Trieste, 16 dicembre 2025 – Per la prima volta sono state trovate microplastiche all’interno della Belgica antarctica, un insetto che vive solo in Antartide. La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Science of The Total Environment. A guidare la ricerca è stata l’Università del Kentucky, con il supporto di ricercatori italiani dell’Università di Modena e Reggio Emilia e dell’Elettra Sincrotrone di Trieste. Il risultato conferma che l’inquinamento da microplastiche ha ormai raggiunto anche gli angoli più remoti del nostro pianeta.
Microplastiche nel simbolo dell’Antartide
La scoperta riguarda proprio la Belgica antarctica, un minuscolo moscerino senza ali, lungo quanto un chicco di riso. È l’unico insetto che vive stabilmente sulle coste antartiche. Il gruppo guidato da Jack Devlin ha condotto una serie di esperimenti durati dieci giorni, esponendo questi insetti a diverse quantità di microplastiche per vedere come reagivano. Hanno scoperto che riescono ad adattarsi anche a livelli molto alti di contaminazione.
Devlin spiega: “In Antartide la quantità di plastica è ancora molto bassa rispetto ad altre parti del mondo, ma ormai le microplastiche stanno entrando nel sistema”. Un primo campanello d’allarme, dicono gli scienziati.
Analisi su larve raccolte in venti siti
Il team ha raccolto 40 larve di Belgica antarctica da venti punti diversi lungo la costa antartica. Ogni campione è stato analizzato con tecniche molto precise, capaci di scovare le microplastiche invisibili a occhio nudo. In due larve su quaranta sono stati trovati frammenti di plastica. Una percentuale bassa, ma che dimostra senza dubbi la presenza di inquinamento anche in un ambiente quasi incontaminato.
Gli studiosi hanno notato un dato preoccupante: le larve esposte a livelli alti di microplastiche avevano meno riserve di grasso rispetto alle altre. Questo potrebbe mettere a rischio la loro sopravvivenza, soprattutto durante i lunghi inverni antartici, quando il metabolismo rallenta e le scorte di energia sono vitali.
Cosa rischia l’ecosistema antartico
La presenza di microplastiche nella Belgica antarctica apre interrogativi seri sul futuro dell’intero ecosistema. Questo insetto è un anello fondamentale della catena alimentare locale: le sue larve sono cibo per altri animali e aiutano a decomporre la materia organica.
“Se le microplastiche aumentano, potrebbero compromettere il bilancio energetico degli insetti – avverte Devlin – e questo potrebbe avere effetti a catena sull’intero habitat”. Gli effetti a lungo termine non sono ancora chiari, ma il pericolo per la biodiversità è reale.
Un lavoro di squadra internazionale
Alla ricerca hanno lavorato anche esperti italiani come Elisa Bergami dell’Università di Modena e Reggio Emilia e tecnici dell’Elettra Sincrotrone di Trieste, che hanno fornito strumenti e competenze per analizzare le particelle. “Abbiamo usato tecniche spettroscopiche avanzate per capire di che tipo di plastica si tratta”, spiega Bergami. La collaborazione tra laboratori americani ed europei ha permesso di ottenere dati solidi e condivisi.
Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di continuare a monitorare la presenza di microplastiche anche nelle zone polari, un tempo considerate quasi intatte. Solo così si potrà capire davvero l’impatto su queste specie e pensare a eventuali misure di tutela.
Un campanello d’allarme per il pianeta
La scoperta di microplastiche nella Belgica antarctica è un nuovo segno di quanto l’inquinamento da plastica sia ormai ovunque. Anche nei luoghi più isolati, dove il ghiaccio regna sovrano e gli esseri umani sono pochi, le tracce delle attività industriali e del consumo globale arrivano a cambiare gli equilibri naturali. Un richiamo forte a riflettere sull’urgenza di politiche ambientali più decise e su una gestione più attenta dei rifiuti plastici in tutto il mondo.
