Honda ferma gli impianti in Giappone e Cina: la crisi dei chip colpisce duramente

Honda ferma gli impianti in Giappone e Cina: la crisi dei chip colpisce duramente

Honda ferma gli impianti in Giappone e Cina: la crisi dei chip colpisce duramente

Matteo Rigamonti

Dicembre 18, 2025

Tokyo, 18 dicembre 2025 – Honda ferma per qualche giorno la produzione in Giappone e Cina. La decisione, annunciata oggi dalla sede centrale di Tokyo, arriva a causa della persistente mancanza di semiconduttori che ormai da mesi mette in crisi tutto il settore auto. A restare fermi saranno tre impianti in Cina e alcune fabbriche in Giappone, con effetti immediati sulla produzione della seconda casa automobilistica nipponica.

Stop alla produzione in Cina e Giappone, le date da segnare

Dal 29 dicembre per cinque giorni, tre stabilimenti cinesi di Honda, gestiti insieme a un partner locale, si fermeranno. Si trovano nelle province di Guangdong e Hubei, dove si assemblano modelli molto richiesti in Asia. In Giappone, invece, la pausa riguarderà il 5 e 6 gennaio. Il ritorno al lavoro è previsto per il 7, ma con una produzione ridotta per almeno tre giorni. “Facciamo il possibile per limitare i disagi a clienti e fornitori”, ha detto un portavoce del gruppo, che ha sottolineato come la situazione cambi di giorno in giorno.

La crisi dei chip che continua a mordere

La carenza di semiconduttori è ormai un problema noto. Honda aveva già dovuto fermare la produzione in Messico a ottobre e novembre, sempre per problemi con i chip. Fonti interne spiegano che il blocco attuale nasce da una disputa geopolitica tra Olanda e Cina riguardo una fonderia fondamentale per i componenti elettronici. A fine settembre, il governo olandese, su richiesta degli Stati Uniti, è intervenuto su Nexperia, azienda controllata dal gruppo cinese Wingtech Technology, citando problemi nella governance. Da quel momento, l’effetto domino ha coinvolto anche gli stabilimenti Honda negli Stati Uniti e in Canada.

Bilancio in rosso e previsioni incerte

I danni economici per Honda si vedono già. Nel report di novembre, relativo all’anno fiscale che si chiude a marzo 2026, il gruppo prevede una perdita operativa di 150 miliardi di yen (circa 820 milioni di euro), causata proprio dai tagli alla produzione dovuti alla mancanza di chip. “Il rischio – ha ammesso un dirigente finanziario – è che il buco possa diventare più grande se la situazione non migliora nei prossimi mesi”. A preoccuparsi sono anche i sindacati: “Vogliamo chiarezza sui tempi di ripresa e sulle garanzie per i posti di lavoro”, ha detto un rappresentante dei lavoratori dello stabilimento di Saitama.

Il domino che scuote tutta la filiera

La crisi dei chip sta cambiando i piani non solo di Honda, ma di tutto il settore auto. In Cina, la sospensione rischia di rallentare ancora le consegne ai concessionari, già messi a dura prova dalle difficoltà logistiche. In Giappone, la riduzione della produzione può pesare anche sui fornitori locali di componenti elettronici e meccanici. “Seguiamo la situazione ogni giorno”, ha spiegato un manager della filiera, “ma ormai l’impatto si sente lungo tutta la catena”.

Nessuna soluzione in vista, lo scenario resta difficile

Per ora non ci sono segnali di una soluzione rapida. Gli esperti ricordano come la dipendenza dai chip esteri sia un problema strutturale per molte case giapponesi. Negli ultimi dodici mesi, secondo la Japan Automobile Manufacturers Association, la produzione nazionale è scesa del 4% rispetto all’anno precedente, proprio per le interruzioni causate dalla crisi dei chip. “Serve una strategia industriale più autonoma”, ha commentato un esperto del settore.

In attesa che la situazione si sblocchi, tra tensioni geopolitiche e mercati incerti, Honda deve ancora una volta rivedere i suoi piani. E mentre i lavoratori aspettano indicazioni più precise sulle prossime settimane, resta alta la tensione in un settore che sta affrontando una crisi senza precedenti nella storia recente dell’industria automobilistica giapponese.