Napoli, 14 dicembre 2025 – Il Festival del management di Napoli, che si è chiuso ieri tra le sale gremite del Centro Congressi di via Partenope, ha riportato sotto i riflettori il tema del Temporary Management. Al centro del confronto, ancora una volta, le strategie per far crescere le piccole e medie imprese italiane. La necessità di rafforzare le competenze manageriali nelle PMI è un’urgenza che si fa sentire sempre di più. E proprio i manager temporanei – professionisti chiamati a guidare progetti specifici per un periodo limitato – sono visti da molti come la risposta più efficace per colmare quel divario gestionale che ancora pesa su tante aziende del nostro Paese.
Temporary Management, la risposta concreta per le PMI
Negli ultimi anni il Temporary Management ha preso piede come soluzione reale per molte PMI che faticano a trovare competenze manageriali di alto livello. “Il vantaggio – spiega Maurizio Quarta, managing partner di Temporary Management & Capital Advisors e vicepresidente di Confassociazioni Management – è doppio: si portano in azienda competenze specialistiche solo per il tempo che serve e si tengono sotto controllo i costi, evitando assunzioni a tempo indeterminato spesso troppo onerose”. Intervistato da Adnkronos/Labitalia, Quarta sottolinea come la domanda di manager temporanei cresca costantemente, spinta dalle sfide di innovazione, digitalizzazione e successione generazionale.
Leggi e iniziative: un percorso ancora a metà strada
Sul fronte delle leggi, la questione non è nuova. “Da tempo – ricorda Quarta – sia le istituzioni locali che quelle nazionali hanno capito l’importanza di regole a sostegno del Temporary Management nelle PMI”. Il primo passo concreto risale al 1997 con la legge regionale dell’Umbria n. 7193, che riconosceva il ruolo delle società specializzate nel settore, fissando criteri precisi: manager con esperienza, interventi mirati all’innovazione e obiettivi chiari.
Nel 2004, la Commissione Lavoro della Camera aveva messo a punto un disegno di legge (detto Camo-Lettieri) per offrire agevolazioni fiscali alle imprese che puntano sui manager temporanei. Ma il cammino a livello nazionale si è spesso bloccato per problemi politici e mancanza di fondi. Più decise alcune regioni come il Friuli Venezia Giulia, che con la legge regionale n. 4 del 2005 (la cosiddetta legge Bertossi) ha cercato di superare i limiti strutturali delle PMI – piccole dimensioni, scarsa capitalizzazione e poca managerializzazione – incentivando l’ingresso di manager a progetto per spingere su crescita, internazionalizzazione e riorganizzazione.
La proposta Giorgianni e i dubbi che restano
Oggi si parla della proposta di legge n. 2474, firmata dall’onorevole Letizia Giorgianni e altri. Il testo punta a introdurre agevolazioni fiscali per l’assunzione di dirigenti temporanei nelle PMI. L’obiettivo è chiaro: rafforzare le aziende e far emergere una nuova generazione di manager flessibili e orientati ai risultati.
Ma qualche punto critico non manca. L’articolo 3 fissa requisiti molto rigidi per accedere agli incentivi: solo dottori commercialisti iscritti all’albo o laureati magistrali in scienze economico-aziendali under 35 con almeno tre anni di esperienza possono essere considerati “dirigenti temporanei”. Una scelta che rischia di escludere molti manager con esperienza ma titoli diversi o più anziani. “La maggior parte degli incarichi oggi affidati dalle PMI – osserva Quarta – non rientrerebbe nei parametri previsti dalla legge”.
Il settore chiede più flessibilità e riconoscimento delle competenze
Dalle consultazioni tra associazioni manageriali e operatori emerge una richiesta netta: ampliare la definizione di Temporary Manager per includere anche direttori HR, CFO, direttori industriali e altre figure di vertice con almeno 10-15 anni di esperienza. “Nel mercato italiano – spiega Quarta – l’età media dei temporary manager è intorno ai 53 anni, con percorsi molto diversi tra loro”. Per riconoscere le competenze, si suggerisce di guardare non solo ai titoli accademici ma anche alle certificazioni di associazioni riconosciute come Aidp (per le risorse umane) o Andaf (per la finanza), in linea con le norme Uni Pdr 104:2021 e Uni11803:2021.
Credito d’imposta o contributi diretti? Il nodo delle risorse
Un altro tema caldo riguarda il tipo di incentivo. Molte PMI preferirebbero contributi diretti per coprire i costi dei progetti di Temporary Management, soprattutto quando le risorse scarseggiano. Però, come già successo in passato, il legislatore sembra più orientato al credito d’imposta, considerato più sostenibile per le coperture finanziarie.
In attesa che la proposta Giorgianni arrivi in Parlamento, il settore resta in attesa di una legge che risponda davvero ai bisogni delle imprese. “Il testo ha spunti interessanti – conclude Quarta – ma serve un approccio più concreto e aderente al mercato per far decollare davvero il Temporary Management nelle PMI italiane”.
