Mediobanca: le medie imprese del Mezzogiorno scommettono su export e sostenibilità

Mediobanca: le medie imprese del Mezzogiorno scommettono su export e sostenibilità

Mediobanca: le medie imprese del Mezzogiorno scommettono su export e sostenibilità

Giada Liguori

Dicembre 17, 2025

Matera, 17 dicembre 2025 – Le medie imprese lucane e quelle del Mezzogiorno confermano il loro ruolo di spina dorsale del capitalismo familiare italiano, dimostrando una sorprendente capacità di adattarsi alle sfide globali. È quanto è emerso ieri a Matera, durante la presentazione del nuovo rapporto che ha riunito imprenditori, rappresentanti istituzionali e analisti economici. Un incontro importante, che il presidente della Camera di commercio della Basilicata, Michele Somma, ha definito un richiamo a sostenere questi sforzi di innovazione e internazionalizzazione, “eliminando gli ostacoli e snellendo la burocrazia”.

Medie imprese del Sud: il motore che spinge la crescita

I dati presentati mostrano come le medie imprese del Mezzogiorno siano un vero motore per l’economia del Sud. Non solo tengono il passo, ma in certi casi superano le aziende del Centro-Nord. “Le imprese meridionali corrono più forte”, ha detto il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, sottolineando la necessità di “rimuovere gli ostacoli che ne rallentano lo sviluppo, a cominciare dagli incentivi per l’export e dai servizi per l’internazionalizzazione”.

Un punto chiave è proprio quello degli incentivi all’export. Negli ultimi anni, infatti, le tensioni commerciali mondiali — in particolare i dazi imposti dagli Stati Uniti — hanno complicato l’accesso ai mercati esteri per molte aziende del Sud. “Le Camere di commercio possono offrire un aiuto concreto”, ha aggiunto Prete, parlando dei servizi di supporto e consulenza per l’internazionalizzazione.

Fisco e bollette: il peso che grava sulle imprese del Sud

Il rapporto mette in luce una disparità fiscale che pesa sulle spalle delle mid-cap meridionali. Se queste aziende avessero avuto la stessa aliquota fiscale delle imprese del Centro-Nord, avrebbero risparmiato circa 230 milioni di euro negli ultimi dieci anni. Soldi che, secondo gli esperti presenti a Matera, avrebbero potuto essere reinvestiti in innovazione o in nuove assunzioni.

Non meno importante il tema dei costi energetici. Oltre il 60% delle imprese del Mezzogiorno segnala un aumento delle bollette, una percentuale più alta rispetto al poco più del 50% nelle altre regioni. Il risultato? Più di sei imprese su dieci hanno visto calare i profitti a causa dei rincari, contro il 55,5% del Centro-Nord. Per reagire, il 25,5% delle aziende ha puntato sulle fonti rinnovabili, mentre il 22,3% ha investito per ammodernare gli impianti e migliorare l’efficienza.

Lavoro in crescita, ma restano nodi da sciogliere

Sul fronte dell’occupazione, le medie imprese meridionali hanno aumentato il personale del 5,2% nel 2024, contro il 2,4% nel resto d’Italia. Un segnale chiaro della vitalità del tessuto produttivo locale. Ma non tutto è rose e fiori. La presenza femminile resta bassa, al 12,9%, lontana dal 26,2% del Centro-Nord. Un gap che, secondo molti imprenditori, rischia di frenare la competitività e la capacità di innovare delle aziende.

A pesare è anche la difficoltà di trovare competenze tecniche specialistiche, soprattutto nei settori STEM e green. Per colmare questo divario, il 34,8% delle imprese investe in formazione continua, mentre il 30,4% punta sull’automazione dei processi produttivi. Percentuali simili a quelle registrate nel resto del Paese (41,4% e 35,6%).

Innovazione e internazionalizzazione: la partita è ancora aperta

Il quadro che emerge è quello di un tessuto imprenditoriale vivo, ma ancora fragile sotto certi aspetti. “Sta a tutti noi – ha ribadito Somma – sostenere questi sforzi di innovazione e internazionalizzazione”. Un appello rivolto soprattutto a istituzioni locali e nazionali: serve semplificare la burocrazia, alleggerire il carico fiscale e rafforzare i servizi per l’export. Sono queste le priorità indicate dagli operatori.

In conclusione, le medie imprese lucane e meridionali si muovono tra problemi vecchi e nuovi — dalla pressione fiscale ai costi energetici — ma restano un punto fermo per lo sviluppo del Sud. Solo con un sostegno reale potranno consolidare la loro presenza sui mercati globali e contribuire alla crescita di tutto il Paese.