Brasilia, 18 dicembre 2025 – Il Senato brasiliano, sotto la guida di Davi Alcolumbre, ha dato il via libera ieri sera a una legge che alleggerisce le pene per chi è stato condannato per gli assalti alle sedi dei tre poteri dell’8 gennaio 2023. Il testo, già passato alla Camera dei Deputati, ha ottenuto 48 voti a favore e 25 contrari. Ora aspetta solo la firma del presidente Luiz Inácio Lula da Silva. Secondo il quotidiano Folha de São Paulo, Lula avrebbe già detto ai suoi che intende mettere il veto totale sulla legge.
Pene più leggere per l’8 gennaio, la politica si scontra
La nuova norma interviene sulle punizioni per i reati legati all’assalto alle istituzioni e ha acceso un acceso dibattito tra governo e opposizione. Da un lato, i parlamentari vicini all’ex presidente Jair Bolsonaro hanno definito la misura come una “correzione necessaria” di pene giudicate troppo severe. Dall’altro, l’esecutivo e i partiti di sinistra temono che questa scelta possa sminuire la gravità di quanto avvenuto quel giorno a Brasilia.
Secondo le indagini della polizia federale, l’8 gennaio centinaia di manifestanti hanno fatto irruzione nei palazzi del Congresso, della Corte Suprema e del Planalto. Quella violenza sarebbe stata parte di un piano più ampio per mettere in discussione il risultato delle elezioni presidenziali del 2022 e tenere Bolsonaro al potere. La legge, modificata in commissione, limita la riduzione delle pene solo ai reati direttamente collegati a quei fatti.
Cosa cambia per i condannati e nuove tensioni
Se la legge entrerà in vigore, potrebbe ridurre il tempo di carcere per decine di persone già condannate per i disordini dell’8 gennaio. Tra chi potrebbe beneficiare, dicono alcuni esperti, ci sarebbe anche lo stesso Bolsonaro, ora sotto inchiesta per presunte responsabilità nella gestione delle proteste.
Dal Planalto, fonti vicine a Lula spiegano che un veto presidenziale aprirebbe un nuovo scontro con il Parlamento. In Brasile, infatti, il Congresso può provare a respingere il veto con una votazione a maggioranza assoluta. “Il presidente è deciso a difendere la democrazia e la separazione dei poteri”, ha detto un consigliere del governo, lasciando intendere che la decisione finale arriverà nelle prossime settimane.
Un Paese diviso sulle pene
Il dibattito sulla legge ha riacceso le divisioni tra le due grandi fazioni politiche del Paese. I sostenitori di Bolsonaro hanno applaudito il voto del Senato: “Non si può criminalizzare chi protesta”, ha detto il senatore Flávio Bolsonaro, figlio dell’ex presidente. Dall’altra parte, i parlamentari della sinistra hanno duramente criticato la scelta. “Ridurre le pene significa legittimare la violenza contro le istituzioni”, ha commentato la deputata Gleisi Hoffmann, presidente del Partito dei Lavoratori.
Nelle ultime ore, gruppi di manifestanti si sono radunati davanti al Congresso di Brasilia. Alcuni chiedono il rispetto delle sentenze già emesse, altri invocano clemenza per i condannati. La polizia ha rafforzato la sicurezza, preoccupata per possibili nuovi disordini.
Cosa succede adesso e cosa aspettarsi
La palla passa ora a Lula, che dovrà decidere se firmare la legge o bloccarla con il veto. Se sceglierà il veto, sarà di nuovo il Parlamento a decidere, ma i numeri in aula sono incerti. Secondo gli analisti, questa vicenda potrebbe influenzare anche il clima politico in vista delle prossime elezioni amministrative.
Intanto, il Brasile resta spaccato. Da una parte chi chiede giustizia per l’attacco alle istituzioni, dall’altra chi parla di persecuzione politica. A quasi due anni dall’8 gennaio, la frattura nel Paese sembra ancora lontana dal ricomporsi.
