Colombo, 14 dicembre 2025 – Il ciclone Ditwah ha lasciato un segno indelebile nello Sri Lanka. L’ultimo aggiornamento del Centro di Gestione dei Disastri parla chiaro: sono 643 le vittime accertate. È un bilancio che purtroppo potrebbe crescere, con ancora 184 persone disperse. Nel frattempo, i soccorsi vanno avanti, ma tra mille ostacoli.
Ditwah, il ciclone che ha travolto lo Sri Lanka
Tra il 28 e il 30 novembre, il ciclone Ditwah si è abbattuto sull’isola con piogge torrenziali e venti oltre i 120 km/h. In poche ore, interi villaggi sono stati inghiottiti dall’acqua, soprattutto nei distretti di Ratnapura, Galle e Batticaloa. Sono più di 1.364.000 le persone colpite: famiglie senza casa, campi distrutti, vite sconvolte. “L’acqua è salita in un attimo, non c’è stato scampo”, ha raccontato a una radio locale Sunil Perera, che vive a Matara.
Le autorità hanno aperto oltre 200 centri di accoglienza, ma la pressione è enorme. “Facciamo di tutto per portare cibo e cure agli sfollati”, ha detto il portavoce del Centro, Ruwan Gunasekara. Però, in tanti si lamentano per la mancanza di acqua pulita e per le difficoltà a raggiungere le zone più isolate.
Danni ingenti e una risposta ancora in corsa
Si parla di oltre 50.000 case danneggiate o distrutte. Le strade principali, quelle che collegano Colombo al sud, sono rimaste bloccate per giorni a causa di frane e allagamenti. Solo nelle ultime 48 ore qualche via è stata riaperta, ma in molti villaggi dell’interno la situazione resta critica.
Il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza in tutti i 25 distretti e ha messo in campo esercito e protezione civile. “La priorità è salvare chi è ancora intrappolato e fermare possibili epidemie”, ha detto il ministro della Salute, Keheliya Rambukwella. Squadre mediche sono già arrivate nelle zone più colpite per tenere sotto controllo malattie come la dengue, favorite dall’acqua stagnante.
Un ciclone che parla di clima e nuove sfide
Il ciclone si è formato nel Golfo del Bengala, rafforzandosi rapidamente e spostandosi verso sud-ovest. “Eventi così violenti stanno diventando la norma”, spiega il climatologo Arjuna Jayawardena dell’Università di Colombo. Il legame con il cambiamento climatico nell’Oceano Indiano è ormai chiaro.
Il governo ha chiesto aiuto alla comunità internazionale. Dall’India e dalla Cina sono arrivati i primi aiuti: tende, medicine, squadre di soccorso. Ma la strada per tornare alla normalità sarà lunga e difficile.
Voci dal cuore della tragedia
Nelle campagne, dove l’acqua ha spazzato via risaie e piantagioni di tè, la disperazione si mescola alla paura del domani. “Abbiamo perso tutto, non sappiamo da dove ricominciare”, dice Lakshmi Fernando, agricoltrice di 47 anni del distretto di Kegalle. Le scuole sono chiuse in almeno 12 distretti. Molti bambini sono ospitati insieme alle famiglie nei centri di accoglienza.
Le ricerche dei dispersi non si fermano, con l’aiuto dei volontari. “Ogni giorno troviamo nuovi corpi, ma speriamo ancora di salvare qualcuno”, racconta un soccorritore della Croce Rossa srilankese.
Cosa ci aspetta nelle prossime settimane
Le previsioni danno un leggero miglioramento, ma il rischio di piogge intense rimane alto fino a fine dicembre. Le autorità invitano alla prudenza e chiedono a tutti di collaborare per facilitare i soccorsi.
Il Paese si interroga su come proteggere meglio le comunità costiere e rurali. “Serve un piano nazionale per prevenire queste tragedie”, ha ammesso il presidente Ranil Wickremesinghe durante una visita nelle zone colpite.
La conta delle vittime potrebbe ancora salire. Solo allora si potrà capire davvero quanto il ciclone Ditwah abbia colpito uno Sri Lanka già fragile.
