Roma, 17 dicembre 2025 – La trattativa per la vendita del gruppo Gedi da parte di Exor, la holding della famiglia Elkann, al gruppo greco Antenna guidato da Theodore M. Kyriakou, entra in una fase cruciale, ma resta ancora aperta a sviluppi. Secondo fonti vicine alla vicenda, la possibilità che l’accordo vada in porto si aggira intorno al 60%. Il termine per l’esclusiva dei negoziati, iniziata il primo dicembre, è stato esteso di almeno due mesi, lasciando la porta aperta a un closing che potrebbe slittare a fine gennaio 2026 o oltre. Il prezzo, fissato intorno ai 140 milioni di euro, rappresenta una perdita significativa per Exor, che aveva investito più di 200 milioni tra acquisto e copertura delle perdite.
La partita delle cessioni e il dilemma su La Stampa
Prima di chiudere con i greci, Gedi deve completare alcune vendite. La prima è quella de La Sentinella del Canavese, destinata al gruppo Ladisa: il closing, previsto per la prima settimana di dicembre, è stato rimandato ma si attende a breve. Diverso il caso dell’Huffington Post Italia, che, secondo fonti interne, dovrebbe uscire dal gruppo Gedi prima della vendita ad Antenna, probabilmente ceduto a un gruppo di comunicazione italiano. Queste operazioni, però, non cambiano il valore dell’offerta dei greci.
Il vero nodo è sempre La Stampa. Kyriakou ha messo in gioco il quotidiano torinese nella trattativa, ma, secondo ambienti vicini, non si opporrebbe a escluderlo dal pacchetto. “Per i nostri piani basta Repubblica, oltre alle radio”, avrebbe detto ai suoi collaboratori. Nel frattempo, la cordata Nem, guidata da Enrico Marchi, ha mostrato interesse per La Stampa, senza però avanzare un’offerta concreta. I colloqui sono stati definiti “poco strutturati” e i tempi sono stretti: il rischio che La Stampa vada comunque ai greci resta alto.
Bilanci in rosso e valori di mercato
I conti delle controllate Gedi dipingono un quadro chiaro: nel 2024, Gedi News Network – la società che gestisce i quotidiani – ha registrato ricavi per 223,9 milioni di euro e una perdita di 15,1 milioni. In questi numeri ci sono ancora gli effetti della cessione del Secolo XIX e de La Provincia Pavese, venduta a Sae Lombardia per meno di 60mila euro tra cartaceo e digitale. Il valore di mercato di Repubblica è stimato intorno ai 64,5 milioni di euro, mentre quello di La Stampa si ferma a 7,6 milioni. Al 31 dicembre 2024, la società contava 512 giornalisti, 100 impiegati e 3 dirigenti: numeri destinati a calare nel 2025.
Sul fronte digitale, la controllata Gedi Digital ha chiuso il 2024 con ricavi per 75 milioni e una perdita di quasi 7,8 milioni. Anche la concessionaria pubblicitaria A.Manzoni & C. ha registrato un rosso: 43,4 milioni di fatturato e una perdita netta vicino ai 10 milioni. In sintesi, tutto il settore editoriale Gedi – carta, digitale e pubblicità – continua a chiudere in perdita, condizionando il valore complessivo del gruppo.
Le poche note positive: radio e periodici
Non tutto è in rosso per Gedi. La società Elemedia, che controlla le radio del gruppo (Radio Deejay, Radio Capital e Radio m2o), ha chiuso il 2024 con ricavi per 63,6 milioni e un utile netto di 6,2 milioni. Un piccolo utile, di 38.804 euro, arriva anche dalla divisione periodici e servizi, che comprende le edizioni cartacea e digitale di National Geographic e Limes. Queste testate impiegano nove giornalisti e generano ricavi per circa 9,4 milioni, tra vendite, pubblicità e servizi, inclusa la produzione del magazine ufficiale Ferrari.
Le rassicurazioni di Antenna alle redazioni
Mercoledì 16 dicembre, i vertici di Antenna hanno mandato un messaggio alle redazioni italiane per tranquillizzarle sulla futura autonomia editoriale. “Quando Antenna entra in un gruppo editoriale, la linea locale viene rispettata pienamente”, si legge nella nota. “Seguiamo una politica rigorosa di non interferenza, garantendo piena autonomia alle redazioni e tutelando pluralismo e credibilità dell’informazione”. Fonti vicine al gruppo greco hanno inoltre precisato che l’acquisizione sarà fatta da una società controllata dai tre figli del fondatore Minos Kyriakou; nessun coinvolgimento diretto dei sauditi o del Qatar Investment Authority.
Reazioni politiche e lo sguardo dall’estero
La trattativa tra Antenna Group ed Exor ha acceso reazioni contrastanti in Italia, mentre in Grecia la notizia è passata quasi inosservata sui principali media. L’unica eccezione è il quotidiano Efimerida ton Syntakton, che ha dedicato ampio spazio alle preoccupazioni dei giornalisti italiani e ai legami internazionali di Kyriakou. Il giornale ha ricordato la partecipazione della premier Giorgia Meloni a un evento dell’Atlantic Council promosso da Kyriakou: “Questa iniziativa è proprio il tipo di piattaforma strategica di cui il mondo ha bisogno”, avrebbe detto Meloni in collegamento video. Secondo fonti greche, Kyriakou mantiene rapporti stretti con Tony Blair e Donald Trump: “È stato ospite d’onore al ricevimento privato di Trump per l’insediamento”, si legge nell’articolo.
Il futuro del gruppo Gedi resta appeso a tante incognite: dai tempi delle vendite accessorie alla definizione del perimetro finale dell’acquisizione. Solo nelle prossime settimane si capirà se il passaggio ai greci sarà davvero una svolta per l’editoria italiana.
