Bernini: la riforma della medicina sfida le lobby del settore

Bernini: la riforma della medicina sfida le lobby del settore

Bernini: la riforma della medicina sfida le lobby del settore

Matteo Rigamonti

Dicembre 14, 2025

Palermo, 14 dicembre 2025 – La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha difeso con decisione la nuova riforma sull’accesso a Medicina durante un incontro pubblico stamattina a Palermo. Bernini ha parlato di “una riforma che smantella più lobby degli ultimi 25 anni”, frase che ha subito acceso il dibattito tra studenti, docenti e addetti ai lavori.

Accesso a Medicina, la rivoluzione che fa discutere

La ministra ha spiegato che il nuovo sistema per entrare a Medicina vuole superare il vecchio test d’ingresso, spesso criticato per essere troppo basato sulla memoria e poco utile alla vera formazione. “Abbiamo tolto potere alla lobby della formazione costosa e dei test mnemonici, selettivi ma non formativi”, ha detto Bernini dal palco del Teatro Massimo, davanti a studenti, docenti e rappresentanti delle istituzioni locali. Il riferimento è alle tante scuole private che, negli ultimi anni, hanno creato un vero e proprio mercato intorno alla preparazione per i test, con costi che molte famiglie non possono permettersi.

La ministra ha aggiunto che la riforma vuole anche mettere un freno a un’altra pratica consolidata: “Abbiamo smantellato la lobby dei professori che facevano ripetizioni e lezioni private”. Una battuta che ha fatto alzare qualche sopracciglio, soprattutto tra i docenti universitari, alcuni dei quali hanno preferito non commentare.

Tra speranze e dubbi: le reazioni dal mondo accademico

Le reazioni non si sono fatte attendere. Nel cortile dell’università, subito dopo l’intervento della ministra, diversi studenti hanno espresso dubbi sull’efficacia della riforma. “Cambiare il sistema d’accesso non basta a risolvere i problemi profondi della formazione medica in Italia”, ha detto Marco Di Stefano, rappresentante degli studenti di Medicina. Per lui, il rischio è che nascano nuove forme di selezione, magari meno evidenti ma altrettanto penalizzanti.

Tra i professori, invece, le opinioni sono divise. C’è chi vede di buon occhio l’idea di rendere più equo l’ingresso nelle professioni sanitarie, ma anche chi teme una riduzione della qualità della selezione. “Il rischio è di avere troppi iscritti senza le risorse per formarli come si deve”, confida un docente di Anatomia, che ha preferito restare anonimo.

Proteste e parole della ministra

Il tema delle proteste è tornato al centro dell’attenzione dopo i disordini di qualche giorno fa ad Atreju, dove Bernini era stata interrotta mentre parlava. Oggi, a Palermo, la ministra ha voluto mettere i puntini sulle i: “Non si può sempre rispondere con urla e contestazioni scomposte. Quelli erano studenti che facevano politica, una scelta legittima”.

Un passaggio che sembra voler calmare gli animi senza però rinunciare a una posizione ferma. “Il confronto è utile – ha aggiunto Bernini – ma bisogna anche ascoltare le ragioni dell’altro”.

Lobby e ricorsi, un passato difficile da dimenticare

Nel suo discorso, la ministra ha ricordato anche i tanti ricorsi che hanno accompagnato negli anni i test d’ingresso. “Abbiamo smantellato la lobby di chi non vuole far entrare nessuno perché pensa che i medici siano già troppi e quella degli avvocati che fanno ricorsi”, ha detto Bernini. Un chiaro riferimento alle numerose cause legali presentate da candidati esclusi, spesso assistiti da studi legali specializzati.

Secondo i dati del Ministero dell’Università, negli ultimi cinque anni sono stati oltre 12mila i ricorsi legati ai test per Medicina. Numeri che raccontano un malcontento diffuso e la pressione crescente sul sistema universitario.

Cosa ci aspetta: i prossimi passi

La riforma sull’accesso a Medicina entrerà in vigore dal prossimo anno accademico. Il Ministero sta lavorando ai decreti necessari, attesi entro febbraio 2026. Resta da vedere come saranno gestiti i nuovi criteri di selezione e quali effetti concreti avrà questa novità sugli aspiranti medici.

Nel frattempo, il dibattito resta caldo. Nei corridoi dell’università di Palermo si respira una certa attesa, mista a preoccupazione, per un cambiamento che promette di rivoluzionare l’ingresso a una delle facoltà più ambite d’Italia.