Zangrillo: il flop clamoroso dello sciopero Cgil con solo il 4,4% di adesioni

Zangrillo: il flop clamoroso dello sciopero Cgil con solo il 4,4% di adesioni

Zangrillo: il flop clamoroso dello sciopero Cgil con solo il 4,4% di adesioni

Giada Liguori

Dicembre 14, 2025

Roma, 14 dicembre 2025 – Il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, non ha usato mezzi termini per definire “un flop” lo sciopero nazionale indetto dalla Cgil. I dati sull’adesione tra i lavoratori pubblici, ha detto, sono stati “disastrosi”. La sua presa di posizione è arrivata nel tardo pomeriggio, con una nota diffusa dal ministero, mentre ancora si attendevano i numeri ufficiali completi.

Zangrillo: “Solo il 4,4% ha aderito, la Cgil deve riflettere”

Secondo il ministro, alle 18.30 il monitoraggio su circa metà dei dipendenti pubblici mostrava un’adesione del 4,4%. “Nemmeno metà degli iscritti alla Cgil ha scioperato”, ha sottolineato Zangrillo. E ha aggiunto: “Mi tengo largo, perché alla fine potrebbe essere anche meno della metà”. Un dato che, secondo lui, “smonta senza appello l’operazione politica messa in piedi dalla Cgil e dal suo segretario, Maurizio Landini”.

Il riferimento è alla mobilitazione lanciata dal sindacato di Landini, che nelle ultime settimane ha chiamato alla protesta lavoratori pubblici e privati contro le politiche del governo Meloni. Ma Zangrillo insiste: “Questo risultato conferma che la maggior parte degli italiani continua a dare fiducia al governo che ha scelto e che intende sostenere”.

Lo scontro sulla linea sindacale: “Serve una riflessione”

Nel corso della giornata, la tensione tra governo e sindacati si è fatta sentire anche nei toni. Zangrillo ha evidenziato che la scarsa partecipazione è un chiaro segnale: “Dimostra quanto sia ormai lontana dalla realtà una certa linea sindacale, più attenta alla visibilità politica che alla difesa dei diritti”. Ha poi invitato la Cgil a fare un passo indietro: “Quando un sindacato non riesce a coinvolgere neanche tutti i suoi iscritti, vuol dire che qualcosa non va. È legittimo chiedersi se non sia ora di una leadership che pensi più agli interessi reali dei lavoratori e meno alle ambizioni politiche”.

La nota del ministero è arrivata mentre in diverse città italiane andavano in scena presidi e cortei organizzati dalla Cgil. A Roma, in piazza Santi Apostoli, alcune centinaia di persone hanno sfilato dietro gli striscioni del sindacato. Scene simili si sono viste a Milano e Napoli, anche se – secondo le prime stime – la partecipazione è stata più bassa rispetto ad altre mobilitazioni degli ultimi anni.

La risposta della Cgil e il braccio di ferro sui numeri

La Cgil non ha ancora diffuso dati ufficiali sull’adesione nel pubblico impiego. Fonti vicine al sindacato però contestano i numeri del ministero, parlando di un “tentativo di minimizzare il disagio reale” e ribadendo che la protesta resta “un segnale importante di malessere”. In serata, il segretario generale Maurizio Landini ha evitato una replica diretta alle parole di Zangrillo, limitandosi a dire che “la mobilitazione andrà avanti finché il governo non ascolterà le richieste dei lavoratori”.

Il confronto sulle cifre resta aperto. In passato, in occasioni di altri scioperi generali, i dati forniti dalle amministrazioni pubbliche hanno spesso scatenato polemiche con i sindacati. Anche questa volta, le due versioni sembrano destinate a non incontrarsi.

Governo e sindacati, un clima sempre più teso

La giornata di oggi conferma il clima di scontro tra l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni e le principali sigle sindacali. Sullo sfondo restano questioni irrisolte come il rinnovo dei contratti pubblici, il salario minimo e le politiche fiscali. Proprio su questi temi la Cgil ha già annunciato nuove iniziative per le prossime settimane.

Intanto, Zangrillo ha ribadito la posizione del governo: “La grande maggioranza degli italiani continua a darci fiducia”. Una frase che racconta bene il momento politico. Ma nelle piazze di oggi si sono sentite altre voci. Alcuni manifestanti hanno parlato di “un malcontento che cresce”, altri di “una distanza sempre più grande tra chi governa e chi lavora”.

Solo nei prossimi giorni si potrà capire davvero l’impatto della protesta. Ma la polemica sulle cifre – e sul ruolo dei sindacati – sembra destinata a durare ancora.