già una sfida alle regole familiari: lui è serbo, lei albanese. Ma non è tutto. Il padre di Elyria, interpretato da Julian Jashar – ingegnere meccanico di Ersekë diventato attore – incarna il genitore autoritario e tradizionalista. Per riportare la figlia in riga, le impone un matrimonio combinato con un uomo più grande. Elyria sceglie la fuga.
Contrasti e ribellione: la forza della storia
Il corto, che dura 22 minuti, gioca con opposti che si mescolano: dal bianco e nero che piano piano vira all’oro, alla tradizione che si intreccia con la voglia di ribellione. “Volevo riflettere su cosa è possibile e cosa no. E chi decide questo?”, ha spiegato Grandinetti. “Da lì è nata l’idea di un film che raccontasse tanti contrasti. Alcuni visivi, come il bianco e nero firmato dal direttore della fotografia Ilya Sapeha e i ritmi dati dal montaggio di Niccolò Notario. Altri più profondi: bene e male, maschile e femminile, Albania e Serbia”. Elyria e Goran diventano così due Romeo e Giulietta dei Balcani, divisi dalle loro origini ma uniti dal desiderio di scegliere il proprio destino.
Un viaggio nei Balcani che diventa cinema
La storia di “Majonezë” nasce da un viaggio personale della regista. “Nell’inverno del 2019 sono stata un mese e mezzo nei Balcani con il mio compagno di allora”, ricorda Grandinetti. “Avevamo pochi soldi, una valigia e una macchina fotografica. Nel sud dell’Albania abbiamo preso una strada secondaria piena di ostacoli: ci abbiamo messo tre ore per fare quindici chilometri. Al primo villaggio dove ci siamo fermati ho subito sentito qualcosa di speciale, come se fossimo fuori dal tempo”. Quattro anni dopo, è tornata a Ersekë per girare il film: “Ad ottobre abbiamo preparato il set, a dicembre abbiamo girato per tre settimane. In primavera il corto era pronto”.
La libertà nelle piccole scelte di tutti i giorni
Il titolo, “Majonezë”, parla proprio di questo: la libertà che nasce dalle piccole scelte di ogni giorno. “Per cambiare qualcosa si parte dal piccolo. Come scegliere la salsa con cui accompagnare le patatine fritte”, ha sorriso Grandinetti. Un messaggio semplice ma potente, che attraversa il film e ora porta un tocco di Italia nella corsa agli Oscar.
