Tagli alla Rai e alle tv locali: cosa prevede la nuova manovra economica?

Tagli alla Rai e alle tv locali: cosa prevede la nuova manovra economica?

Tagli alla Rai e alle tv locali: cosa prevede la nuova manovra economica?

Giada Liguori

Dicembre 14, 2025

Roma, 14 dicembre 2025 – Il mondo dell’audiovisivo italiano si trova di nuovo sotto pressione. Il governo ha deciso un altro giro di tagli nelle risorse, inseriti nella manovra economica per il triennio 2026-2028. Dopo le polemiche sul finanziamento al cinema, stavolta a pagare il conto sono le emittenti pubbliche e locali: la Rai perderà 10 milioni all’anno, mentre le tv locali dovranno fare a meno di 20 milioni ogni anno. Un colpo duro, che le associazioni di categoria definiscono potenzialmente devastante per centinaia di aziende e migliaia di posti di lavoro.

Tagli pesanti per Rai e tv locali: i numeri e le prime reazioni

Gli emendamenti approvati parlano chiaro: in tre anni la Rai dovrà fare a meno di 30 milioni, le tv locali di 60 milioni. La stretta riguarda soprattutto il gettito dell’abbonamento per gli esercizi commerciali. Rimane invece confermato il fondo da 110 milioni all’anno per il pluralismo e l’innovazione digitale. “Questa scelta mette a rischio la sopravvivenza di molte imprese, migliaia di posti di lavoro e il pluralismo dell’informazione”, hanno detto in una nota Confindustria Radio Tv, Aeranti-Corallo e Alpi. Le associazioni chiedono di tornare indietro e di rispettare le competenze del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

La maggioranza scricchiola, tensioni nel governo

Nonostante la linea ufficiale del governo, dentro la maggioranza si sentono forti malumori. Il Ministero del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, ha espresso – secondo fonti interne – una “netta contrarietà” ai tagli sulle tv locali, giudicandoli “intollerabili”. Dall’altra parte, il sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini, ha assicurato che “c’è un forte impegno a sostenere tutto il settore”. Barachini ha ricordato che la manovra deve rispettare i vincoli europei sul deficit, ma ha sottolineato che l’informazione resta “un asset strategico”. Un equilibrio difficile da mantenere, tra soldi che mancano e la necessità di difendere il comparto.

Rai in allarme: il nodo del canone e la capacità produttiva

I tagli alla Rai si sommano a un problema ormai noto: il mancato recupero completo del gettito dal canone. La nuova manovra punta a razionalizzare i costi di gestione, ma i vertici della tv pubblica avvertono che questo potrebbe pesare sulla capacità di produzione e sulla competitività, soprattutto per i grandi eventi. La presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia (M5s), non ha usato mezzi termini: “Meloni continua il gioco al massacro sulla Rai”, ha detto la senatrice.

Fondo per il pluralismo: più soldi in generale, ma meno per le tv locali

Il Fondo per il pluralismo cresce di 40 milioni all’anno, ma la fetta che va alle tv locali si riduce di 20 milioni. In compenso, aumenta di 60 milioni la parte gestita da Palazzo Chigi, che sostiene anche l’editoria. Un’operazione che non convince le imprese del settore. “Apprezziamo l’attenzione, ma le risorse sono comunque insufficienti”, ha detto Andrea Riffeser Monti, presidente della Fieg. Secondo lui, “il governo non sembra capire la profondità della crisi dell’informazione, soprattutto quella locale, che mette a rischio il lavoro di oltre 90 mila persone”.

Cinema e audiovisivo: tagli ridotti, ma la tensione resta alta

Sul fronte del cinema e dell’audiovisivo, la manovra ha ridotto i tagli da 150 a 90 milioni, portando le risorse per il 2026 a 610 milioni. Il testo iniziale prevedeva invece 550 milioni per il 2026 e 500 per il 2027. Nonostante il recupero, l’Associazione dei produttori dell’audiovisivo avverte che “questo non basta a garantire la sopravvivenza del settore”. Il taglio effettivo, unito alle nuove regole sui budget annuali, arriva a 250 milioni. “Se non cambia nulla – spiegano i produttori – molte produzioni previste in Italia rischiano di fermarsi già dalla prossima primavera”.

L’allarme delle maestranze e le prossime mosse

La tensione si fa sentire anche tra i lavoratori del settore. Al momento, secondo i dati del Ministero della Cultura, sono solo 33 i set attivi in Italia. Un calo che ha spinto tecnici e maestranze a organizzare un’assemblea nazionale domenica prossima a Roma. Si parlerà di come salvare posti di lavoro e produzioni. In attesa di eventuali modifiche alla manovra, il mondo dell’audiovisivo italiano si prepara a mesi difficili, con i nervi tesi e molte incognite sul futuro del pluralismo informativo.