Usa pronti a garantire l’articolo 5 della Nato, voto del Congresso in arrivo

Usa pronti a garantire l'articolo 5 della Nato, voto del Congresso in arrivo

Usa pronti a garantire l'articolo 5 della Nato, voto del Congresso in arrivo

Matteo Rigamonti

Dicembre 13, 2025

Washington, 13 dicembre 2025 – I negoziati sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina hanno visto nelle ultime ore una netta accelerata, dicono fonti vicine all’amministrazione americana. Un alto funzionario degli Stati Uniti, citato da Axios, ha raccontato che la Casa Bianca guidata da Donald Trump sarebbe pronta a offrire a Kiev una garanzia simile all’articolo 5 della Nato, con un impegno formale che passerebbe dal Congresso e avrebbe valore legale vincolante.

Garanzie di sicurezza, la proposta americana che cambia le carte in tavola

Da mesi la questione delle garanzie di sicurezza è al centro del confronto tra Washington, le capitali europee e il governo ucraino. L’obiettivo, dicono fonti diplomatiche, è dare a Kiev una protezione reale contro possibili attacchi futuri, ma senza far scattare un coinvolgimento automatico degli Stati Uniti in ogni situazione. “Vogliamo assicurare agli ucraini una garanzia che non sia un assegno in bianco, ma abbastanza solida”, ha detto il funzionario americano ad Axios.

Secondo le stesse fonti, la proposta prevede che il testo della garanzia venga messo al voto del Congresso. Un passaggio tutt’altro che scontato, vista la spaccatura politica a Washington e i dissidi interni sul sostegno militare all’Ucraina. Eppure, la Casa Bianca sembra decisa a spingere per un impegno formale, che vada oltre le semplici parole.

Articolo 5 Nato, ma non proprio: le differenze della garanzia americana

L’articolo 5 della Nato è il cuore della difesa collettiva: un attacco a uno Stato membro è considerato un attacco a tutti. Nel caso dell’Ucraina, però, la garanzia americana non significherebbe un’adesione piena all’Alleanza. Si tratta piuttosto di un meccanismo su misura, ispirato a quello della Nato, ma con limiti e condizioni precise.

“Non si parla di ingresso automatico nella Nato”, spiegano fonti diplomatiche europee. “La proposta americana vuole rassicurare Kiev e mandare un messaggio chiaro a Mosca, ma senza legare gli Stati Uniti in modo illimitato”. Secondo quanto trapela, il testo della garanzia dovrebbe indicare tempi, modi di intervento e condizioni per attivare l’impegno americano.

Reazioni miste a Kiev e in Europa, i prossimi passi

A Kiev la notizia è stata accolta con prudenza. Il presidente Volodymyr Zelensky, in una dichiarazione di ieri sera, ha ribadito che “l’Ucraina ha bisogno di garanzie solide e credibili”. Ha aggiunto che ogni passo avanti sarà valutato “in base agli interessi nazionali e alla sicurezza dei cittadini”. Fonti del governo ucraino ricordano che la questione delle garanzie è fondamentale per il futuro del Paese e per la stabilità della regione.

Sul fronte europeo, le capitali principali – da Berlino a Parigi – seguono con attenzione l’evolversi della trattativa. L’Unione Europea, pur sostenendo la necessità di rafforzare la sicurezza ucraina, sottolinea l’importanza di un coordinamento stretto con Stati Uniti e Nato. “Serve una risposta comune e chiara”, ha detto un diplomatico francese raggiunto al telefono nella notte.

Uno scenario internazionale complicato e tante incognite

Il dossier sulle garanzie di sicurezza si inserisce in un contesto internazionale teso, con crescenti tensioni tra Occidente e Russia. Mosca ha più volte bollato come “provocatoria” ogni ipotesi di estendere le protezioni militari occidentali all’Ucraina. In questo quadro, ogni passo avanti nei negoziati viene monitorato con attenzione anche dalle capitali di Varsavia, Londra e Bruxelles.

Resta da vedere se il Congresso americano darà l’ok a una garanzia legale e vincolante per Kiev. Il dibattito negli Stati Uniti è acceso: alcuni repubblicani chiedono più controlli sugli aiuti militari, mentre molti democratici spingono per un sostegno più deciso all’Ucraina.

Solo nelle prossime settimane si capirà se l’iniziativa americana si tradurrà in un accordo vero. Per ora, dicono fonti diplomatiche europee, “il clima è costruttivo, ma restano molti nodi da sciogliere”.