Milano, 18 dicembre 2025 – Il prezzo del petrolio torna a salire questa mattina sui principali mercati delle materie prime. Il WTI segna un +1,07%, mentre il Brent avanza dello 0,79%. Alle 9.30, il WTI con consegna a gennaio si scambia a 56,44 dollari al barile, il Brent con consegna a febbraio si ferma a 60,15 dollari. Dietro a questo movimento, spiegano gli operatori, ci sono le tensioni in Medio Oriente e le attese sulle prossime mosse dell’OPEC+.
Petrolio in rialzo: cosa sta succedendo davvero
Il clima sui mercati petroliferi resta teso da settimane. Gli analisti di Goldman Sachs, in una nota uscita ieri sera, hanno messo in luce come “le incertezze legate alla situazione nel Golfo Persico e le recenti dichiarazioni dei paesi produttori condizionino le aspettative degli investitori”. Dopo un periodo di calma, la domanda di greggio è tornata a crescere, spinta anche dal rilancio dell’industria cinese e dal ritorno ai consumi negli Stati Uniti.
I dati dell’Energy Information Administration americana mostrano una riduzione delle scorte di petrolio negli Stati Uniti di circa 2,5 milioni di barili nell’ultima settimana. Questo calo ha aumentato la pressione sui prezzi. “Il mercato è su un filo, basta poco per farlo oscillare”, commenta Marco Ferri, analista di Banca IMI.
Prezzi in salita: cosa cambia per i consumatori e le imprese
L’aumento del prezzo del petrolio si riflette subito sul costo dei carburanti. A Milano, in alcune stazioni di servizio, la benzina verde questa mattina ha superato i 1,85 euro al litro. Un automobilista in coda in via Lorenteggio alle 8.15 scuoteva la testa: “Quando il petrolio sale, qui si sente subito”. L’Unione Nazionale Consumatori spiega che un aumento di un dollaro al barile può tradursi in un rincaro di circa 1,5 centesimi al litro per benzina e diesel.
Le aziende energivore, dal trasporto su gomma alle industrie chimiche, seguono con attenzione l’andamento dei prezzi. “Ogni centesimo conta”, confida un responsabile della logistica di una grande impresa lombarda. “Stiamo già rivedendo i contratti con i fornitori”.
OPEC+ nel mirino: cosa aspettarsi dalle prossime mosse
Gli occhi restano puntati sull’OPEC+, il cartello dei principali produttori. Secondo indiscrezioni Reuters, nei prossimi giorni potrebbe arrivare una riunione straordinaria per discutere possibili tagli alla produzione. “La volatilità è alta”, ammette un trader londinese. “Ogni parola può spostare gli equilibri”.
Nel frattempo, la domanda globale continua a crescere. L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha rivisto al rialzo le stime per il primo trimestre 2026: si prevede un aumento di circa 1,2 milioni di barili al giorno rispetto all’anno scorso.
Mercati finanziari in movimento e scenari a breve
Sui mercati europei, il rialzo del petrolio ha avuto effetti immediati. A Piazza Affari, i titoli delle grandi compagnie energetiche – come Eni e Saipem – aprono in positivo. Gli investitori puntano su margini più ampi per il settore oil & gas.
Ma restano molte incognite. Il cambio euro-dollaro è instabile e le tensioni geopolitiche potrebbero aumentare nelle prossime settimane. “Siamo in una fase delicata”, osserva un gestore di fondi milanese. “Molto dipenderà dalle scelte politiche e dalla capacità dei paesi produttori di mantenere un equilibrio”.
Per ora il mercato resta all’erta. E i consumatori italiani – tra distributori e supermercati – tengono d’occhio i prezzi, consapevoli che ogni variazione del petrolio può pesare sulla vita di tutti i giorni.
