Energia rinnovabile in Ue: un terzo trimestre da record con quasi il 50% di produzione

Energia rinnovabile in Ue: un terzo trimestre da record con quasi il 50% di produzione

Energia rinnovabile in Ue: un terzo trimestre da record con quasi il 50% di produzione

Giada Liguori

Dicembre 15, 2025

Bruxelles, 15 dicembre 2025 – Nel terzo trimestre del 2025, quasi metà dell’elettricità prodotta in Europa è arrivata da fonti rinnovabili. Lo dicono i dati pubblicati oggi da Eurostat: tra luglio e settembre, il 49,3% dell’energia elettrica netta generata nei Paesi Ue è stata pulita. Un balzo del 3,8% rispetto allo stesso periodo del 2024, quando la quota si fermava al 47,5%. Per gli esperti, è un segnale chiaro: la strada verso un sistema energetico più sostenibile continua a farsi più solida.

Danimarca e Austria spingono più forte sulla svolta verde

In cima alla classifica c’è sempre la Danimarca, che nel trimestre ha prodotto il 95,9% dell’elettricità da fonti rinnovabili. Dietro, a poca distanza, ci sono Austria (93,3%) ed Estonia (85,6%). “Puntiamo a liberarci del tutto dai combustibili fossili entro il 2030”, ha detto Lars Aagaard, ministro dell’Energia danese, commentando i dati. In Austria la crescita arriva soprattutto dall’idroelettrico e dal solare: “Stiamo investendo molto anche nell’eolico”, ha aggiunto la ministra Leonore Gewessler.

Italia sopra la media, Malta fanalino di coda

Per quanto riguarda l’Italia, i numeri Eurostat la mettono leggermente sopra la media europea nella produzione di elettricità rinnovabile. Il dato preciso non è stato reso noto, ma fonti del Ministero dell’Ambiente confermano che il trend è positivo. “Il fotovoltaico sta spingendo forte”, ha spiegato un funzionario del MASE. In fondo alla classifica ci sono invece Malta (16,6%), Repubblica Ceca (19,7%) e Slovacchia (21,1%), dove le rinnovabili faticano ancora a decollare. “Le dimensioni ridotte dell’isola e la scarsità di risorse naturali sono un grosso limite”, ha ammesso il ministro maltese Miriam Dalli.

Crescite record in Estonia, Lettonia e Austria

Tra i Paesi che hanno fatto i salti più grandi rispetto al 2024 spiccano Estonia (+20,6 punti percentuali), Lettonia (+18,9) e ancora Austria (+16,3). In Estonia il salto è arrivato grazie a nuovi parchi eolici aperti tra Tallinn e Pärnu. “Abbiamo snellito le autorizzazioni”, ha spiegato la premier Kaja Kallas. In Lettonia, invece, sono stati gli investimenti sull’idroelettrico a fare la differenza.

Solare ed eolico fanno la parte del leone

A livello europeo, la maggior parte dell’elettricità rinnovabile arriva dal solare (38,3%), seguito dall’eolico (30,7%) e dall’idroelettrico (23,3%). Più indietro i combustibili rinnovabili (7,2%) e la geotermia (0,5%). “Il solare sta vivendo una crescita senza precedenti”, ha osservato un analista di Eurostat. In Italia, secondo i dati del GSE aggiornati a ottobre, il fotovoltaico ha superato i 30 GW di potenza installata.

Obiettivi ambiziosi, ma restano sfide importanti

Nonostante i passi avanti del 2025, qualche problema resta. La Commissione europea vuole arrivare almeno al 55% di energia rinnovabile entro il 2030. “Siamo sulla buona strada, ma bisogna accelerare”, ha ammesso il vicepresidente Frans Timmermans in un recente incontro a Bruxelles. Il divario tra Paesi è ancora netto: mentre nel Nord Europa le rinnovabili sono ormai la norma, in alcune zone dell’Est e del Sud la transizione procede a rilento.

Transizione energetica: tra investimenti e ostacoli da superare

Gli esperti sottolineano che per mantenere il passo serviranno più investimenti nelle reti intelligenti e nei sistemi di accumulo. “La vera sfida è integrare fonti intermittenti come sole e vento”, spiega un tecnico di Terna. Intanto, le prime stime per il quarto trimestre indicano che la quota di energia pulita potrebbe crescere ancora, grazie a un autunno più mite che favorisce il solare.

La fotografia di Eurostat mostra un’Europa che sta cambiando pelle: più verde, più attenta all’ambiente, ma ancora con forti differenze tra territori. Eppure, come ricordano a Bruxelles, solo una transizione condivisa potrà garantire sicurezza energetica e competitività negli anni a venire.