Roma, 13 dicembre 2025 – Dal 25 dicembre arriva nelle sale italiane “Primavera”, il primo film di Damiano Michieletto, regista d’opera conosciuto per la sua creatività inquieta, già applaudito al Toronto International Film Festival. Distribuito da Warner Bros Pictures, il film si ispira liberamente al romanzo “Stabat Mater” di Tiziano Scarpa (Premio Strega 2009) e ci porta nella Venezia del Settecento, tra musica, potere e il desiderio di libertà negata.
Musica e prigionia all’Ospedale della Pietà
Al centro della storia c’è Cecilia, una giovane di vent’anni con un talento fuori dal comune per il violino, interpretata da Tecla Insolia. Vive nell’Ospedale della Pietà, il più grande orfanotrofio di Venezia, dove le ragazze più dotate vengono avviate allo studio della musica. Ma qui la musica è anche una prigione: le giovani suonano dietro una grata, invisibili al pubblico. Il futuro sembra segnato: un matrimonio combinato o la speranza che una madre sconosciuta torni a prenderle. “È sempre una questione di musica, morte e soldi”, dice Cecilia in una scena chiave, riassumendo la tensione che attraversa tutto il film.
Vivaldi arriva a scuotere l’orfanotrofio
L’equilibrio fragile dell’orfanotrofio cambia con l’arrivo di Antonio Vivaldi (Michele Riondino), chiamato a insegnare violino alle ragazze. Tra Cecilia e Vivaldi nasce un rapporto fatto di affinità e distanza. “La musica segna due solitudini”, ha spiegato Riondino durante la presentazione a Roma. “Anche quando si incontrano, restano sole. Vivaldi torna alla Pietà con un’idea che svilupperà proprio grazie a Cecilia”. Un legame fatto di sguardi, silenzi e note, che non cancella le prigioni di ciascuno, ma apre qualche spiraglio.
La condizione femminile vista da vicino
Michieletto, al suo primo film dopo anni di teatro, ha scelto una narrazione semplice, senza fronzoli. “Volevo raccontare una storia con elementi che conosco bene”, ha detto il regista. “Volevo uscire dalla mia zona di comfort e mettermi alla prova. In ‘Primavera’ racconto la condizione femminile in un mondo dove la libertà è negata a chi, come Cecilia, non ha nome né possibilità. E che sarà punita per le sue scelte”. Un tema che parla anche oggi, come sottolinea Tecla Insolia: “Cecilia e Modesta de ‘L’arte della gioia’ hanno entrambe un’idea di modernità e ribellione. Ma per Cecilia la sofferenza passa attraverso la musica. E il tipo di emancipazione che ottiene alla fine è diverso”.
Un cast che dà voce a una storia universale
Accanto a Insolia e Riondino ci sono Andrea Pennacchi, Fabrizia Sacchi, Valentina Bellé e Stefano Accorsi. La produzione è una coproduzione italo-francese – Moana Films con Paradise City Sales e Diaphana Distribution – che ha già raccolto premi internazionali: a Chicago il film ha vinto l’Audience Award for the Best International Feature.
Due prigionieri in cerca di libertà
A riassumere il senso del film è la sceneggiatrice Ludovica Rampoldi: “È la storia di due prigionieri: Cecilia, chiusa nell’orfanotrofio e nella sua condizione di donna; Vivaldi, intrappolato dalla malattia, dal ruolo di prete e dall’ambizione. L’incontro tra queste due prigionie li apre però a una libertà tutta loro”. Un racconto che attraversa i secoli ma parla ancora a noi, tra note barocche e domande senza risposta.
“Primavera” non è solo un omaggio alla musica del Settecento – quella modernissima che ancora oggi sorprende – ma anche un’indagine sulla forza delle donne, sulla crudeltà del destino e sulla possibilità di scegliere, anche quando sembra che tutto sia già deciso. Dal 25 dicembre in sala: Venezia, la Pietà, Vivaldi e Cecilia vi aspettano dietro quella grata.
