Roma, 14 dicembre 2025 – Assofondipensione si schiera con forza contro la modifica introdotta dal Governo sul contributo datoriale alla previdenza complementare, inserita nell’ultima legge di bilancio. In una nota diffusa questa mattina, l’associazione che rappresenta i fondi pensione negoziali ha chiesto il ritiro immediato della misura e ha chiesto di aprire un confronto con le parti sociali. Il punto è chiaro: togliere il ruolo della contrattazione collettiva nella gestione del contributo del datore di lavoro mette in discussione l’intero sistema della previdenza integrativa costruito in Italia negli ultimi trent’anni.
Previdenza complementare, Assofondipensione alza la voce
La norma, inserita nella legge di bilancio 2026, stabilisce che il contributo versato dal datore di lavoro possa essere destinato liberamente a qualunque forma di previdenza complementare, senza più il vincolo degli accordi collettivi. Un cambiamento che, secondo Assofondipensione, rischia di “stravolgere il rapporto tra contrattazione, adesione basata sugli accordi e funzione previdenziale del secondo pilastro”. In sostanza, si perde quel meccanismo di tutela e condivisione che ha garantito condizioni vantaggiose a milioni di lavoratori.
Nella nota si legge: “Il contributo datoriale non è un extra o un beneficio individuale, ma una parte fondamentale nata dal sistema negoziale, definita negli accordi collettivi per assicurare mutualità, equilibrio tra le parti, contenimento dei costi e protezione degli iscritti”. La paura più grande è che i lavoratori finiscano indirizzati verso strumenti previdenziali con costi più alti e governance meno trasparenti, mettendo a rischio il valore delle prestazioni future.
I rischi per i lavoratori e i fondi negoziali
Per Assofondipensione, aprire completamente la porta alla portabilità del contributo senza limiti contrattuali significa esporre i lavoratori a una situazione più incerta. “Togliere questo filtro vuol dire rischiare che i lavoratori passino a strumenti con costi più elevati e modelli di gestione meno chiari”, si legge nel comunicato. Un colpo che potrebbe indebolire nel tempo la solidità del sistema e compromettere la qualità delle pensioni.
I fondi pensione negoziali, ricorda Assofondipensione, hanno dimostrato negli anni “solidità, efficienza e capacità di difendere gli interessi di milioni di lavoratori”. Secondo i dati Covip aggiornati al 2024, questi fondi contano più di 3 milioni di iscritti e gestiscono oltre 60 miliardi di euro. Numeri che parlano chiaro sull’importanza del modello contrattuale nella previdenza integrativa italiana.
La richiesta: confronto urgente con le parti sociali
La posizione dell’associazione è netta: “Chiediamo il ritiro della modifica e un confronto immediato con le parti sociali e i rappresentanti del sistema”, si legge nella nota. L’obiettivo è “proteggere il ruolo del contributo contrattuale e il valore sociale della previdenza complementare”.
Anche i sindacati confederali hanno reagito nelle ultime ore. La Cgil ha parlato di “colpo al cuore del secondo pilastro previdenziale”, mentre la Cisl ha chiesto un tavolo urgente con il Ministero del Lavoro. Finora, il Governo non ha rilasciato commenti ufficiali sulla vicenda.
Un nodo cruciale nella riforma della previdenza
Il tema del contributo datoriale è uno dei punti più caldi nella riforma della previdenza. Da una parte c’è la spinta del Governo a rendere più flessibili e competitive le diverse forme di previdenza; dall’altra, la preoccupazione delle parti sociali che si rischi di smantellare un sistema che ha garantito stabilità e tutele ai lavoratori.
Nei prossimi giorni si vedrà se l’esecutivo sarà disposto a tornare indietro o se lo scontro continuerà in Parlamento. Intanto, il mondo della previdenza integrativa resta in attesa. E i lavoratori seguono con attenzione: in ballo c’è il futuro delle loro pensioni.
