Meloni: il governo resiste, ignorate le polemiche sul referendum

Meloni: il governo resiste, ignorate le polemiche sul referendum

Meloni: il governo resiste, ignorate le polemiche sul referendum

Matteo Rigamonti

Dicembre 14, 2025

Roma, 14 dicembre 2025 – «Fregatevene della Meloni, questo governo resta in carica fino alla fine della legislatura. I governi passano, ma le leggi restano e cambiano la vostra vita. Votate per voi stessi e per i vostri figli». Così, ieri pomeriggio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato del prossimo referendum sulla riforma della giustizia durante il suo intervento ad Atreju, l’appuntamento tradizionale organizzato da Fratelli d’Italia a Roma. Un appello diretto, quasi amichevole, rivolto agli italiani chiamati a decidere sulla separazione delle carriere dei magistrati, il nodo centrale della riforma.

Giustizia in primo piano: il referendum che divide

Nel suo discorso, la premier ha insistito: «È importante confermare la riforma della Giustizia al referendum», sottolineando che il voto non deve essere visto come una questione personale o di partito. «Votate per voi stessi e per il futuro del Paese», ha ribadito Meloni dal palco, davanti a un pubblico attento e coinvolto. Il punto è chiaro: la riforma vuole cambiare profondamente la struttura della magistratura italiana, separando chi fa il giudice da chi fa il pubblico ministero.

Per la presidente del Consiglio, questa è una svolta «attesa da decenni», come ha spiegato durante l’evento. La riforma, già approvata dal Parlamento, sarà sottoposta al giudizio degli italiani con un referendum confermativo previsto per la prossima primavera. Una consultazione che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe dare il via libera definitivo a un cambiamento importante.

Il caso Garlasco e un monito alla memoria

Nel suo intervento, Meloni ha richiamato alla mente un episodio di cronaca che ha segnato l’opinione pubblica: «Votate perché non possa più succedere una vergogna come quella di Garlasco». Il riferimento è all’omicidio di Chiara Poggi, nel 2007 in provincia di Pavia, e alle lunghe e complicate vicende giudiziarie che ne sono seguite. Un richiamo che mette in luce le criticità del sistema attuale e la necessità – secondo la premier – di assicurare più chiarezza e trasparenza nei processi.

Il pubblico ha risposto con applausi alle parole di Meloni, che ha scelto di rivolgersi direttamente a famiglie, giovani ed elettori indecisi. «Non votate pensando a me o a questo governo, ma al futuro dei vostri figli», ha detto, mostrando una certa consapevolezza del clima politico che si respira.

Le reazioni in Parlamento e lo scontro politico

Le parole della premier hanno subito acceso il dibattito tra le forze politiche. Dal Partito Democratico è arrivata una risposta netta: «La riforma rischia di mettere a rischio l’indipendenza della magistratura», ha detto Chiara Braga, capogruppo alla Camera. Più cauta la posizione del Movimento 5 Stelle, che chiede «un confronto serio e senza forzature», come spiegato dal vicepresidente Riccardo Ricciardi.

Nel centrodestra, invece, si punta all’unità. «È una battaglia di civiltà che portiamo avanti da anni», ha affermato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, presente ad Atreju. Per Nordio, la separazione delle carriere è «un passo necessario per rafforzare la fiducia dei cittadini nella giustizia».

Verso il voto: la strada del referendum

Il referendum sulla riforma della giustizia dovrebbe tenersi tra aprile e maggio 2026, secondo quanto filtrato da fonti parlamentari. Nei prossimi mesi sono previste campagne informative e dibattiti pubblici tra chi sostiene e chi contesta la riforma. Il governo punta a coinvolgere gli italiani con incontri nelle principali città: Milano, Napoli, Palermo sono già in calendario.

Secondo gli ultimi sondaggi di istituti come SWG e Ipsos, l’attenzione sul tema resta alta, ma cresce anche il numero di chi non ha ancora deciso. Solo con l’avvicinarsi del voto si capirà se l’appello di Meloni avrà convinto.

Oltre la politica: la sfida sulla fiducia nelle istituzioni

«I governi passano, ma le leggi restano», ha ripetuto più volte Meloni durante l’incontro. Un messaggio che sposta il dibattito dalla politica alle istituzioni. Ma proprio la personalizzazione dello scontro rischia di dividere ancora di più l’opinione pubblica.

Per ora, resta certo che la campagna referendaria sarà intensa. Sullo sfondo, c’è la questione della fiducia nelle istituzioni e nella giustizia: un tema che, come mostra il caso Garlasco, continua a toccare corde profonde nel Paese.