Roma Capitale: fondi certi grazie all’emendamento del governo

Roma Capitale: fondi certi grazie all'emendamento del governo

Roma Capitale: fondi certi grazie all'emendamento del governo

Matteo Rigamonti

Dicembre 14, 2025

Roma, 14 dicembre 2025 – Dal 2026 Roma Capitale non farà più parte del Fondo di solidarietà comunale con le regole attuali, che si basano sulla differenza tra capacità fiscali e fabbisogni standard. Lo prevede un emendamento del governo inserito nella manovra economica, pensato per assicurare al Campidoglio risorse certe e una gestione finanziaria più stabile. La scelta, spiegano fonti di Palazzo Chigi, prende in considerazione il “ruolo particolare riconosciuto a Roma dalla Costituzione”, come si legge nella relazione tecnica allegata al provvedimento.

Perequazione, addio al calcolo annuale: arrivano importi fissi per Roma

Il cambiamento riguarda il cuore del sistema di perequazione tra Comuni. Fino a oggi, per Roma – come per tutte le altre città – si calcolava ogni anno quanto il Comune poteva incassare con le tasse locali rispetto ai bisogni standard della popolazione. Dal prossimo anno, invece, per la Capitale saranno stabiliti importi fissi sia per i versamenti sia per la quota di perequazione destinata al Fondo. Secondo il governo, questo dovrebbe “semplificare i flussi finanziari” e mettere fine alle incertezze legate alle variazioni annuali dei parametri.

La novità è stata accolta con attenzione in Campidoglio. “È un riconoscimento della specificità di Roma”, ha detto un funzionario dell’assessorato al Bilancio, sottolineando come la città abbia esigenze e costi diversi rispetto agli altri Comuni italiani. La questione era da tempo sul tavolo, con confronti continui tra Comune e Ministero dell’Economia.

La quota Imu dedicata: 217 milioni all’anno per Roma

Oltre al nuovo metodo di perequazione, l’emendamento introduce una quota fissa di Imu – l’imposta municipale sugli immobili – che sarà trattenuta direttamente dall’Agenzia delle Entrate e destinata al Fondo di solidarietà comunale. L’importo è stato fissato a 217.035.438 euro all’anno, una cifra che, secondo la relazione tecnica, garantirà stabilità sia alle casse di Roma sia al sistema nazionale di perequazione.

Fissare una quota Imu specifica per la Capitale serve a evitare squilibri nei trasferimenti tra Comuni, soprattutto in un momento in cui molte amministrazioni locali fanno fatica a chiudere i bilanci. “È una soluzione che dà certezze a tutti”, ha spiegato un dirigente del Ministero dell’Economia, ricordando come negli ultimi anni le oscillazioni delle entrate abbiano creato non pochi problemi nella programmazione finanziaria.

Roma, un ruolo speciale riconosciuto dalla Costituzione

L’esclusione di Roma dal meccanismo ordinario del Fondo di solidarietà comunale arriva dopo anni di dibattiti sul ruolo della Capitale nel sistema istituzionale italiano. La Costituzione, all’articolo 114, assegna a Roma uno status particolare, ma tradurre questo in fatti concreti è sempre stato complicato e fonte di discussioni politiche e tecniche.

Negli ultimi mesi il tema è tornato al centro dell’attenzione, soprattutto in vista della manovra economica 2026. Il sindaco Roberto Gualtieri ha più volte chiesto al governo una soluzione che tenesse conto delle “peculiarità gestionali” della città, dalla gestione dei grandi eventi internazionali ai servizi pubblici su scala metropolitana. “Roma non può essere trattata come un Comune qualunque”, ha detto Gualtieri in una recente intervista.

Reazioni divise e scenari aperti

Le prime reazioni nei gruppi consiliari sono state caute. L’opposizione chiede chiarezza sui criteri con cui saranno fissati gli importi e sulle ripercussioni per i servizi ai cittadini. “Staremo attenti che questa novità non si trasformi in tagli mascherati”, ha avvertito un consigliere di minoranza. Dall’altra parte, la maggioranza parla di “passo avanti verso l’autonomia finanziaria della Capitale”.

Resta da vedere come questa scelta influenzerà i rapporti tra Roma e gli altri Comuni italiani. Molti piccoli centri, infatti, dipendono proprio dal Fondo di solidarietà per garantire i servizi essenziali. Il governo assicura che “non ci saranno penalizzazioni”, ma il dibattito resta aperto.

Solo nei prossimi mesi, con l’approvazione definitiva della manovra e i primi decreti attuativi, si potranno capire gli effetti concreti della riforma. Per ora, a Palazzo Senatorio si respira un cauto ottimismo: “Finalmente – ha confidato un assessore – avremo regole chiare e risorse certe”.