Un tributo emozionante a Vera Jarach, simbolo di speranza delle Madri di Plaza de Mayo

Un tributo emozionante a Vera Jarach, simbolo di speranza delle Madri di Plaza de Mayo

Un tributo emozionante a Vera Jarach, simbolo di speranza delle Madri di Plaza de Mayo

Matteo Rigamonti

Dicembre 14, 2025

Buenos Aires, 14 dicembre 2025 – Le ceneri di Vera Vigevani Jarach, storica attivista delle Madri di Plaza de Mayo e figura chiave della memoria collettiva argentina, sono state disperse sabato nelle acque del Rio de La Plata. La cerimonia, semplice ma carica di significato, si è svolta davanti al Museo della Memoria di Buenos Aires, un luogo simbolo della lotta contro la dittatura militare. Un gesto che ha voluto idealmente riportare Vera accanto ai tanti desaparecidos gettati in quelle acque negli anni più bui della storia del Paese, tra cui la figlia Franca, scomparsa nel 1976.

Un addio tra ricordo e dolore

Sabato mattina, poco dopo le 10, una piccola folla si è raccolta davanti al Museo della Memoria, nell’ex ESMA, il centro di detenzione e tortura più noto del regime militare. C’erano familiari, amici, compagne di lotta e rappresentanti delle istituzioni. Tra loro, Tati Almeida, voce storica delle Madri, ha ricordato la forza e la determinazione di Vera: “Non ha mai smesso di cercare la verità per sua figlia e per tutti i figli scomparsi”. La nipote di Vera ha letto una lettera inviata dai parenti rimasti a Milano, parole semplici che hanno commosso i presenti.

Il legame con il Rio de La Plata

Disperdere le ceneri nel Rio de La Plata non è stato un caso. Proprio in quelle acque, tra il 1976 e il 1983, centinaia di oppositori del regime vennero gettati durante i famigerati “voli della morte”. Vera aveva perso la figlia Franca così: sequestrata il 25 giugno 1976 e mai più ritrovata. “È come se oggi Vera potesse finalmente stringere Franca in un abbraccio che la dittatura aveva spezzato”, ha detto una delle Madri presenti. Il rito si è svolto in silenzio, con gesti misurati. Solo alla fine qualcuno ha lasciato cadere un fiore bianco sull’acqua.

Dall’Italia all’Argentina, una vita segnata dall’esilio

Nata a Milano nel 1928 in una famiglia di origine ebraica, Vera era arrivata in Argentina alla fine degli anni Trenta, in fuga dalle leggi razziali del fascismo. Il nonno materno, rimasto in Italia, fu deportato ad Auschwitz, dove trovò la morte. “La storia della nostra famiglia è fatta di fughe e di assenze”, ha raccontato la nipote durante la cerimonia. In Argentina Vera aveva trovato una nuova casa, ma anche nuove ferite: la perdita della figlia e la necessità di trasformare quel dolore in impegno civile.

Giornalista e madre coraggio

Per anni Vera ha lavorato come giornalista all’ufficio ANSA di Buenos Aires, occupandosi soprattutto di cultura. Dopo il sequestro della figlia, però, ha deciso di dedicarsi completamente alla ricerca della verità sui desaparecidos. È stata tra le fondatrici delle Madri di Plaza de Mayo, il movimento nato nel 1977 che ancora oggi chiede giustizia per le vittime della dittatura. “Era una donna che sapeva ascoltare”, ha ricordato un collega dell’ANSA presente alla commemorazione. “Ma sapeva anche farsi sentire”.

Un’eredità che non si spegne

La cerimonia si è conclusa poco dopo mezzogiorno. Alcuni hanno lasciato un biglietto o una fotografia sulla riva del fiume. Altri sono rimasti in silenzio, a guardare l’acqua scura del Rio de La Plata. “Vera ci ha insegnato che la memoria non è solo ricordo, ma azione”, ha detto Tati Almeida prima di andarsene. In Argentina, il nome di Vera Vigevani Jarach resta legato a doppio filo alla lotta per i diritti umani e alla ricerca instancabile della verità. Un’eredità che – come le onde del fiume – continua a muoversi senza sosta.