La Paz, 13 dicembre 2025 – Dopo più di sei ore di udienza, la giustizia boliviana ha disposto la detenzione preventiva per cinque mesi nei confronti dell’ex presidente Luis Arce, accusato di inadempienza e di comportamenti che avrebbero danneggiato l’economia del Paese. La decisione è arrivata ieri sera, firmata dal giudice anticorruzione Elmer Laura del tribunale di La Paz, in un momento di grande tensione politica e di proteste diffuse nel Paese.
Accuse pesanti: il trasferimento illecito di fondi pubblici
Secondo la Procura, Arce – che ha guidato la Bolivia dal 2020 al 2024 e prima era ministro dell’Economia – avrebbe autorizzato senza regole il passaggio di fondi pubblici dal Fondo Indigeno a conti privati. Gli inquirenti sostengono che l’ex presidente non avrebbe controllato se i progetti finanziati fossero realmente realizzati, provocando un danno economico che il giudice Laura ha definito “grave”. “La misura cautelare è indispensabile, dati i reati contestati”, ha detto il magistrato, come riportano i media locali.
Arce si difende: “Dietro tutto questo c’è la politica”
Durante l’udienza, iniziata nel primo pomeriggio e durata più di sei ore, Luis Arce si è dichiarato innocente. Ha respinto tutte le accuse, parlando chiaro: dietro questo processo ci sono “motivi politici”. “Stanno cercando un capro espiatorio”, ha detto ai giornalisti fuori dall’aula, poco prima di essere portato in carcere. Il suo avvocato, Carlos Romero, ha già annunciato il ricorso in appello, che sarà presentato nelle prossime ore.
L’arresto e le polemiche
L’arresto è avvenuto ieri mattina. Arce ha raccontato di essere stato fermato “da uomini incappucciati che non hanno mostrato alcun ordine di cattura”. Questo episodio ha acceso le polemiche tra i suoi sostenitori e ha scatenato un acceso dibattito sui social boliviani. “Ho una casa nota e un lavoro stabile”, ha ribadito davanti al giudice, negando qualsiasi intenzione di fuggire o di ostacolare le indagini.
Dal tribunale al carcere di San Pedro
Nel tardo pomeriggio, dopo la lettura della sentenza, Arce è stato portato al carcere di San Pedro, nel cuore di La Paz. Il carcere è noto per le sue condizioni dure e per aver ospitato diversi detenuti politici negli ultimi anni. Il giudice Laura ha spiegato che la scelta è stata fatta per garantire eventuali uscite per motivi di salute, considerando l’età e le condizioni mediche dell’ex presidente. La difesa ha già chiesto garanzie sulla sicurezza e l’incolumità di Arce.
Un Paese spaccato e un futuro incerto
L’arresto di Arce arriva in un momento di forte divisione in Bolivia. Il suo partito, il Movimiento al Socialismo (MAS), parla di “persecuzione giudiziaria” contro gli ex leader. Dall’altra parte, le opposizioni chiedono chiarezza e il recupero dei soldi pubblici finiti chissà dove. Fonti vicine alla Procura rivelano che le indagini sul Fondo Indigeno non coinvolgono solo Arce, ma anche altri ex ministri e funzionari.
Cosa succederà ora
Nei prossimi giorni la difesa presenterà ricorso contro la detenzione preventiva. Intanto, la Procura continuerà a scavare nei movimenti di denaro e nelle responsabilità. Il caso è seguito da vicino anche da osservatori internazionali: alcune organizzazioni per i diritti umani hanno già chiesto “garanzie processuali” per l’ex presidente.
A La Paz la tensione resta alta. Davanti al carcere di San Pedro si sono radunati decine di sostenitori di Arce, mentre la polizia ha alzato il livello dei controlli in zona. Una storia che promette di tenere banco nei prossimi mesi e di influenzare pesantemente la politica boliviana.
