Roma, 18 dicembre 2025 – Alla Camera è arrivato un disegno di legge che vuole rivoluzionare le regole sui condomini. Con i suoi 17 articoli, punta a trasformare il modo in cui si gestiscono gli stabili in Italia. La proposta, firmata da Elisabetta Gardini e altri nove deputati, mette nel mirino il “condomino-amministratore”, spesso senza una vera preparazione. L’idea è di introdurre regole più rigide e nuove responsabilità per chi amministra la vita condominiale. Il testo, già al centro di confronti tra gli addetti ai lavori, ha diviso le opinioni.
Amministratori di condominio, serve più professionalità
Il punto centrale della riforma riguarda la figura dell’amministratore di condominio. Secondo il disegno di legge, chi vuole ricoprire questo ruolo dovrà avere una laurea e iscriversi a un albo professionale creato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit). L’obiettivo è semplice: garantire più competenza e trasparenza nella gestione degli immobili. Nel testo si legge chiaro: “Non si può più lasciare la gestione di patrimoni immobiliari anche complessi a chi non ha nessuna preparazione”.
Non solo. Nei condomini con più di 20 unità abitative diventerà obbligatoria la presenza di un revisore dei conti, anche lui con requisiti precisi. Il revisore resterà in carica due anni, senza rinnovo automatico. L’amministratore, invece, potrà essere confermato di anno in anno, a meno che l’assemblea non decida diversamente.
Addio contanti, conti trasparenti
La legge cambia anche le regole sui soldi. I pagamenti in contanti saranno vietati. Tutte le operazioni dovranno passare per un conto corrente intestato al condominio, bancario o postale che sia. Questa norma vuole aumentare la tracciabilità e tagliare le dispute, che – secondo i dati del testo – rappresentano il 35% delle cause civili in Italia. E tra queste, crescono le contestazioni sui rendiconti e le difficoltà nella riscossione dei contributi.
Per i debiti condominiali, i creditori potranno agire direttamente sul conto corrente del condominio per recuperare l’intero credito. Solo dopo, e solo per la parte di debito di ciascun condomino, si potrà intervenire sui beni personali.
Sicurezza nelle parti comuni: più controlli e responsabilità
La riforma mette mano anche alla sicurezza delle parti comuni degli edifici. L’articolo 3 stabilisce che tutte le informazioni sulla sicurezza devono essere verificate e certificate da una società specializzata. L’obiettivo è evitare rischi e chiarire chi risponde in caso di incidenti o problemi.
Ma non mancano le critiche. Giuseppe Bica, presidente dell’Anammi (Associazione nazional-europea amministratori d’immobili), mette in guardia: “Aggiungere una seconda figura professionale per gestire le parti comuni e il bilancio significa aumentare i costi per i condòmini, in un momento in cui la morosità è salita almeno del 20%”. Bica parla di “un costo molto pesante” che finirà per gravare sia sui cittadini sia sui professionisti.
Amministratori più forti, ma fino a un certo punto
Altro nodo da sciogliere sono i poteri reali degli amministratori. Spesso, in tema di sicurezza, si trovano coinvolti in procedimenti penali pur non avendo gli strumenti per intervenire. La riforma prova a correggere questa stortura, dando agli amministratori più poteri per agire sulle opere necessarie a mettere a norma gli impianti comuni.
Il dibattito resta acceso. Da un lato, il disegno di legge vuole rendere più professionale la gestione condominiale e ridurre i litigi. Dall’altro, solleva dubbi su costi e burocrazia in più. L’iter parlamentare è ancora aperto, quindi non si escludono modifiche. Nel frattempo, nei cortili e nei pianerottoli d’Italia, si parla già delle nuove regole che potrebbero cambiare la vita di milioni di persone.
