Londra, 13 dicembre 2025 – Due frammenti di pirite vecchi di circa 400.000 anni, trovati vicino a un antico accampamento sulle rive di un lago nella contea di Suffolk, potrebbero cambiare la storia sull’uso del fuoco da parte dell’uomo. La scoperta, pubblicata su Nature da un gruppo di archeologi britannici guidati dal British Museum, suggerisce che siano stati i Neanderthal – non l’Homo sapiens – a imparare ad accendere il fuoco molto prima di quanto si pensasse finora.
Un tesoro nascosto nella cava di argilla
Gli scavi in una vecchia cava di argilla, abbandonata da decenni, hanno portato alla luce un quadro inaspettato. Tra i sedimenti, accanto ai resti di grandi animali come bisonti, elefanti e cervi, sono spuntati anche fossili di rane, pesci e perfino macachi. Ma quello che ha davvero colpito gli archeologi sono stati i manufatti in selce: blocchi scheggiati, strumenti complessi simili ad asce e soprattutto quei due pezzi di pirite.
Silvia Bello, ricercatrice italiana del Natural History Museum di Londra e coautrice dello studio, spiega: “La pirite trovata vicino ai resti dei focolai dimostra che quei fuochi non erano causati da incendi naturali, ma venivano accesi di proposito”. Un dettaglio che cambia del tutto il modo in cui guardiamo all’evoluzione culturale delle prime popolazioni europee.
Fuoco acceso apposta, strumenti raccolti intorno
I frammenti di selce erano spesso raggruppati e presentavano segni evidenti di calore intenso. Anche i terreni intorno mostrano tracce di bruciature ripetute. “Abbiamo trovato prove certe di antichi fuochi da campo”, racconta uno degli archeologi del British Museum. “Attorno a quei focolari si fabbricavano e si usavano gli utensili”.
La pirite, un minerale che se sfregato contro la selce produce scintille, è la prova concreta che il fuoco veniva acceso in modo controllato. Fino a oggi si pensava che questa capacità fosse comparsa circa 50.000 anni fa, con l’arrivo dell’Homo sapiens in Europa. Ora questa data si sposta indietro di almeno 350.000 anni.
Una svolta nella storia dell’uomo
“La presenza della pirite dimostra che non solo sapevano mantenere il fuoco, ma lo accendevano da soli”, sottolinea Silvia Bello. “Il fuoco, oltre a riscaldare nelle notti gelide, allungava le ore di luce e creava uno spazio dove riunirsi, parlare, forse anche imparare l’uno dall’altro”.
Resta da chiarire chi abbia acceso quei focolari. Le datazioni indicano che 400.000 anni fa l’Homo sapiens era ancora in Africa. Perciò gli archeologi pensano che siano stati i Neanderthal primitivi, presenti in Gran Bretagna dopo il ritiro dei ghiacci.
Un nuovo capitolo nell’evoluzione culturale
La scoperta della pirite nel Suffolk si inserisce in una serie di ricerche recenti che hanno messo in discussione molte idee sull’evoluzione umana. In altri siti britannici della stessa epoca erano già emersi segni di attività complesse: lavorazione della pietra, caccia organizzata, uso di pigmenti naturali.
Adesso, con la prova che il fuoco veniva acceso apposta, si apre una nuova pagina. “Il fuoco non era solo uno strumento pratico”, confida uno degli archeologi. “Era anche un luogo sociale: intorno alle fiamme si cucinava, si raccontavano storie, si stringevano legami”.
Le prime ipotesi suggeriscono che la tecnica di produrre scintille con pirite e selce potesse essere passata da un gruppo all’altro, aiutando la diffusione di conoscenze e idee nuove. Un passaggio decisivo nell’evoluzione culturale dell’uomo.
Cosa ci aspetta
Il team del British Museum ha in programma nuove spedizioni nella cava nei prossimi mesi per cercare altri strumenti e resti organici. L’obiettivo è capire se l’uso del fuoco fosse comune o limitato a pochi gruppi.
Per ora, la scoperta dei più antichi strumenti per accendere il fuoco getta nuova luce sulle capacità mentali dei nostri antenati europei. E ci spinge a rivedere il ruolo dei Neanderthal: non solo cacciatori, ma veri innovatori culturali, capaci di controllare uno degli elementi più importanti della storia umana: il fuoco.
