Roma, 13 dicembre 2025 – Una giovane di 25 anni, già militare dell’Esercito, è stata riammessa al concorso per la Guardia di Finanza dopo essere stata esclusa nel 2024 per i precedenti penali del padre e degli zii. A decidere è stato il Tar del Lazio, che ha annullato il provvedimento di esclusione, riconoscendo il diritto della candidata a essere giudicata per le sue scelte, non per quelle della sua famiglia.
Quando la famiglia pesa troppo: esclusa per “mancanza di requisiti morali”
Nel giugno 2024, la ragazza era stata esclusa d’ufficio dal concorso per quasi 1.700 posti da finanzieri. Il motivo? Una presunta “mancanza dei requisiti morali e di condotta”, secondo le Fiamme Gialle. Il padre, infatti, era legato a pluripregiudicati vicini a una cosca locale, mentre gli zii – uno materno e uno paterno – avevano precedenti per porto d’armi illegale, associazione mafiosa ed estorsione. Un quadro che, per la Guardia di Finanza, metteva a rischio il “quadro valoriale” della candidata, soprattutto perché, una volta in servizio, avrebbe potuto trovarsi a dover contrastare reati commessi da persone vicine alla sua famiglia.
La risposta della giovane e il suo percorso nell’Esercito
La ragazza, assistita dai suoi avvocati, ha contestato la decisione, spiegando di essersi allontanata dalla famiglia e di aver rotto ogni legame con l’ambiente criminale. Un punto chiave della difesa è stato il suo servizio nel Raggruppamento Unità Difesa dell’Esercito, iniziato anni prima di partecipare al concorso. “Ho scelto di servire lo Stato, non la mia famiglia”, avrebbe detto ai giudici. Eppure, il comandante generale della Guardia di Finanza aveva giudicato insufficiente questo percorso per dimostrare la sua volontà di staccarsi dalle influenze familiari.
Il Tar dice no: “Non si può giudicare dalla famiglia”
Il Tar del Lazio, con una sentenza recente, ha ribaltato la decisione della Guardia di Finanza. I giudici hanno detto che l’esclusione si basava su una valutazione “non personalizzata”, che proiettava sulla candidata il peso della sua famiglia senza guardare alle sue scelte. “Non c’è alcun riferimento individuale alla sua persona”, si legge nelle motivazioni. Il Tar ha anche sottolineato che non è sensato pretendere che la giovane rinunci a ogni legame affettivo per dimostrare di condannare i comportamenti dei suoi familiari.
Attenti al rischio di discriminazione
La sentenza mette in guardia contro il rischio di una valutazione discriminatoria, basata su una “semplice e automatica equiparazione tra il candidato e il suo ambiente familiare”. I giudici hanno riconosciuto invece la scelta della giovane “di costruire la propria vita nel rispetto della legge”, premiando la sua volontà di prendere le distanze da ambienti criminali.
Reazioni e cosa succederà ora
La decisione del Tar è stata accolta con soddisfazione dai legali della ragazza, che parlano di “un precedente importante per chi vuole cambiare strada rispetto al proprio passato familiare”. La Guardia di Finanza, invece, non ha rilasciato commenti ufficiali ma dovrà ora riammattere la giovane al concorso. Fonti interne fanno sapere che il caso potrebbe spingere a rivedere i criteri usati per valutare i requisiti morali nei concorsi pubblici.
Questa storia, che racconta la determinazione di una giovane a lasciarsi alle spalle un’eredità difficile, solleva una domanda importante: come bilanciare la sicurezza con il rispetto delle scelte personali? Per ora, almeno secondo i giudici, le colpe dei padri non devono ricadere sui figli.
