Roma, 17 dicembre 2025 – L’inflazione in Italia rallenta e a novembre, secondo i dati diffusi oggi dall’Istat, il tasso annuo scende all’1,1%, il livello più basso da gennaio. Dietro a questo calo, spiegano gli esperti dell’istituto, c’è soprattutto il raffreddamento dei prezzi dei beni alimentari non lavorati, in particolare frutta e verdura, e una crescita più lenta del cosiddetto carrello della spesa.
Inflazione ai minimi da gennaio: cosa cambia per le famiglie
Il quadro dell’Istat evidenzia una frenata dei prezzi che coinvolge sia i prodotti alimentari lavorati (che passano dal +2,5% di ottobre al +2,1% di novembre) sia quelli non lavorati (dal +1,9% all’1,1%). Spicca il cambio di rotta per la frutta fresca o refrigerata, che dopo un leggero aumento (+0,8%) ora segna una discesa (-1,6%). Stesso discorso per i vegetali freschi, esclusa la patata, con una flessione più marcata: da -6,4% a -8,2%. Tutto ciò si riflette nel carrello della spesa, il cui tasso di crescita annuo rallenta dal +2,1% al +1,5%.
A influire sui prezzi, sottolinea l’Istat, è anche il calo degli energetici regolamentati (-3,2% contro il -0,5% di ottobre) e una decelerazione nei servizi di trasporto (+0,9% rispetto al +2% precedente). L’inflazione di fondo, cioè quella che esclude energetici e alimentari freschi, si ferma all’1,7%, un po’ meno rispetto all’1,9% di ottobre.
Opinioni divise: ottimismo degli operatori, scetticismo tra i consumatori
Le reazioni ai dati sono contrastanti. L’ufficio studi di Confcommercio parla di “segnali incoraggianti” e sottolinea come il calo dell’inflazione “potrebbe migliorare la fiducia delle famiglie e aiutare i consumi”. In particolare, Confcommercio evidenzia la “forte revisione al ribasso dei prezzi degli alimentari”, passati da un +0,5% stimato a un +0,1% definitivo. “Da agosto i prezzi di questi prodotti sono praticamente fermi”, spiegano gli analisti.
Di tutt’altro avviso le associazioni dei consumatori. L’Unione Nazionale Consumatori (Unc) definisce il calo dell’inflazione una “magra consolazione”, ricordando che i prezzi restano alti e continuano a salire, anche se più lentamente. Anche il Codacons segnala rincari ancora presenti in alcuni settori: “Alimentari e bevande analcoliche aumentano del +1,9% su base annua”, spiegano. Ancora più forte la crescita nei servizi di ristorazione e ricettività: +3,5%.
Export in chiaroscuro: pesano i dazi Usa
Sul fronte del commercio estero, i dati di ottobre raccontano una storia mista. L’export italiano cala rispetto al mese precedente, mentre le importazioni salgono leggermente. Le vendite verso gli Stati Uniti crescono del 9,7%, ma nei settori colpiti dai dazi – alimentari, chimica, metalli e autoveicoli – si registrano cali. Secondo la Sace, però, l’export italiano segna comunque un +2,3% su base annua: “Prezzi e volumi tengono – spiegano dall’agenzia – un risultato tutt’altro che scontato”.
Natale alle porte: allerta rincari su dolci e regali
A pochi giorni dal Natale, le associazioni dei consumatori, come Assoutenti e Adoc, lanciano un allarme. “Occhio alla stangata sui prodotti tipici delle feste”, avvertono: cioccolata e torroni segnano rincari a doppia cifra rispetto all’anno scorso. “Serve massima attenzione”, ribadiscono.
Nei mercati rionali di Roma, tra le bancarelle di Testaccio e San Giovanni, l’atmosfera è prudente. “La spesa costa sempre troppo”, confida una signora davanti al banco della frutta. Il rallentamento dell’inflazione si sente poco nelle tasche degli italiani. Eppure, dicono gli operatori, qualche segnale di sollievo c’è. Resta da vedere se durerà anche dopo le feste.
