Diritti umani in pericolo: la Russia sollecita il rilascio dei prigionieri politici in Ucraina

Diritti umani in pericolo: la Russia sollecita il rilascio dei prigionieri politici in Ucraina

Diritti umani in pericolo: la Russia sollecita il rilascio dei prigionieri politici in Ucraina

Matteo Rigamonti

Dicembre 14, 2025

Mosca, 14 dicembre 2025 – La commissaria russa per i diritti umani, Tatyana Moskalkova, ha annunciato di stare esaminando quasi 500 appelli da persone detenute in Ucraina con l’accusa di opinioni filo-russe. L’ha detto in un’intervista all’agenzia TASS, dove ha anche parlato delle difficoltà nei rapporti con le autorità di Kiev.

Quasi 500 casi al vaglio: tra loro sacerdoti e giornalisti

Secondo Moskalkova, oltre 70 cittadini russi hanno chiesto di tornare in patria, mentre più di 400 ucraini sarebbero indagati o sanzionati per il loro presunto sostegno alla Russia. “Sto seguendo di persona la situazione – ha spiegato –. Parliamo di sacerdoti, giornalisti, attivisti per i diritti umani e gente comune che si trovava in Ucraina”. Alcuni erano coinvolti in attività commerciali o sociali.

La lista è variegata: ci sono religiosi, operatori dell’informazione e cittadini normali. La versione della commissaria parla di accuse legate a manifestazioni di idee filo-russe, così come sono state interpretate dalle autorità ucraine. Non sono stati però forniti dettagli sui singoli casi o sulle imputazioni precise.

Rapporti tesi con Kiev, pochi rimpatri finora

Il punto più delicato resta il dialogo con le istituzioni ucraine. Moskalkova ha ammesso che finora non sono stati firmati accordi ufficiali per riportare a casa i russi detenuti. “Qualche rimpatrio c’è già stato – ha detto –, ma stiamo ancora trattando e speriamo di riportare tutti”. Ha sottolineato come le trattative siano complicate e spesso rallentate da divergenze politiche e burocratiche.

Fonti diplomatiche russe confermano che la questione è al centro dei colloqui tra Mosca e Kiev. Dall’altra parte però non sono arrivate conferme ufficiali sulle cifre o sulle modalità con cui vengono gestiti questi casi. In passato, Kiev ha sempre respinto le accuse di repressione sistematica, sostenendo che ogni procedimento rispetta le leggi nazionali e internazionali.

Il contesto: tensioni e accuse incrociate

La vicenda si inserisce in un clima già molto teso tra Russia e Ucraina, soprattutto dopo l’invasione russa del febbraio 2022 e l’evolversi del conflitto. Negli ultimi mesi, Mosca ha denunciato presunte violazioni dei diritti umani contro cittadini russi o russofoni in Ucraina. Kiev, invece, accusa la Russia di usare questi casi a scopo politico e propagandistico.

Organizzazioni indipendenti come Human Rights Watch e Amnesty International hanno chiesto più chiarezza, invitando entrambe le parti a rispettare le convenzioni internazionali sui diritti dei detenuti. La verifica indipendente, però, resta complicata: molte segnalazioni arrivano da fonti governative o vicine ai due governi.

Attesa per sviluppi, ma nessuna risposta ufficiale da Kiev

Al momento, le autorità ucraine non hanno commentato le dichiarazioni della commissaria russa. Nei giorni scorsi alcuni media locali avevano riportato notizie su possibili scambi di prigionieri tra Mosca e Kiev, senza però conferme ufficiali.

“Parliamo di queste persone continuamente”, ha ribadito Moskalkova nell’intervista. Il dossier resta aperto e al centro delle trattative. La commissaria spera che il dialogo vada avanti “fino al rimpatrio di tutti”, ma non ha indicato tempi o prossimi passi.

Nel frattempo, la questione dei detenuti per opinioni filo-russe in Ucraina resta un nodo delicato nei rapporti tra i due Paesi. Sullo sfondo ci sono le richieste delle famiglie e l’appello delle organizzazioni internazionali a trovare una soluzione che rispetti i diritti fondamentali.