Bologna, 15 dicembre 2025 – Immaginare un’esperienza positiva può davvero cambiare il modo in cui il cervello registra le informazioni, influenzando la motivazione e le scelte di tutti i giorni. A dirlo è uno studio pubblicato su Nature Communications dall’Università del Colorado a Boulder insieme all’Istituto Max Planck per le scienze cognitive e del cervello umano di Lipsia. La ricerca, condotta tra Stati Uniti e Germania, fa luce sul ruolo attivo dell’immaginazione nei processi di apprendimento e nelle decisioni che prendiamo.
Quando il cervello non fa distinzione tra reale e immaginato
I ricercatori hanno scoperto che il cervello impara dalle esperienze immaginate in modo molto simile a come fa con quelle reali. “Abbiamo visto che si può imparare anche da ciò che immaginiamo, e il cervello reagisce quasi come se fosse successo davvero”, spiega Roland Benoit, professore associato di Psicologia e neuroscienze all’Università del Colorado. Un dato confermato dai test fatti su 50 volontari adulti.
L’esperimento: 50 persone, risonanza magnetica e immaginazione
Nel dettaglio, i partecipanti dovevano indicare 30 persone che conoscevano, dividendo i nomi in tre gruppi: graditi, neutri o sgraditi. Poi, durante una sessione di risonanza magnetica funzionale, hanno immaginato con grande dettaglio di vivere un’esperienza positiva o negativa con quelle considerate “neutre”. Le prove sono state fatte nei laboratori dell’Università del Colorado e ogni sessione durava circa due ore.
Le preferenze cambiano con l’immaginazione
Alla fine, i volontari hanno dovuto dire quali persone preferivano. Ecco il risultato: chi aveva immaginato esperienze piacevoli con alcune persone neutre le trovava più gradite rispetto a prima. “L’immaginazione non è qualcosa di passivo”, sottolinea Aroma Dabas, primo autore dello studio, “ma può cambiare davvero cosa ci aspettiamo dagli altri e le scelte che facciamo”.
Le aree del cervello che si attivano: corpo striato ventrale e corteccia prefrontale
Le immagini cerebrali hanno mostrato che l’attività si concentra soprattutto nel corpo striato ventrale, una zona chiave per valutare le ricompense e gestire gli errori di previsione. Questa area lavora insieme alla corteccia prefrontale dorso-mediale, che immagazzina i ricordi legati alle persone. “Abbiamo visto come queste due parti collaborano”, spiega Benoit, “per aggiornare le preferenze sociali anche solo sulla base di esperienze immaginate”.
Cosa significa per la salute mentale e le performance
Gli autori dello studio credono che questi risultati potrebbero aprire nuove strade per aiutare chi soffre di ansia sociale o depressione. “Se l’immaginazione può rafforzare i ricordi positivi e cambiare le preferenze”, aggiunge Dabas, “si potrebbero creare nuove tecniche terapeutiche”. E non solo: la scoperta può tornare utile anche per migliorare le relazioni o per potenziare le prestazioni di sportivi e musicisti, che spesso usano la visualizzazione mentale per prepararsi.
Un nuovo modo di guardare all’immaginazione
Pubblicato il 14 dicembre 2025, questo studio ci invita a pensare all’immaginazione non più come a una fuga dalla realtà, ma come a uno strumento concreto per guidare scelte e comportamenti. “Siamo solo all’inizio”, ammette Benoit, “ma ora sappiamo che ciò che immaginiamo può davvero cambiare il modo in cui vediamo gli altri e noi stessi”.
Per chi si sente insicuro o vuole migliorare i propri rapporti, la ricerca suggerisce una strada semplice: allenare la mente a costruire scenari positivi può essere più utile di quanto si pensasse finora.
