Un peruviano e il suo sogno di cittadinanza: la lotta per curare il tumore al San Raffaele

Un peruviano e il suo sogno di cittadinanza: la lotta per curare il tumore al San Raffaele

Un peruviano e il suo sogno di cittadinanza: la lotta per curare il tumore al San Raffaele

Matteo Rigamonti

Dicembre 17, 2025

Genova, 17 dicembre 2025 – Un uomo di sessant’anni, nato in Perù ma con antenati diretti a Sori fin dal 1821, si trova al centro di una storia che mescola diritto, salute e identità. Da mesi è coinvolto in una battaglia legale: anche se il tribunale di Genova gli ha riconosciuto la cittadinanza italiana, il Comune di Sori si rifiuta di iscriverlo all’anagrafe. Una scelta che, secondo i suoi avvocati, potrebbe mettere a rischio la prosecuzione delle cure per un tumore al terzo stadio. L’uomo vorrebbe essere ricoverato al San Raffaele di Milano, centro specializzato per la sua malattia. “Avere la cittadinanza – spiega il suo legale – renderebbe tutto più semplice e garantirebbe i diritti che spettano a qualsiasi cittadino italiano”.

Oriundi sudamericani, cittadinanza e storie di sangue

Il caso del sessantenne peruviano si inserisce in un fenomeno più ampio: le richieste di cittadinanza italiana da parte degli oriundi sudamericani. Si parla di circa 60 milioni di persone nel mondo che possono vantare origini italiane, secondo magistrati e studiosi. Una cifra enorme che alimenta il dibattito tra il diritto di sangue e le regole più rigide per il controllo delle frontiere. Negli ultimi mesi, le leggi sono diventate più severe e ottenere la cittadinanza è diventato più difficile. Ma l’uomo in questione aveva già fatto domanda prima che entrassero in vigore le nuove norme.

A Sori, piccolo comune della riviera ligure, questa storia ha preso una piega inaspettata. La sua antenata emigrò in Sudamerica nel XIX secolo, quando ancora non esisteva l’Italia unita. Eppure, la legge italiana riconosce la cittadinanza anche a chi discende da cittadini dei regni preunitari, come stabilito dopo l’Unità d’Italia.

Comune di Sori: il no all’iscrizione e la battaglia in tribunale

Nonostante il tribunale di Genova abbia dato il via libera, il Comune di Sori ha deciso di non iscriverlo all’anagrafe. La motivazione ufficiale è che si deve aspettare l’esito dell’appello contro la sentenza di primo grado. Ma gli avvocati dell’uomo non ci stanno: “In Liguria ci sono precedenti che obbligano la registrazione già dopo la prima sentenza”, sottolineano.

La questione va oltre il diritto. L’uomo, malato di tumore in fase avanzata, sostiene che avere la cittadinanza italiana gli aprirebbe le porte per curarsi al San Raffaele di Milano. “La cittadinanza facilita il ricovero e snellisce una serie di passaggi burocratici altrimenti molto complicati”, spiega il suo avvocato. Senza l’iscrizione all’anagrafe, rischia di restare in un limbo: cittadino sulla carta, ma senza diritti concreti.

Sanità e burocrazia, il nodo dei diritti

La vicenda mette in luce anche un problema sanitario. In teoria, anche senza cittadinanza si può accedere alle cure in Italia, ma, dicono i legali, la procedura diventa molto più difficile. “Quando si è cittadini italiani, devono riconoscerti tutti i diritti della Costituzione”, ricorda il difensore. Il caso torna così a far emergere le difficoltà burocratiche che spesso incontrano gli oriundi sudamericani.

Nel frattempo, l’uomo aspetta una soluzione che gli permetta di continuare le cure senza intoppi. A Sori la questione divide: da una parte chi teme che si apra un precedente pericoloso, dall’altra chi chiede più apertura verso chi ha legami storici con l’Italia. La decisione finale potrebbe arrivare nelle prossime settimane, quando il tribunale discuterà l’appello.

Una vicenda che fa discutere il Paese

La storia di questo cittadino peruviano con radici liguri è diventata un caso nazionale. Non solo per la lotta personale contro la malattia e il desiderio di curarsi in Italia, ma anche per quello che rappresenta: lo scontro tra norme vecchie e nuove esigenze sociali. In attesa della sentenza definitiva, resta aperta la domanda su cosa significhi davvero oggi la cittadinanza italiana per chi vive lontano, ma porta nel sangue una storia che attraversa due secoli.