Roma, 13 dicembre 2025 – Un biglietto anonimo con scritte anarchiche, lasciato sulla scrivania di un magistrato della Corte di Cassazione nell’autunno del 2023, ha scatenato un vero allarme. La Digos è intervenuta, le chat interne si sono incendiate e si è aperto un fascicolo disciplinare, poi archiviato dal Consiglio superiore della magistratura. Tutto per uno scherzo tra colleghi, come emerge ora dalle carte pubblicate dal Fatto Quotidiano.
Da uno scherzo a un caso disciplinare
La storia si svolge nei corridoi della Suprema Corte, a piazza Cavour. Il sostituto procuratore generale Luca Tampieri decide di fare uno scherzo al collega di stanza, Ettore Pedicini. Approfittando di un attimo in cui non c’è, inserisce in un fascicolo sulla scrivania un foglio anonimo con alcune delle frasi urlate dagli anarchici che proprio quella mattina manifestavano davanti al Palazzaccio per chiedere la liberazione di Alfredo Cospito dal 41-bis. “Fuori Alfredo dal 41-bis!”, “Il 41-bis è tortura”, “Lo Stato stragista non ci fa paura”. Frasi ben note, ma in quel momento cariche di tensione.
Pedicini, che aveva appena depositato tre requisitorie proprio sul caso Cospito, trova il biglietto il giorno dopo. Non pensa subito a una burla. Anzi, teme che qualcuno sia entrato nel suo ufficio per minacciarlo. La preoccupazione cresce.
L’allarme e l’arrivo della Digos
Pedicini si confida con una collega magistrata. Lei si spaventa e chiama subito il capo della Digos di Roma. Gli investigatori arrivano in Cassazione e cominciano gli accertamenti. Solo dopo, guardando le chat interne e raccogliendo informazioni, si capisce che si tratta di uno scherzo andato storto.
Nel frattempo, la tensione si riflette anche nelle conversazioni digitali dell’ufficio. Pedicini scrive: “Ho chiuso la stanza”. Tampieri risponde ironico: “Fai indagini?”. In quei momenti nessuno coglie il tono scherzoso. Solo quando la segreteria generale chiama Tampieri per chiarire, lui si rende conto dell’equivoco e ammette: “Scusate ragazzi, era uno scherzo. Quelle erano le frasi che ripetevano gli anarchici ieri mattina durante la manifestazione, non pensavo che si potesse prendere sul serio”.
Il procedimento disciplinare e l’archiviazione
Nonostante le scuse e il riconoscimento di aver agito “scriteriatamente”, per Tampieri si apre un procedimento disciplinare. La Procura generale della Cassazione contesta il gesto, giudicandolo inopportuno, soprattutto in un momento delicato per la giustizia italiana e per la sicurezza dei magistrati coinvolti in casi sensibili come quello di Cospito.
La Sezione disciplinare del Csm, con un’ordinanza depositata da poco, ha però deciso per l’archiviazione. Secondo il collegio, il comportamento di Tampieri è stato una “goliardata fuori luogo”, ma senza rilievi disciplinari. Il gesto viene considerato un “episodio isolato” aggravato dalle “sfortunate coincidenze” che lo hanno reso più allarmante del previsto.
Una vicenda che riapre il dibattito sulla sicurezza in tribunale
Anche se archiviato senza conseguenze, l’episodio riporta l’attenzione sulla sensibilità che regna nei palazzi della giustizia. Soprattutto in mesi segnati dalle proteste contro il regime del 41-bis e dalle minacce rivolte ai magistrati impegnati in casi ad alta tensione sociale.
“Non pensavo che si potesse prendere sul serio”, ha detto Tampieri ai colleghi, dopo aver capito l’impatto del suo gesto. Una frase che oggi suona come un avvertimento: anche dentro le mura più protette delle istituzioni, basta poco – un semplice foglio su una scrivania – per trasformare una leggerezza in un caso nazionale.
