Roma, 15 dicembre 2025 – Il telescopio spaziale James Webb ha scoperto la supernova più vecchia e lontana mai vista finora. Si tratta di un’esplosione stellare avvenuta quando l’Universo aveva solo 730 milioni di anni. La notizia, diffusa oggi da un gruppo internazionale di astronomi, arriva dopo mesi di lavoro e osservazioni coordinate tra Europa, Stati Uniti e Canada. Il fenomeno era stato segnalato da un lampo gamma durato dieci secondi, catturato il 14 marzo scorso, e ora descritto in due articoli pubblicati su Astronomy and Astrophysics Letters.
Lampo gamma: la corsa contro il tempo
Tutto è cominciato alle 6:42 di mattina (ora italiana), quando la missione Svom – un telescopio franco-cinese lanciato nel 2024 – ha registrato un lampo di luce particolarmente intenso. In meno di un’ora e mezza, il Neil Gehrels Swift Observatory della Nasa ha individuato la posizione nel cielo, dando le coordinate ai grandi telescopi, sia a terra che nello spazio. “È stata una vera staffetta scientifica”, racconta Andrew Levan, docente alla Radboud University nei Paesi Bassi e all’Università di Warwick nel Regno Unito, autore principale di uno degli studi.
Undici ore dopo, il Nordic Optical Telescope alle Canarie ha trovato un debole bagliore nella luce infrarossa, un segnale che faceva intuire quanto fosse lontano l’evento. Quattro ore più tardi, il Very Large Telescope dell’ESO in Cile ha calcolato che l’esplosione era avvenuta circa 730 milioni di anni dopo il Big Bang. Un’epoca in cui l’Universo era ancora giovane e le prime galassie stavano appena nascendo.
James Webb: la svolta decisiva
Il vero salto di qualità è arrivato grazie al James Webb Space Telescope, frutto della collaborazione tra le agenzie spaziali di Europa, Canada e Stati Uniti. Grazie alla sua sensibilità nell’infrarosso, Webb ha confermato che quella luce proveniva davvero da una supernova causata dal collasso di una stella molto grande. “Solo Webb poteva dimostrare con certezza da dove veniva questa luce”, spiega Levan. “Questa scoperta ci dimostra che possiamo vedere singole stelle anche quando l’Universo aveva appena il 5% della sua età attuale”.
Il telescopio ha anche permesso di individuare la galassia che ospitava la supernova, un dettaglio che apre nuove strade per capire come si sono formate le prime strutture cosmiche. Gli scienziati hanno chiamato l’evento GRB 250314A, un nome che richiama la data del lampo gamma e il fatto che si tratta di un “gamma-ray burst”.
Un evento raro e prezioso
Secondo gli esperti, fenomeni come questo sono rarissimi. “Negli ultimi cinquant’anni ne abbiamo visti solo pochi nei primi miliardi di anni dell’Universo”, sottolinea Levan. La scoperta di GRB 250314A offre una finestra unica sulle condizioni che hanno caratterizzato le prime fasi della storia del cosmo.
Sorprendentemente, la supernova appena scoperta è molto simile alle supernovae più vicine e recenti, almeno per quello che si riesce a osservare. Questo, dicono gli studiosi, suggerisce che il modo in cui muoiono le stelle non è cambiato molto nel tempo. “Abbiamo confrontato GRB 250314A con supernovae moderne e le somiglianze sono notevoli”, confida Levan.
Nuove strade per studiare l’Universo primordiale
Questa scoperta apre ora la strada a nuove ricerche sulle prime stelle e galassie. Gli astronomi sperano di usare il James Webb per trovare altri eventi simili e ricostruire così la storia delle prime esplosioni stellari. “Ogni nuova osservazione ci aiuta a capire meglio come si sono formate le prime strutture nell’Universo”, spiega uno dei coautori dello studio.
Per ora, GRB 250314A resta un caso straordinario: una luce antichissima che, dopo miliardi di anni, è riuscita ad arrivare fino ai nostri strumenti. E che racconta, con dati precisi e dettagli mai visti prima, una storia che affonda le radici agli inizi del cosmo.
