Roma, 14 dicembre 2025 – Questa mattina, nella Basilica di San Pietro, Papa Leone ha rivolto un messaggio chiaro e diretto alle istituzioni e alla società civile: “Sono molti a non capire ancora che da ogni caduta ci si deve rialzare”. Lo ha detto durante la messa del Giubileo dei detenuti, davanti a centinaia di persone, tra cui rappresentanti del mondo penitenziario, volontari e familiari dei reclusi. Il Pontefice ha rilanciato l’appello già espresso nella Bolla di indizione del Giubileo da Papa Francesco, chiedendo “forme di amnistia o di condono della pena”. “Confido – ha aggiunto – che in molti Paesi si darà seguito a questo suo desiderio”.
Un richiamo forte alle istituzioni sulla amnistia
Durante la celebrazione, iniziata poco dopo le 10, Papa Leone ha scelto parole semplici ma decise. Ha ricordato come il tema della detenzione sia tra i più delicati e spesso dimenticati nel dibattito pubblico. “Il Signore continua a ripeterci che l’unica cosa importante è che nessuno vada perduto”, ha detto, guardando i presenti. Il riferimento all’amnistia non è passato inosservato tra le autorità: il Papa ha chiesto di “dare seguito” al desiderio di Francesco, aprendo la strada a possibili provvedimenti di clemenza.
Carceri al collasso: sovraffollamento e diritti negati
Papa Leone non si è fermato a un appello generico. Ha puntato il dito sui problemi concreti delle carceri, a partire dal sovraffollamento. Secondo i dati del Ministero della Giustizia aggiornati a novembre 2025, nelle strutture italiane ci sono più di 61mila detenuti, a fronte di una capienza di poco più di 51mila posti. Questo vuol dire celle affollate, spazi stretti e condizioni spesso difficili. “L’impegno a garantire programmi educativi stabili e opportunità di lavoro è ancora insufficiente”, ha sottolineato il Papa. Solo una piccola parte dei reclusi può accedere a corsi o lavori organizzati.
La risposta delle istituzioni: prudenza e riflessione
Le parole del Pontefice hanno subito acceso qualche reazione tra le istituzioni. Il ministro della Giustizia, Giulia Severi, ha evitato di commentare direttamente l’ipotesi di amnistia, ma ha sottolineato che “il tema della dignità dei detenuti e della funzione rieducativa della pena resta centrale”. Fonti vicine al ministero hanno spiegato che “ogni proposta sarà valutata con attenzione”, anche considerando le tensioni politiche che da sempre accompagnano le discussioni su amnistia e indulto. Intanto, alcune associazioni di volontariato hanno apprezzato il richiamo del Papa. “Serve coraggio per cambiare strada”, ha detto Marco Bianchi, presidente di Antigone.
Giubileo dei detenuti: storie di fatica e speranza
La giornata in Vaticano è stata segnata da momenti di raccoglimento e testimonianze. Tra i banchi della Basilica, volti segnati dalla fatica e dalla speranza. Alcuni detenuti hanno raccontato le loro storie ai cronisti. “Non chiediamo sconti – ha detto Salvatore, 42 anni, recluso a Rebibbia – ma la possibilità di dimostrare che possiamo cambiare”. Marco, un altro giovane, ha aggiunto: “Qui dentro il tempo pesa. Ma sapere che qualcuno pensa a noi fa la differenza”.
Un appello che divide, ma riapre il dibattito
Il messaggio di Papa Leone arriva in un momento in cui il tema delle carceri torna spesso al centro dell’attenzione. Le statistiche sulle recidive – secondo l’ultimo rapporto Istat, oltre il 60% dei detenuti torna a delinquere entro cinque anni dalla scarcerazione – mostrano quanto sia difficile garantire un vero reinserimento. Eppure, il Pontefice insiste: “Da ogni caduta ci si deve rialzare”. Un invito che riguarda non solo le istituzioni, ma tutta la società. E che oggi ha riportato al centro del Giubileo i diritti e la speranza di chi vive dietro le sbarre.
