Il calo dei costi per le nuove emissioni di debito: un segnale positivo per l’Upb

Il calo dei costi per le nuove emissioni di debito: un segnale positivo per l'Upb

Il calo dei costi per le nuove emissioni di debito: un segnale positivo per l'Upb

Giada Liguori

Dicembre 17, 2025

Roma, 17 dicembre 2025 – Il costo delle nuove emissioni di debito pubblico italiano ha continuato a scendere nel 2025, con una media del 2,8% nei primi undici mesi dell’anno. Lo segnala l’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), che oggi ha pubblicato un’analisi approfondita sul “Finanziamento del debito pubblico nel 2025 e le prospettive per il 2026”. Un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, quando i rendimenti delle nuove emissioni superavano il costo medio del debito.

Rendimenti in calo, spread ai minimi storici

Nel rapporto dell’Upb emerge un cambiamento netto nei rendimenti dei titoli di Stato italiani: oggi le nuove emissioni hanno rendimenti più bassi rispetto al costo medio del debito pubblico. Un segnale che, spiegano gli esperti, riflette sia la stabilità ritrovata nei mercati sia una ritrovata fiducia degli investitori internazionali nel merito creditizio dell’Italia.

Lo spread, cioè il differenziale tra i tassi di interesse italiani e quelli tedeschi, si è assestato intorno ai 70 punti base. Un livello molto lontano dai picchi del 2022, quando aveva superato quota 240. “La discesa dello spread – si legge nel documento – non è dovuta solo al calo dei tassi a lungo termine. È soprattutto il risultato di fattori specifici: in Italia i rendimenti decennali sono scesi di poco, mentre in Germania sono saliti”.

Emissioni nette alte, ma costi sotto controllo

Nonostante i costi più bassi, il fabbisogno di cassa dello Stato rimane alto. Per il 2025, l’Upb stima un fabbisogno di 127 miliardi di euro, mentre per il 2026 la cifra prevista scende leggermente a 126 miliardi. Le emissioni nette di titoli di Stato dovrebbero quindi arrivare a 100 miliardi nel 2025 e 103 miliardi nel 2026. Numeri che confermano come il Tesoro debba continuare a fare affidamento in modo consistente sui mercati finanziari.

Investitori italiani in crescita

Un altro dato interessante riguarda la composizione degli investitori. Negli ultimi anni è aumentata molto la quota detenuta da famiglie e imprese non finanziarie. Secondo l’Upb, la loro presenza è salita dal 6% alla fine del 2021 al 15% dal 2024, quasi raggiungendo quella delle banche italiane. “Un segnale importante – spiegano dall’Ufficio parlamentare di Bilancio – che mostra una maggiore partecipazione diretta dei risparmiatori italiani nel finanziamento del debito pubblico”.

Restano però gli investitori non residenti i principali detentori del debito italiano: a settembre 2025 la loro quota ha toccato il 33%, in aumento rispetto agli anni scorsi. Un dato che, secondo gli analisti, dimostra la capacità dell’Italia di attirare capitali esteri anche in un periodo di incertezza internazionale.

Il 2026 tra sfide e incertezze

Guardando avanti, l’Upb invita a non abbassare la guardia. Le prospettive per il 2026 dipenderanno da come andranno i tassi internazionali e dalla capacità dell’Italia di mantenere la fiducia dei mercati. “La sostenibilità del debito – si legge nel rapporto – resta legata alla crescita economica e alla disciplina di bilancio”. Solo così si potranno consolidare i progressi degli ultimi mesi.

In breve, l’analisi dell’Ufficio parlamentare di Bilancio dipinge un’Italia che, pur con un debito ancora alto, oggi gode di condizioni più favorevoli sui mercati. Un equilibrio però fragile, come ricordano gli stessi esperti: “La situazione va tenuta d’occhio con attenzione, perché i margini di manovra restano stretti”.