Cgil Sicilia: il 85% dei fondi del ponte Stretto finisce nelle mani delle aziende del Nord

Cgil Sicilia: il 85% dei fondi del ponte Stretto finisce nelle mani delle aziende del Nord

Cgil Sicilia: il 85% dei fondi del ponte Stretto finisce nelle mani delle aziende del Nord

Giada Liguori

Dicembre 16, 2025

Palermo, 16 dicembre 2025 – Torna d’attualità il dibattito sul ponte sullo Stretto di Messina in Sicilia, dopo la dura presa di posizione della Cgil regionale. In una nota firmata dal segretario generale Alfio Mannino e dal segretario confederale Francesco Lucchesi, il sindacato denuncia “l’ennesimo scippo di risorse” ai danni dell’isola. La richiesta è netta: un confronto immediato con il presidente della Regione, Renato Schifani, accusato di restare in silenzio e di non muoversi di fronte alle ultime decisioni del governo nazionale.

Cgil Sicilia: “Risorse rubate, Schifani deve reagire”

Per la Cgil Sicilia la vicenda del ponte è ormai una “farsa” che penalizza di nuovo la regione. “Non sentiamo ancora una parola dal presidente della Regione, che dovrebbe essere il primo a indignarsi”, si legge nella nota diffusa questa mattina. Mannino e Lucchesi si chiedono se anche stavolta Schifani “accetterà senza protestare le decisioni di Roma”, definendo questa ipotesi “sconcertante”.

Il sindacato ha formalizzato la sua posizione con una richiesta ufficiale di confronto al governatore. Una mossa che arriva dopo settimane di polemiche sul destino dei fondi FSC (Fondo per lo Sviluppo e la Coesione), soldi pensati per la Sicilia ma che, secondo la Cgil, sono stati dirottati verso il progetto del ponte.

Le critiche sulla redistribuzione dei fondi

Al centro della protesta c’è la recente redistribuzione dei fondi: 3,5 miliardi di euro che, secondo i sindacalisti, finiranno “per almeno l’85% ad aziende del Nord Italia”. Una scelta che Mannino e Lucchesi definiscono “paradossale”, perché – spiegano – “il governo aggira i problemi reali togliendo soldi alla Sicilia, proprio a chi, a parole, dovrebbe beneficiare di questa infrastruttura”.

La questione dei fondi era già emersa dopo il parere della Corte dei Conti, che aveva sottolineato le difficoltà concrete nella realizzazione dell’opera. “Fin dall’inizio abbiamo chiesto e ribadito – ricorda la Cgil – che quei soldi tornassero a beneficio della Sicilia”. Ma, denunciano i sindacalisti, il governo nazionale ha scelto una strada diversa, lasciando l’isola senza le risorse attese.

Il silenzio che preoccupa

A preoccupare la Cgil non è solo la questione dei soldi. Il punto più grave, secondo Mannino e Lucchesi, è il silenzio delle istituzioni regionali. “La cosa più assurda, inaccettabile e indegna è proprio il silenzio complice di Schifani”, scrivono i due dirigenti. La richiesta è chiara: un cambio di passo da parte del presidente della Regione, perché – dicono – “la Sicilia non merita il disinteresse e il disprezzo che sta ricevendo dal governo nazionale”.

Negli ultimi giorni il tema del ponte sullo Stretto è tornato al centro del dibattito pubblico. Da un lato il governo Meloni, che conferma la volontà di portare avanti l’opera come simbolo di rilancio infrastrutturale; dall’altro, le opposizioni e una parte della società civile siciliana chiedono garanzie sull’impatto reale, sia economico che sociale, per il territorio.

Reazioni e scenari aperti

Al momento, dalla presidenza della Regione non arrivano risposte ufficiali alla richiesta della Cgil. Fonti vicine a Palazzo d’Orléans fanno sapere che il dossier è sul tavolo del governatore, ma non sono previsti incontri pubblici nelle prossime ore. Nel frattempo, cresce la preoccupazione tra i lavoratori siciliani: “Non possiamo accettare che i nostri soldi vadano altrove”, ha detto un delegato della Fillea Cgil di Messina, raggiunto telefonicamente nel primo pomeriggio.

La partita resta aperta. Sullo sfondo, permangono dubbi sui tempi di realizzazione del ponte e sugli effetti concreti sull’occupazione locale. Per ora, però, la tensione è alta. E la richiesta di confronto della Cgil rischia di diventare un nuovo banco di prova nei rapporti tra Palermo e Roma.