Antartide occidentale: il rischio di mari inondati da ghiacci in scioglimento

Antartide occidentale: il rischio di mari inondati da ghiacci in scioglimento

Antartide occidentale: il rischio di mari inondati da ghiacci in scioglimento

Matteo Rigamonti

Dicembre 15, 2025

Roma, 15 dicembre 2025 – Il destino dei ghiacci dell’Antartide occidentale preoccupa sempre di più gli scienziati di tutto il mondo. Fabio Florindo, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha lanciato un allarme chiaro: se questi ghiacci si sciogliessero completamente, il livello dei mari potrebbe salire di circa 5 metri. Il tema è stato al centro di un incontro pubblico organizzato da ANSA, dove Florindo ha presentato le ultime scoperte emerse dagli studi degli ultimi decenni.

Antartide occidentale, la bomba a orologeria del mare

Il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti, ma nelle aree polari si fa sentire con più forza”, ha detto Florindo, mettendo in luce cosa sta succedendo proprio nell’Antartide occidentale. I dati raccolti dal 1990 al 2024, grazie a spedizioni e satelliti, mostrano un’accelerazione preoccupante dello scioglimento dei ghiacci. “Se questa calotta dovesse crollare, si rivelerebbe un vasto arcipelago oggi nascosto sotto chilometri di ghiaccio”, ha aggiunto.

Le stime presentate parlano chiaro: la sola parte occidentale dell’Antartide potrebbe far salire il livello dei mari di circa 5 metri. Un cambiamento che, se si concretizzasse, rivoluzionerebbe completamente le coste di tutto il pianeta. “Questa è la zona più a rischio, perché l’oceano sta erodendo la calotta proprio dal basso”, ha sottolineato Florindo.

Cosa ci aspetta: scenari e conseguenze

Il presidente dell’INGV ha descritto tre possibili strade per il futuro del clima, legate alle emissioni di CO2. Nel migliore dei casi, con tagli drastici alle emissioni, si potrebbe contenere l’aumento del livello del mare. Ma senza interventi seri, “potremmo vedere un innalzamento fino a un metro lungo le coste entro la fine del secolo”, ha spiegato.

Un simile scenario avrebbe conseguenze pesantissime: “L’impatto sociale sarebbe enorme nei prossimi decenni”, ha detto Florindo. Le grandi città costiere, da Venezia a New York, rischiano di essere sommerse o comunque stravolte. Secondo l’IPCC, oltre 800 milioni di persone vivono in zone costiere vulnerabili a queste variazioni.

La politica ha l’ultima parola

Florindo ha chiarito che la scelta delle azioni da prendere è politica. “Noi scienziati dobbiamo mettere sul tavolo i dati giusti, ma poi spetta ai governi decidere come muoversi”, ha detto. In Europa, il tema è già all’ordine del giorno: la Commissione UE ha stanziato fondi per la ricerca e per proteggere le coste dagli effetti del cambiamento climatico.

“Guardando al passato, è evidente che il livello del mare sta salendo sempre più velocemente”, ha ricordato Florindo. Le rilevazioni satellitari mostrano che negli ultimi vent’anni la crescita si è quasi raddoppiata rispetto al secolo scorso.

La scienza e l’urgenza di agire

Durante l’incontro organizzato da ANSA, il presidente dell’INGV ha risposto alle domande del pubblico sulle possibili soluzioni. “Non ci sono risposte facili”, ha ammesso, “ma ridurre le emissioni di CO2 è la priorità assoluta”. Un recente studio pubblicato su Nature Climate Change nel novembre 2024 conferma che ogni decennio perso senza azioni concrete aumenta il rischio di superare punti di non ritorno nei ghiacci polari.

Florindo ha chiuso con un appello: “Non possiamo ignorare questi segnali. L’Antartide ci sta mostrando cosa succede se non cambiamo strada”. Ma spesso, ha osservato, solo quando i danni saranno evidenti anche lontano dai poli la politica si sentirà costretta a intervenire. Nel frattempo, la ricerca continua a monitorare ogni variazione, con dati e scenari che non lasciano spazio a illusioni.

Il futuro delle coste di tutto il mondo dipende anche da quello che succede nei ghiacci dell’Antartide occidentale. E il tempo per agire si sta facendo sempre più breve.