Ponte sullo Stretto: fondi rinviati al 2033, si allungano i tempi di realizzazione

Ponte sullo Stretto: fondi rinviati al 2033, si allungano i tempi di realizzazione

Ponte sullo Stretto: fondi rinviati al 2033, si allungano i tempi di realizzazione

Giada Liguori

Dicembre 17, 2025

Roma, 17 dicembre 2025 – Il governo ha messo sul tavolo un emendamento alla manovra che cambia i tempi del Ponte sullo Stretto di Messina, dopo il blocco deciso dalla Corte dei Conti lo scorso novembre. La proposta, depositata nelle ultime ore, sposta di fatto 780 milioni di euro al 2033, mantenendo però invariato il totale delle risorse autorizzate: 13,5 miliardi di euro. La mossa arriva proprio nel giorno in cui sono state rese note le motivazioni con cui, il 17 novembre, i magistrati contabili hanno bocciato il terzo atto aggiuntivo tra il Ministero dei Trasporti e la società Stretto di Messina, definendolo “incompatibile” con le regole europee.

Corte dei Conti: i nodi che bloccano il progetto

Nel documento pubblicato oggi, la Corte dei Conti richiama una direttiva europea che regola le modifiche ai contratti pubblici già in corso. I giudici mettono in evidenza l’incertezza sui costi: “La stima degli aggiornamenti progettuali per 787.380.000 euro, essendo frutto di una semplice valutazione, rischia di portare a ulteriori aumenti, superando la soglia del 50% delle variazioni ammesse”, si legge nel testo. Un passaggio che mette in dubbio la tenuta finanziaria dell’opera.

Un altro problema riguarda la composizione dei fondi. Oggi il progetto si regge “interamente” su soldi pubblici, mentre all’inizio era previsto un contributo privato del 60%. “Questo cambia profondamente il contratto originario”, spiegano i magistrati. Insomma, la struttura finanziaria è radicalmente diversa da quella pensata all’inizio.

Governo conferma l’impegno, ma le opposizioni attaccano

L’emendamento del governo, per l’amministratore delegato di Stretto di Messina, Pietro Ciucci, dimostra che l’esecutivo non molla il progetto. “Il provvedimento conferma gli stanziamenti per l’opera”, ha detto Ciucci in una nota nel pomeriggio. Il governo, quindi, ribadisce la volontà di andare avanti, nonostante le difficoltà.

Le opposizioni, però, non la pensano così. Il leader di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, attacca duramente: “Spostare i soldi vuol dire far saltare l’intera struttura finanziaria del Ponte sullo Stretto. È la prova evidente del fallimento di Matteo Salvini”. Bonelli aggiunge: “Dopo le motivazioni della Corte dei Conti, il Ponte non si farà. E se vogliono ripartire, dovranno presentare un progetto nuovo e indire una gara nuova”.

Anche il vicepresidente della Camera, Sergio Costa (M5S), si fa sentire: “L’emendamento che introduce l’iperammortamento per le aziende che investiranno nel Ponte è l’ennesima dimostrazione che il progetto, così com’è, non si può realizzare”. Dietro questa polemica, resta il nodo delle risorse pubbliche e della sostenibilità economica.

Sindacati e società civile: “Una farsa e un furto di risorse”

I sindacati non tardano a reagire. Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia, insieme a Francesco Lucchesi, segretario confederale regionale, parlano chiaro: “È una farsa. E un altro scippo di soldi alla Sicilia”. Per loro, la vicenda del ponte rischia di diventare solo un’altra occasione sprecata per il Sud.

Salvini rilancia: “I siciliani hanno gli stessi diritti”

Nel frattempo, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, approfitta dell’inaugurazione delle stazioni Porta Metronia e Colosseo della Metro C di Roma per tornare sul tema. “Non esiste una metro sovranista e una multiculturale”, ha detto ai giornalisti. E ha lanciato una domanda provocatoria: “Lo stesso diritto non lo hanno i siciliani?”, parlando del Ponte.

Salvini ha poi aggiunto: “So che in questo Paese c’è chi complica le cose. Spero che nel 2026, lo spirito che ha portato a realizzare queste stazioni spinga la politica a cambiare passo”. La nuova tratta della linea C l’ha definita “un’opera incredibile”, quasi a fare un paragone con grandi infrastrutture nazionali.

Il futuro del Ponte resta tutto da scrivere

Al momento, il destino del Ponte sullo Stretto è più incerto che mai. Il governo insiste: vuole andare avanti. Ma le difficoltà segnalate dalla Corte dei Conti e le tensioni politiche fanno fatica a far vedere una strada chiara. Sullo sfondo ci sono ancora i soldi pubblici e la trasparenza nella loro gestione. Nei prossimi mesi si capirà se questo emendamento riuscirà a sbloccare la situazione o se si dovrà ricominciare da capo, con un progetto tutto nuovo.