Bergamo, 17 dicembre 2025 – Il pubblico ministero Emanuele Marchisio ha chiesto l’ergastolo per Moussa Sangare, il trentenne maliano accusato di aver ucciso a coltellate Sharon Verzeni, 33 anni, nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 in via Castegnate, a Chignolo d’Isola. Ieri, davanti alla Corte d’Assise di Bergamo, i familiari di Sharon – il padre Bruno, la madre Maria Teresa, i fratelli Melody e Christian e l’ex compagno Sergio Ruocco – erano seduti in silenzio tra il pubblico. Una presenza discreta, ma carica di dolore, che ha pesato sulle parole dell’accusa.
Il pm: “Una vita spezzata per un capriccio”
Secondo la Procura, Sangare ha agito “per noia”, scegliendo la vittima a caso mentre faceva jogging. “Le prove non mancano, ma soprattutto ci sono le parole”, ha detto il pm Marchisio durante la requisitoria, sottolineando la “pesante aggravante dei futili motivi”. Sharon, originaria di Terno d’Isola, è stata colpita senza alcuna possibilità di difesa. “Ha provato piacere a uccidere una ragazza che stava camminando per strada, una ragazza che con il suo compagno stava costruendo la sua vita”, ha aggiunto Marchisio, definendo il gesto “assurdo”.
L’aula si è fatta tesa quando l’imputato ha cercato di intervenire. Il pm lo ha bloccato subito: “Stia zitto, ora parlo io”. Un momento che ha caricato ancora di più l’atmosfera già pesante della giornata.
Nessuna attenuante: “Mai un segno di rimorso”
La Procura ha chiesto con fermezza di non concedere attenuanti a Sangare. Il pm ha ricordato che l’imputato “non ha mai mostrato alcun segno di pentimento” verso la vittima. Ha anche richiamato la condanna precedente per maltrattamenti nei confronti della madre e della sorella. “Sempre donne”, ha sottolineato il magistrato, dipingendo un quadro di violenza e freddezza.
La perizia psichiatrica depositata in aula conferma che Sangare era pienamente capace di intendere e volere quando ha commesso il delitto. Nessun disturbo mentale che possa ridurre la sua responsabilità. Anzi, gli esperti parlano di “assenza totale di rimorsi ed empatia”.
Un delitto senza un vero perché
L’omicidio di Sharon Verzeni ha scosso profondamente la comunità di Bergamo per la sua apparente casualità. Sharon era uscita per una corsa serale, senza alcun legame con Sangare. L’uomo avrebbe scelto la vittima a caso tra i passanti, senza un movente chiaro. In un primo momento aveva confessato, dicendo di aver ucciso “senza motivo”, per poi ritrattare in aula.
Il caso ha acceso un acceso dibattito sulla sicurezza nei piccoli centri e sulla prevenzione della violenza contro le donne. A Chignolo d’Isola, ancora si ricordano le veglie e i cortei silenziosi organizzati nei giorni dopo il delitto.
Sentenza fissata per il 12 gennaio
Dopo la requisitoria del pm, toccherà alla famiglia Verzeni, rappresentata dalla parte civile, e poi alla difesa dell’imputato. Il calendario processuale prevede repliche e sentenza per il prossimo 12 gennaio. Una data molto attesa dai familiari di Sharon, che chiedono giustizia.
Nel frattempo, la Corte dovrà decidere se accogliere la richiesta di ergastolo o se riconoscere qualche attenuante. Ma per il pm Marchisio non ci sono dubbi: “Quella sera Sangare ha fiutato il terreno e ha scelto la persona più indifesa che ha trovato”. Una frase che resta sospesa tra le mura del tribunale, mentre fuori, sotto i portici di piazza Dante, qualcuno si ferma a leggere i titoli dei giornali locali.
