Roma, 16 dicembre 2025 – Arrivano nuovi cambiamenti per chi punta alla pensione anticipata. Il Governo ha approvato un emendamento alla legge di bilancio che modifica le regole per uscire dal lavoro prima del tempo. Chi ha accumulato almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (gli uomini) o un anno in meno (le donne), dovrà aspettare più a lungo prima di poter lasciare il lavoro. La novità, che riguarda migliaia di lavoratori prossimi alla pensione, è stata presentata ieri sera a Palazzo Chigi durante il dibattito sulla manovra.
Finestra d’attesa più lunga per la pensione anticipata
Oggi, chi raggiunge i requisiti entro il 31 dicembre 2031 può andare in pensione dopo una finestra di tre mesi. Ma da qui in avanti la situazione cambia: per chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2033, l’attesa sale a quattro mesi; per chi li raggiunge entro il 31 dicembre 2034, diventano cinque mesi; e dal 1° gennaio 2035 in poi, la finestra si allunga a sei mesi. L’idea del Governo è chiara: rendere più sostenibile il sistema pensionistico nel tempo.
Fonti del Ministero del Lavoro spiegano che questa modifica serve per “accompagnare gradualmente l’adeguamento alle nuove esigenze demografiche e finanziarie”. Tradotto: chi oggi ha meno di 50 anni e sta pensando di uscire prima dal lavoro, dovrà fare bene i conti e rivedere i suoi piani.
L’aspettativa di vita alza l’asticella
Non è finita qui. La legge di bilancio prevede anche che i requisiti contributivi salgano in base all’aspettativa di vita. Dal 2027 si dovrà lavorare un mese in più rispetto a oggi, e dal 2028 l’aumento sarà di due mesi. Un meccanismo già noto, ma che ora si fa più stringente e veloce.
“L’adeguamento all’aspettativa di vita è ormai un classico delle riforme sulle pensioni”, spiega un funzionario dell’INPS a alanews.it. “La novità sta nel ritmo con cui questi cambiamenti vengono introdotti”. Insomma, chi si avvicina alla pensione deve tenere d’occhio ogni anno le nuove tabelle dell’istituto.
I sindacati alzano la voce
Le reazioni non si sono fatte attendere. Roberto Ghiselli della CGIL parla di “un ulteriore inasprimento delle condizioni per andare in pensione”. E aggiunge: “Per molti, soprattutto chi lavora in settori pesanti, quei mesi in più possono fare una grande differenza”. Anche la CISL si mostra preoccupata. Luigi Sbarra chiede “deroghe per chi svolge lavori usuranti”.
Questa mattina, nei corridoi dell’INPS di via Ciro il Grande a Roma, sono arrivate le prime richieste di chiarimento dagli utenti. Marco, 59 anni, impiegato amministrativo, racconta: “Ho iniziato a lavorare nel 1984 e pensavo di andare in pensione tra due anni. Adesso dovrò rivedere tutto”.
Che succede a chi è vicino alla pensione
Chi ha già i requisiti o li raggiungerà entro il 2031, può stare relativamente tranquillo: la finestra resta di tre mesi. Ma chi è ancora lontano dovrà tenere gli occhi aperti e seguire le nuove scadenze. Gli esperti consigliano di controllare spesso il proprio estratto conto contributivo e valutare strumenti integrativi per non farsi trovare impreparati.
Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, queste misure potrebbero far risparmiare allo Stato alcune centinaia di milioni di euro ogni anno. Ma il dibattito è acceso: “La sostenibilità finanziaria non può andare a scapito di quella sociale”, ha detto ieri sera il presidente dell’UPB, Giuseppe Pisauro.
Cosa aspettarsi e i prossimi passi
L’emendamento sarà esaminato nei prossimi giorni in Parlamento. Non si escludono altre modifiche, soprattutto se arriveranno pressioni dalle parti sociali. Nel frattempo, chi guarda alla pensione dovrà fare i conti con finestre più lunghe e requisiti più rigidi. Cambiamenti che, come sempre in materia di pensioni, rischiano di pesare sulle famiglie di tanti italiani.
