Tragedia a Rebibbia: detenuto Francesco Valeriano muore dopo un violento pestaggio

Tragedia a Rebibbia: detenuto Francesco Valeriano muore dopo un violento pestaggio

Tragedia a Rebibbia: detenuto Francesco Valeriano muore dopo un violento pestaggio

Matteo Rigamonti

Dicembre 13, 2025

Roma, 13 dicembre 2025 – Francesco Valeriano, 45 anni, è morto ieri al Policlinico Umberto I di Roma dopo mesi di agonia. Tutto è iniziato con una violenta aggressione subita nel carcere di Rebibbia lo scorso agosto. A confermare la notizia è stato l’Osapp, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, che ha parlato di una “brutale aggressione” da parte di altri detenuti. Valeriano, originario di Fondi, era finito in carcere il 15 aprile con l’accusa di atti persecutori contro l’ex moglie. Dopo un primo periodo a Cassino, era stato trasferito a Rebibbia, dove la sua detenzione si è trasformata in una tragedia.

Aggredito in cella, mesi di coma e poi la morte

Gli inquirenti hanno ricostruito così i fatti: a agosto, gli agenti penitenziari hanno trovato Valeriano in fin di vita nella sua cella a Rebibbia, con gravi lesioni alla testa. I soccorsi sono arrivati subito, ma le sue condizioni erano disperate. È stato portato d’urgenza al Policlinico Umberto I, dove è rimasto in coma per mesi, senza mai riprendere conoscenza. Solo ieri è stata confermata la sua morte.

Il caso ha acceso di nuovo i riflettori sulle condizioni delle carceri italiane, in particolare su Rebibbia. Nei giorni successivi all’aggressione, alcuni giornali hanno scritto che era “ridotto in fin di vita”. Non sono stati diffusi dettagli sulle cause precise del pestaggio né sull’identità degli aggressori. Le indagini della procura sono ancora aperte.

Una scia di morti nelle carceri del Lazio

La morte di Valeriano si inserisce in un quadro più ampio e preoccupante. Nelle ultime ore, come ha riferito il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasia, si sono registrati altri tre decessi nelle carceri della regione: una donna nel carcere femminile di Rebibbia e un uomo a Viterbo si sono tolti la vita, mentre un altro detenuto è morto al Policlinico di Tor Vergata dopo un lungo coma.

“È una lunga scia di morti che colpisce anche il personale penitenziario”, ha commentato Anastasia. Il Garante ha chiesto interventi urgenti: “La responsabilità politica del governo e del ministero della Giustizia non può restare in silenzio o rimandare ancora un piano di edilizia penitenziaria che, se arriverà, arriverà. Intanto la gente muore e nelle carceri italiane non si vede alcuna speranza”, ha detto.

Affollamento record e numeri preoccupanti

I dati diffusi dal Garante e da Ristretti Orizzonti mostrano una situazione allarmante: nel 2025, fino a oggi, sono stati registrati 223 decessi nelle carceri italiane, di cui 76 suicidi. Nel 2024 i morti erano stati 246, con 91 suicidi. Solo nel Lazio, i decessi accertati nel 2025 sono 19, tra cui 8 suicidi.

Il problema principale resta l’affollamento. Nel Lazio ci sono oggi 6.702 detenuti, mentre i posti disponibili sono 4.485: un tasso di affollamento del 149%. La situazione è ancora più grave a Viterbo, con 716 detenuti e un tasso del 177%, e nel carcere femminile di Rebibbia, dove le detenute sono 370 per un tasso del 149%.

Appelli per interventi immediati

Le associazioni che si occupano dei diritti dei detenuti chiedono da tempo misure concrete. “Serve un cambio di passo, e subito”, ha detto un operatore della comunità di Sant’Egidio che segue i casi più delicati a Rebibbia. Anche il Garante Anastasia ha citato Papa Francesco, ricordando l’importanza di rispettare la dignità e la clemenza verso chi è privato della libertà.

Intanto la procura di Roma continua a indagare sull’aggressione subita da Valeriano. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire la dinamica e di individuare eventuali responsabilità tra i detenuti coinvolti. Nessuna pista è esclusa.

Un sistema che scricchiola

La morte di Francesco Valeriano riporta al centro del dibattito pubblico le condizioni delle carceri italiane: sovraffollamento, carenza di personale, tensioni continue tra detenuti. “Non possiamo più aspettare”, ha detto un agente penitenziario fuori servizio davanti ai cancelli di Rebibbia. “Qui dentro ogni giorno può succedere qualcosa che non dovrebbe mai succedere”.

Mentre le indagini cercano di fare chiarezza sull’ultimo episodio, resta il dato umano: una vita spezzata dietro le sbarre e una comunità carceraria che reclama risposte concrete.