Pechino, 15 dicembre 2025 – Le vendite al dettaglio in Cina rallentano bruscamente a novembre, segnando un aumento dell’1,3%: il dato più basso dall’inizio della pandemia. Lo comunica oggi l’Ufficio nazionale di statistica, che aggiorna un quadro già segnato da una domanda interna fiacca. Dopo il +2,9% di ottobre, questo calo delude le aspettative degli analisti, che puntavano a un risultato simile al mese precedente. Dietro a tutto, resta una pressione deflazionistica che pesa sull’economia.
Vendite al dettaglio in frenata: la domanda resta debole
I numeri parlano chiaro: la crescita delle vendite al dettaglio si è fermata a +1,3% su base annua. Un segnale evidente della prudenza dei consumatori. “La ripresa nei consumi è ancora fragile”, ha ammesso un funzionario dell’Ufficio nazionale di statistica. Le famiglie, insicure sul lavoro e preoccupate per il futuro, preferiscono tenere i cordoni della borsa stretti. A Pechino, in quartieri come Wangfujing, i negozi registrano meno clienti rispetto allo stesso periodo del 2024.
Produzione industriale: la crescita rallenta
Anche la produzione industriale mostra segni di affanno. A novembre l’aumento si ferma al 4,8% su base annua, leggermente sotto il 4,9% di ottobre e lontano dal 5% atteso dagli esperti. “Il manifatturiero soffre per la domanda globale debole e le tensioni commerciali”, spiega un analista della Bank of China. A Shenzhen e Guangzhou, le grandi fabbriche hanno visto calare gli ordini dall’estero. Solo alcune aziende nel settore tecnologico e alimentare tengono botta.
Investimenti fissi in calo: peggiora la situazione
Non va meglio sul fronte degli investimenti fissi. Nei primi undici mesi del 2025 il calo è del 2,6%, peggio rispetto al -1,7% dei dieci mesi precedenti. Infrastrutture e mercato immobiliare arrancano, con molti progetti messi in pausa o ridimensionati. “Le imprese sono caute a impegnarsi sul lungo termine”, commenta un dirigente edilizio di Shanghai. Il settore immobiliare, già in crisi da mesi, resta uno dei talloni d’Achille dell’economia cinese.
Disoccupazione urbana stabile, ma crescono le difficoltà
Il tasso di disoccupazione nelle città si mantiene stabile al 5,1%, secondo l’Ufficio nazionale di statistica. Un dato che però non racconta tutta la verità, soprattutto per i giovani laureati e i lavoratori migranti. Nei sobborghi di Pechino e Shanghai, molti centri per l’impiego segnalano un aumento delle richieste di aiuto. “Trovare un lavoro stabile è sempre più difficile per i giovani”, racconta un operatore sociale della capitale.
Prezzi delle case in picchiata nelle grandi città
Anche il mercato immobiliare non dà segnali di ripresa. I prezzi delle nuove abitazioni nelle 70 città principali sono calati del 2,4% rispetto a un anno fa, un calo più marcato rispetto al -2,2% dei mesi precedenti. A Guangzhou e Chengdu, gli agenti immobiliari parlano di meno compravendite e di una maggiore offerta di case invendute. “I compratori aspettano che i prezzi scendano ancora”, spiega un agente di Tianhe.
I dati di novembre tracciano il quadro di un rallentamento che coinvolge tutta la seconda economia mondiale. Le autorità cinesi, secondo fonti interne, stanno pensando a nuove misure per sostenere consumi e investimenti. Ma la strada verso una vera ripresa resta lunga e incerta.
